**Lamore trasformato in amara delusione senza preavviso**
Non me laspettavo Mi ha messo di fronte al fatto compiuto: come lamore si è trasformato in una cocente disillusione.
Mi chiamo Silvia. Ho ventisette anni. Sono una donna sicura di sé, bella, con un buon lavoro e uno stipendio stabile. Avevo sogni semplici: sposarmi, avere due figli e un giorno guidare la mia macchina, comprata con i soldi guadagnati con fatica. Non cercavo la ricchezza, solo amore e serenità.
Un anno fa, ho conosciuto Luca. Sembrava maturo, affidabile, con un carattere tranquillo e un sorriso dolce. Mi sono innamorata, come si ama una sola volta nella vita. Abbiamo iniziato a frequentarci, e presto mi ha chiesto di andare a vivere con lui, nel suo appartamento a Milano. Non ho esitato.
Ma i miei genitori erano contrari.
« È già stato sposato, Silvia! Se non ha saputo tenere unita la sua famiglia, il problema è lui», mi diceva mia madre, lo sguardo preoccupato.
Mio padre non nascondeva la sua diffidenza. Ma credevo che tutti meritassero una seconda possibilità. E me ne sono andata. Ho preso le mie valigie, i vestiti, i libri, un po di conforto. In quel momento, non sapevo che varcando la soglia del suo appartamento, stavo oltrepassando anche un confine di fiducia.
In cucina, un bambino di circa sette anni era seduto a tavola.
« È mio figlio, Matteo. Vivrà con noi», ha detto Luca con tono indifferente, come se parlasse di un gattino e non di un bambino di cui non ero pronta a diventare la matrigna dal primo giorno.
Sono rimasta senza parole.
« Perché non me lhai detto prima?»
« Che cosa sarebbe cambiato?» ha scrollato le spalle. « Sua madre è andata a vivere con il suo nuovo marito a Napoli, e un bambino ora la disturba. Da soli non ce la faremmo, sei unadulta»
Ho cercato di convincermi che ce lavrei fatta. Ho sempre amato i bambini. Pensavo che avremmo potuto legare, diventare complici. Ma tutto è andato storto.
Matteo si è rivelato irritabile, capriccioso e maleducato. Mi insultava, faceva scenate, gridava che «cucinavo male» e che «puzzavo». Appena Luca si avvicinava a me, diventava geloso e pretendeva la sua attenzione con urla.
Ero esausta. Dopo il lavoro, lavavo i pavimenti, facevo la lavatrice, cucinavo, e in più dovevo occuparmi di un bambino che mi odiava apertamente. Ho provato a fare del mio meglio: aiutarlo con i compiti, giocare insieme, leggergli storie. Mi voltava le spalle o chiamava suo padre. Per lui, esisteva solo suo padre.
Quando mi lamentavo con Luca, sminuiva:
« Ti abituerai, sei unadulta. Sii più decisa. Se non vuoi, ignoralo. È un bambino, che vuoi?»
Stringevo i denti. Ma ogni sera, sentivo il mio coraggio svanire. Non volevo più tornare a casa. Non mi sentivo più amata.
Un giorno, non sono tornata a casa. Sono andata da mia nonna, a Firenze. Ho spento il telefono e sono sparita per ventiquattrore. Quando ho richiamato Luca la mattina dopo, era glaciale. Ho provato a spiegarmi:
« Luca, dobbiamo parlare. Non mi avevi avvertito che avremmo vissuto in tre. Non ero pronta. Non riesco a andare daccordo con Matteo. E tu non mi sostieni»
« Sostenerti? Sei unadulta! Se non riesci a gestire un bambino, è un tuo problema. Hai fallito il test.»
« Quale test?» ho chiesto, sconcertata.
« Il test di resistenza! Sei scappata. Vuol dire che non sei fatta per me. Amavi il mio appartamento e il mio stipendio, non me. Sei egoista!»
« Io, egoista?! È la tua ex moglie che è egoista, per aver abbandonato suo figlio! E tu non me lhai nemmeno detto! Non ero pronta a diventare madre!»
« Vattene», ha tagliato corto. « Prendi le tue cose e sparisci.»
Ho raccolto le mie cose in silenzio. Le lacrime mi strozzavano, ma ho resistito. Ho lasciato il suo appartamento, abbandonando ciò che, fino al giorno prima, sembrava linizio di una nuova vita.
E sapete una cosa? Non rimpiango nulla. Ho capito che non devo dimostrare il mio valore a nessuno, soprattutto non a chi ha voluto fare dellamore un esperimento.
Credo ancora nella famiglia, ma ora so una cosa: non permetterò più a nessuno di cambiare la mia vita di nascosto. Un uomo con un figlio non è una condanna. Ma un uomo che nasconde la verità non è sicuramente fatto per me.