Andata via perché stanca di essere una moglie “scomoda

**Diario di Luca**

— Fiammetta, posso parlarti un attimo? — sospirò Luca, mentre la moglie continuava a correre tra la cucina, il tavolo e il salone, preparando antipasti e primi per i suoi ospiti.

— Certo, Luca, che c’è? — si girò lei, asciugandosi le mani sul grembiule.

— Ecco, ancora con quel “Luca”… Ti ho chiesto mille volte di non storpiare la lingua, suona terribile. E le tue vocali aperte… Sai, qui in città non parliamo così.

— Non ho mai nascosto da dove vengo. Da noi si usa così. C’è chi strascica, chi mangia le parole… E poi, perché “Lucino” dovrebbe essere peggio di “Fiamma”?

— Non capisci. Oggi sarà una cena importante, con colleghi seri. Tu… beh, non sei all’altezza.

Fiammetta si bloccò. Un gelo le attraversò il petto.

— In cosa non sarei all’altezza? Le unghie troppo corte? Troppo semplice per parlare di affari e investimenti? Ma le tue amiche Silvia e Chiara, perfino Elena con Martina, non sono certo imprenditrici. Ridiamo e parliamo dei figli. Qual è il problema?

— Non puoi capire. Loro vengono da famiglie perbene. Tu… — esitò Luca. — Mi metti in imbarazzo.

— In imbarazzo? Quando ti seguivo per ospedali e visite, ti andava bene? Quando tornavamo dalla campagna con la macchina piena di conserve dei miei genitori, ero accettabile? Ma se servono antipasti per i tuoi ospiti, allora non vado più bene? — strappò il grembiule e si diresse verso la camera.

— Fiamma, aspetta, non fare così… — iniziò lui, ma la porta già sbatteva.

Non sapeva che Fiammetta avesse sentito ogni parola. Appena lo sentì uscire, si sedette sul letto, nascondendo il volto tra le mani. Rabbia e dolore le serravano la gola. Quante volte l’avevano avvertita — “ragazza di paese, troppo semplice per un uomo ambizioso come lui”… Eppure, aveva creduto. Nel loro amore. Nella sua gentilezza. E fino ad ora, non le aveva mai dato motivo di dubitare.

Si erano conosciuti all’università. Lei studiava lettere, lui economia. Era timido, impacciato, le compagne lo chiamavano “il secchione” e ridevano di lui. A Fiammetta però dispiaceva — non sopportava chi giudicava senza motivo.

Poi, in biblioteca, si erano incrociati di nuovo. Lui balbettava, nervoso, e lei gli aveva detto: “Fai un respiro e parla piano”. Era iniziato tutto lì. Poi appuntamenti, lunghe chiacchierate, complicità. Lui era fiorito accanto a lei. Due anni dopo, il matrimonio, approvato persino dai parenti più scettici.

E ora, questa?

— Allora, quando nessuno ti voleva, andavo bene. Adesso che sei “qualcuno”, sono diventata un peso? — pensò amaramente, prendendo la valigia.

Chiamò la sorella, spiegò tutto in poche parole. Lei le propose subito di andare da loro. Il marito e i nipoti erano felici di averla.

— Cosa farai? — chiese la sorella.

— Tornerò dai miei. C’è un posto libero nella biblioteca del paese. Prenderò un appartamentino. Le cose le manderò dopo con un corriere. L’importante è andarmene.

Il telefono squillò. Sullo schermo, il nome di Luca.

— Dove sei sparita?! Gli ospiti arrivano tra due ore e qui non c’è né cena né padrona di casa!

— Caro, se sono troppo semplice per sedermi con i tuoi “eletti”, allora anche la cena dovrebbe prepararla qualcuno più raffinato. Fai da te. Me ne vado.

— Fiammetta, sei impazzita?!

— No. Me ne vado dalla TUA vita. Domani chiederò il divorzio.

Chiuse la chiamata e, senza perdere tempo, scrisse un post sui social: poche parole, ma chiare, su come in una sera si possa passare da moglie amata a “vergogna della famiglia”.

Le prime a rispondere furono le mogli e le fidanzate dei suoi amici. Tutte dalla parte di Fiammetta. Poi iniziò il finimondo. Persino gli amici di Luca scrissero: “Non mi aspettavo questo da te”. Lui le mandò un messaggio furioso: “Mi hai fatto litigare con tutti per colpa tua”.

Credeva davvero che le sue parole non avrebbero ferito nessuno? Che quelle mogli, cresciute in paesini come il suo, non si sarebbero riconosciute in quelle “sempliciotte”?

— L’hai fatto apposta? Volevi rovinarmi la vita?

— Te l’hai rovinata da solo, quando hai detto che non ero degna di sedermi accanto a te. Quando hai smesso di rispettarmi. Non mi conoscevi affatto, Luca.

— E chi ti vorrebbe, una come te?

— Allora perché dal giudice hai chiesto tempo per riconciliarci?

Lui non rispose, voltandosi.

— È un peccato che per una stupidaggine hai distrutto la famiglia.

— Se per te l’umiliazione è una stupidaggine, allora sei un tiranno o un idiota. E con gente così non ho niente da spartire.

Fiammetta camminava verso casa della sorella. Suo padre aveva già promesso di aiutarla con l’affitto. Il lavoro lo avrebbe trovato. E l’amore… l’amore lo avrebbe incontrato di nuovo. L’importante era aver capito che gratitudine e rispetto sono altrettanto importanti dell’amore.

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