L’appartamento di Giulia — e nessun parente
Giulia stava lavando i piatti quando suonarono alla porta. Sulla soglia, come un fulmine a ciel sereno, si presentò la suocera.
— Ciao, Giuliina — disse Nelli con una dolcezza affettata. — Ho deciso di farvi visita. Sono venuta a trovarvi!
Giulia la invitò in cucina, mise a bollire l’acqua e chiamò il marito:
— Vito, è arrivata tua madre!
Pochi minuti dopo, tutta la famiglia era seduta a tavola. La suocera mescolava lentamente lo zucchero nel tè, lanciando occhiate stranite alla nuora, quel particolare sguardo che Giulia aveva imparato a riconoscere come il preludio di una manipolazione.
— Sai, Vitino — cominciò Nelli — Dario ha chiesto ad Elenina di trasferirsi da lui prima del matrimonio! Lo immagini?
— Be’, è finito — sorrise amaro Vito. — Elenina lo farà impazzire. Di sicuro non avrà pace!
— Hai torto! — ribatté orgogliosa la suocera. — Elenina è diversa. È modesta, intelligente, non come certe altre…
Giulia colse quello sguardo. La freccia, come sempre, era diretta a lei. E ancora una volta fece finta di non aver notato.
— Sai cos’altro ha fatto Dario? — annunciò trionfante la suocera, alzando un dito. — Le regalerà un appartamento! Te lo immagini? Per il matrimonio! Un vero uomo!
Vito fece una smorfia.
— Vedremo cosa le regalerà davvero. Finché non vedo i documenti, non ci credo.
— Ecco cosa significa fare la scelta giusta! — continuò Nelli senza sosta. — E tu, invece, hai una moglie con la casa, ma non sei neanche tra i proprietari!
Giulia uscì dalla stanza. Il cuore le si strinse. Eccola di nuovo, la solita canzone: “registra metà”, “dov’è la giustizia”, “siamo una famiglia”. Era un anno che erano sposati, e in tutto quel tempo Nelli aveva cercato di strappare anche solo un pezzo dell’appartamento.
Anche Vito aveva iniziato a farsi sentire: diceva che lo prendevano in giro, un uomo senza casa. Lui aveva comprato la macchina, fatto i lavori, comprato i mobili — ma tutto era “di altri”.
— Nessuno ti ha ingannato, Vito — rispondeva Giulia. — Tu hai sposato me, non l’appartamento. O no?
Lui taceva. Fino alla prossima visita della madre.
Quando arrivò la zia autoritaria di Vito, lui iniziò a raccontare storie.
— Sì, abbiamo comprato l’appartamento. Con i miei soldi, soprattutto — dichiarò sicuro.
Giulia quasi si strozzò col tè. Una bugia sfacciata. Restò in silenzio. Non per lui, ma per se stessa.
Poi venne l’amico Sandro, e Vito si vantò di nuovo:
— Entra pure, sei a casa tua. L’appartamento è mio e di Giulia!
— Bravo! — esclamò l’amico ammirato. — Ti sei sposato, hai comprato casa. E la macchina è fantastica!
Giulia lo guardava senza credere ai suoi occhi. Dov’era finito quel ragazzo gentile e semplice con cui era uscita?
Raccolse le sue cose e tornò dai genitori.
— Mamma, non ce la faccio più. Mi sento un investimento, non una moglie. Lui mi ha sposata solo per l’appartamento…
— Pensa, cara. Ma la casa a nessuno, capisci? Neanche un centimetro!
Giulia tornò. E presto la suocera bussò di nuovo. Senza avvisare, scarmigliata, gli occhi pieni di lacrime.
— Vito, disastro! Elenina è stata lasciata da Dario. Niente matrimonio. E lei ha fatto debiti: macchina, vestiti, telefono…
— E noi cosa c’entriamo? — si confuse Vito.
— Dobbiamo aiutarla. Fai in modo che Giulia metta metà dell’appartamento a tuo nome. Lo ipotechi, paghiamo i debiti. Poi restituiamo tutto!
Giulia rimase senza parole. Ma si riprese in fretta.
— Mai! Questo appartamento è un regalo dei miei genitori. Non conterete su neanche l’uno per cento!
— Senza cuore! — urlò Nelli.
Giulia si ritirò in camera, ma sentì la madre e il figlio sussurrare vicino alla porta.
— Ho fatto tutto, figliolo. Ma lei non cede…
— Proverò ancora — disse cupo Vito.
Giulia spalancò la porta:
— Provate pure! Provate ancora! Ma sappiate che la casa non la avrete. Neanche un angolo. Se volete vivere del vostro, lavorate, come tutti!
Il giorno dopo, Vito se ne andò a vivere con la madre.
Giulia chiese il divorzio. Capì tardi, ma meglio tardi che regalare tutto a loro. Perché l’avidità degli altri non ha limiti. Ma la dignità ne ha uno solo.