«Amore, Tradimento e Perdono: Quand’è che hai sentito le parole sbagliate?»

«Hai sentito ciò che non dovevi»: quando l’amore attraversa il tradimento e il perdono

Alessandra si era preparata per quel giorno come fosse una festa sacra. Aveva scelto un vestito nuovo, sfornato la torta preferita di Marco — quella con le ciliegie e la granella, che lo faceva sempre sorridere di piacere. Comprò un mazzo di rose crema e partì in anticipo. Oggi, la suocera, Virginia, li aveva invitati a cena. Festa della mamma: tutto doveva essere perfetto.

Marco, come aveva detto, doveva essere a un incontro di lavoro. Perciò, quando Alessandra arrivò davanti al palazzo di cinque piani a Verona e vide la sua auto parcheggiata, un nodo le serrò il petto.

— Strano… — sussurrò.

Decise di fargli una sorpresa. Inserì la chiave, la girò piano. Si tolse le scarpe, entrò scalza nel corridoio, trattenendo il respiro. Dalla cucina provenivano voci. Stava per chiamarli, ma si bloccò. Parlavano di lei. La suocera e Marco.

— Marco, ascoltami… — Virginia parlava con tono deciso. — Questo matrimonio è un errore. Ho taciuto finora, ma non posso più. Lei non è adatta a te. Niente lignaggio, niente dote. Né educazione, né cervello.

— Mamma…

— Che mamma?! Quel suo sorriso falso, sempre con la testa tra le nuvole. Niente stile, niente gusto. Niente sostanza. Scrive cose, come se fosse un lavoro. Chi è? Una poetessa? Pensi di mantenere i figli con le rime?

— Mamma, basta… — la voce di Marco tremava.

— E guarda invece Sofia, la figlia di Eleonora. Educata, istruita, bellissima, ha un appartamento di proprietà, i genitori danarosi. E questa tua… Cosa ti ha dato, oltre a quello sguardo sempre affamato?

Alessandra sentì un gelo dentro. Si appoggiò al muro. Le parole la colpivano come frustate. «Nessuna. Scaltra. Senza futuro».

— È buona… — cercò di difenderla Marco — la amo…

— Amore, amore… Pensa al futuro. Ai figli. La manterrai tutta la vita? Non sa fare niente, neanche vestirsi come si deve.

Alessandra non resistette. Si voltò, uscì in silenzio e, senza guardare indietro, si allontanò. Un vento freddo autunnale le sferzava il viso, le lacrime scendevano da sole. Nella mente risuonavano le parole: «non è adatta… senza stile… incapace…».

Sera. Era seduta in un bar, fissando la tazza di caffè freddo. Chiamò Marco:

— Non verrò. Sono stata a casa tua. Ho sentito tutto.

— C-cosa?! — balbettò lui.

— Tutto. Che non sono adatta a te. Che sono una nullità. Che non merito neanche il tuo cognome.

Pausa.

— Alessandra… Mamma… lei è solo preoccupata…

— Per te o per il suo orgoglio?

Riattaccò. Tornò a casa tardi. Passò in silenzio in camera. Marco cercò di spiegarsi, di giustificare la madre, ma Alessandra non voleva ascoltare.

I giorni seguenti furono freddi — come la strada. Evitava il marito, viveva come in una nebbia. Poi… una mattina, mentre preparava il caffè, sentì un improvviso disgusto. Le girava la testa. Ritardo, strana stanchezza…

Comprò un test. Due linee.

Gravidanza.

Quella che aveva sempre sognato. Ma ora, era un colpo.

— Sono incinta — disse quella sera.

Marco impallidì, poi sorrise:

— Davvero? È un miracolo!

— Sì. Ma non so… se voglio tenerlo. Con tua madre… con le sue parole…

Lui si avvicinò, la abbracciò.

— Non sei sola. Avremo una famiglia. Vera. Mamma non è eterna. Ma il bambino è nostro. Io sono con te.

Il giorno dopo andarono da Virginia.

— Mamma… — iniziò Marco, tenendo la mano di Alessandra. — Avremo un bambino.

La donna si bloccò. Poi, negli occhi, un bagliore: forse lacrime, o forse luce.

— Davvero? Dio mio… Diventerò nonna?!

Si avvicinò ad Alessandra, la abbracciò. Calore, sincero.

— Perdonami, piccola. Ti ho fatto tanto male. Sono stupida, vecchia. Ma è un miracolo. Ci darai un angelo.

In cucina, il bollitore fischiò. Cominciò il trambusto.

Alessandra e Marco si scambiarono un’occhiata. E per la prima volta dopo tanto tempo — sorrisero. Forse, adesso tutto stava per iniziare davvero.

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