Appartamento Privato: Nessun Parente Incluso

L’appartamento di Giulia — e niente parenti

Giulia stava lavando i piatti quando suonarono alla porta. Sulla soglia, come un fulmine a ciel sereno, c’era la suocera.

— Ciao, Giuli — disse Nella con una falsa dolcezza. — Ho deciso di farvi visita. Sono venuta a trovarti!

Giulia la invitò in cucina, mise l’acqua a bollire e chiamò il marito:

— Luca, è arrivata tua madre!

Dopo pochi minuti, tutta la famiglia era seduta al tavolo. La suocera mescolava lentamente lo zucchero nel tè, fissando la nuora con quello sguardo particolare che Giulia aveva imparato a riconoscere: era il segnale di una manipolazione in arrivo.

— Sai, Lucino — iniziò Nella — Dario ha chiesto a Eleonora di trasferirsi da lui. Figurati, ancora prima del matrimonio!

— Poveraccio — rise Luca. — La nostra Eleonora gli farà vedere chi comanda. Di certo non avrà pace!

— Non è vero! — ribatté la suocera con orgoglio. — Eleonora è diversa. È modesta, intelligente, non come certe altre…

Giulia colse quello sguardo. Come sempre, la freccia era diretta a lei. Ma fece finta di non aver notato nulla.

— Sai cos’altro ha fatto Dario? — annunciò trionfante la suocera. — Le regalerà un appartamento! Ti rendi conto? Per il matrimonio! Un vero uomo!

Luca fece una smorfia.

— Vedremo cosa le regalerà davvero. Finché non vedo i documenti, non ci credo.

— Ecco cosa significa fare la scelta giusta! — continuò Nella. — Tu, invece, hai una moglie con l’appartamento, ma non sei nemmeno tra i proprietari.

Giulia uscì dalla stanza. Il cuore le si strinse. Era sempre la stessa storia: “registra metà a lui”, “dov’è la giustizia”, “siamo una famiglia”. Erano sposati da un anno, e da allora Nella cercava di strappare anche solo un pezzetto della casa di sua figlia.

Anche Luca aveva iniziato a fare pressioni: diceva che lo prendevano in giro perché era un uomo senza casa. Lui aveva comprato la macchina, pagato i mobili, fatto la ristrutturazione — eppure tutto era sempre “di Giulia”.

— Nessuno ti ha ingannato, Luca — rispondeva lei. — Non ti sei sposato con un appartamento, ma con me. O no?

Lui taceva. Fino alla prossima visita di sua madre.

Quando arrivò la zia autoritaria di Luca, lui iniziò a raccontare bugie.

— Sì, abbiamo comprato casa. Principalmente con i miei soldi — dichiarò sicuro.

Giulia quasi si strozzò con il tè. Le menzogne scorrevano come un fiume. Ma tacque. Non per lui, per se stessa.

Poi arrivò l’amico Sandro. E Luca ripeté la stessa commedia:

— Vieni pure, qui sei a casa tua. L’appartamento è mio e di Giulia!

— Bravo! — esclamò l’amico. — Ti sei sposato e hai pure la casa. E poi hai una macchina fantastica!

Giulia lo guardava senza credere ai propri occhi. Dov’era finito quel ragazzo semplice e gentile con cui era uscita?

Fece le valigie e andò dai suoi genitori.

— Mamma, non ce la faccio più. Mi sento una finanziatrice, non una moglie. Si è sposato solo per l’appartamento…

— Pensa bene, tesoro. Ma la casa? A nessuno, capito? Nemmeno un centimetro!

Giulia tornò. E poco dopo, la suocera si presentò di nuovo. Senza preavviso, disperata, con le lacrime agli occhi.

— Luca, disgrazia! Dario ha lasciato Eleonora. Non ci sarà più matrimonio. E lei ha chiesto prestiti: macchina, vestiti, telefono…

— E noi che c’entriamo? — si confuse Luca.

— Dobbiamo aiutarla. Fai sì che Giulia registri metà casa a te. La ipotechi, paghiamo il debito. Poi restituiamo tutto!

Giulia rimase senza parole. Ma si riprese subito.

— Mai! Questa casa è un regalo dei miei genitori. E non ne avrete nemmeno l’uno per cento!

— Senza cuore! — urlò Nella.

Giulia si ritirò in camera, ma sentì la suocera e il figlio sussurrare fuori dalla porta.

— Ho fatto tutto, figliolo. Ma lei non ci sta…

— Proverò a trovare un altro modo — disse Luca cupo.

Giulia spalancò la porta:

— Provateci! Inventate pure un’altra scusa! Ma sappiate che questa casa non la avrete. Nemmeno un angolo. Se volete vivere delle vostre cose, lavorate come tutti gli altri!

Il giorno dopo, Luca se ne andò a vivere con sua madre.

Giulia chiese il divorzio. Aveva capito tardi, ma meglio tardi che consegnare loro tutto. Perché l’avidità degli altri non ha limiti. Ma la dignità? Quella è una sola.

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