Anni fa, all’università, i miei vicini erano tre ragazzi della mia età.

Alcuni anni fa, quando ero all’università, i miei vicini di casa erano tre ragazzi più o meno della mia età. Col tempo diventammo buoni amici. Un giorno, la sorella di uno di loro decise di giocare con la tavola ouija insieme ad alcune amiche, ed è così che invocarono un bambino che, per questa storia, chiameremo Andrea.

Secondo quanto raccontò il bambino, stava andando in cielo, ma sentendosi chiamare, gli parve più interessante restare. Da allora, provarono più volte a convincerlo a continuare il suo viaggio, ma lui si rifiutava sempre. All’inizio sentivamo solo le storie di quelle tre ragazze e delle loro presunte esperienze con Andrea.

Nessun altro aveva visto o sentito nulla, quindi facevamo fatica a crederci. Però, i miei amici avevano un’abitudine strana. Ogni volta che qualcuno li andava a trovare, gli chiedevano di non spaventare l’ospite. Promettevano che, appena se ne fosse andato, avrebbero giocato con lui. Era come un rituale, ripetuto ogni volta che veniva qualcuno.

Un pomeriggio, eravamo noi quattro seduti in salotto a chiacchierare, saranno state le quattro o le cinque, quando una palla iniziò a rotolare lentamente lungo il corridoio, fermandosi davanti ai piedi di uno di loro. Io la vidi, ma feci finta di nulla. Pensai che potesse essere il vento, o almeno così volli credere. Il mio amico raccolse la palla con un sorriso e la rispinse delicatamente verso il corridoio.

Passarono una quindicina di minuti, e la palla tornò a rotolare… di nuovo, finendo ai suoi piedi. Questa volta avevo tenuto d’occhio il corridoio, volevo verificare se non ci fosse…

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

fourteen + eighteen =

Anni fa, all’università, i miei vicini erano tre ragazzi della mia età.