Andrà tutto bene, caro…

Tutto andrà bene, figlio mio…

“Marco, figlio, sono io, la mamma…” La voce flebile arrivò dall’altro capo del telefono.
Marco si irritò, come sempre, quando sua madre sentiva il bisogno di dichiarare che era lei. Come se non riconoscesse la sua voce. Quante volte le aveva spiegato che il suo nome appariva sullo schermo quando chiamava?

Lei aveva ancora un vecchio telefonino a tasti. Lui le aveva regalato uno moderno, con mille funzioni, ma la madre aveva rifiutato.

“Sono troppo vecchia per queste novità. Regalalo piuttosto… a Teresa. Sua figlia non le fa mai regali del genere. Sarà felice.”

Teresa aveva accolto il telefono con gioia, imparando subito a usarlo. Marco non glielo aveva dato senza motivo: voleva che, se fosse successo qualcosa a sua madre, Teresa lo chiamasse immediatamente. E aveva aggiunto il suo numero alla rubrica.

“Mamma, so che sei tu,” disse Marco, sorridendo. “Tutto bene?”

“Figlio, sono in ospedale.”

Un brivido freddo gli corse lungo la schiena.

“Cosa è successo? Il cuore? La pressione?” chiese in fretta.

“Mi operano domani. L’ernia si è infiammata. Non resisto più al dolore.”

“Perché non mi hai chiamato prima? Mamma, vengo domani, ti porto in città. Qui gli ospedali sono migliori, i chirurghi eccellenti. Ti prego, rinuncia all’operazione!”

“Non preoccuparti, Marco. Ti ricordi di Filippo Rossi? È un bravo dottore…”

“Mamma, ascoltami! Verrò domani mattina,” la interruppe Marco, alzando la voce perché quella di sua madre si faceva sempre più debole. “Rinuncia all’operazione fino ad allora.”

“Stai tranquillo. Tutto andrà bene, figlio mio. Ti voglio bene…”

Dall’altro capo, un tono intermittente segnalò la fine della chiamata.

Marco guardò lo schermo. Sullo sfondo nero, i numeri brillavano: le dieci e mezza di sera. Mai sua madre aveva chiamato così tardi. C’era qualcosa che non andava. Richiamò il numero, ma nessuno rispose. Riprovò più volte, invano.

Si alzò dalla scrivania e guardò fuori dalla finestra. Pioveva da due giorni, con fiocchi di neve mischiati all’acqua. Per raggiungere il paese di sua madre ci volevano normalmente cinque ore, ma con quel tempo sarebbero state sei. Doveva partire subito per arrivare prima dell’operazione. E poi, quelle strade erano sicuramente impraticabili.

Spense il computer e si preparò in fretta. Uscendo, si ricordò di non aver preso il caricabatterie. Tornò indietro, lo afferrò, e poi si fermò davanti allo specchio nell’ingresso. “Se dimentichi qualcosa e torni indietro, guardati allo specchio prima di uscire,” gli aveva insegnato sua madre. Il suo volto nello specchio era stanco, gli occhi ansiosi. “Mamma ha detto che andrà tutto bene, e non mi ha mai mentito,” si disse, prima di chiudere la porta.

In macchina, pensò di chiamare Teresa. Lei e sua madre erano vicine di casa e amiche da una vita. Ma in paese tutti andavano a dormire presto, mentre lui lavorava fino a tardi. Perché Teresa non lo aveva avvertito? L’ansia tornò a stringergli il petto. Il motore si riscaldò, e Marco partì.

Quante volte aveva cercato di convincere sua madre a trasferirsi in città. La sua casa era grande, c’era spazio. Ma lei rifiutava sempre: “Figlio mio, tu sei giovane, io ti darei fastidio. Qui sto bene. Non me ne vado.”

Oh, mamma… perché non hai chiamato prima? Sempre così attenta a non disturbare, a non pesare su nessuno.

Marco ripensò alla loro conversazione. Solo adesso capì cosa lo aveva turbato. La sua voce sembrava strana, ovattata, come se parlasse da dietro un muro. E quelle ultime parole, appena comprensibili. E quel tono colpevole. Forse pensava di averlo svegliato nel cuore della notte.

Quell’ernia la tormentava da anni, soprattutto con il maltempo. Ma sua madre rimandava sempre l’operazione. C’era l’orto da curare, la raccolta da fare, o Teresa che si era ammalata e non voleva lasciarla sola. Sempre una scusa.

E lui? Viveva relativamente vicino, aveva la macchina, ma non trovava mai il tempo per andare a trovarla. Anche lui aveva le sue scuse.

Ricordava sua madre dolce e affettuosa, ma capace anche di sgridarlo quando serviva, e qualche volta di prenderlo a scappellotti. Non se ne offendevE quella notte, mentre la neve cadeva silenziosa sul tetto della casa nel paese dove era cresciuto, Marco capì finalmente che l’amore di una madre non finisce mai, neanche quando la vita si spegne.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

eleven + 11 =

Andrà tutto bene, caro…