Arrivo Improvviso: Un Sorriso Nascosto tra le Sorpresi e le Incertezze

I visitatori arrivarono all’improvviso, e Antonietta fece una smorfia. Era felice di rivedere suo figlio, ma quella *libellula* che gli svolazzava attorno… e lui, quel sempliciotto, con quel sorriso ebete, che schifo.

“Mamma, ciao, siamo venuti io e Ludovica a farti visita.”
“Ah, sì, vedo,” disse Antonietta abbracciando il figlio e sorridendo a denti stretti.

“Mammetta… abbiamo una bella notizia!”
“Quale sarebbe?”
“Abbiamo depositato i documenti, taaac!”
“Oh, ma così presto?”

“Presto? Mamma, ma come? Stiamo insieme da un anno, abbiamo deciso di sposarci.”
“Be’, ormai è fatta, accomodatevi, io però devo scappare a fare la spesa.” Antonietta aveva bisogno di prendere fiato, di stare un po’ da sola. Com’era possibile che il suo Michele, il suo orsacchiotto, fosse cresciuto, se n’era andato a Milano, viveva la sua vita, lavorava, e ora si sposava…

“Mammà, che spesa, abbiamo portato tutto noi, un sacco di roba!”

Antonietta si lasciò cadere su una sedia, le braccia molli. Le veniva da piangere, di buttarsi sul letto come faceva da bambina, rannicchiarsi e singhiozzare. Quella *libellula*—così chiamava la fidanzata di suo figlio—non le piaceva proprio, per quanto ci provasse. Una svampita qualunque! A Michele sarebbe servita una ragazza tranquilla, del posto.

C’era Angelica Rossi, per esempio, che brava ragazza! Seria, pratica, si era diplomata in ragioneria, lavorava, andava in biblioteca… erano pure seduti insieme a scuola, perché non sposare lei? Potevano vivere a Milano e tornare ogni tanto, portare i nipotini. I Rossi sono gente per bene, laboriosa, imparentarsi con loro sarebbe stato un onore.

E lui, che aveva combinato? S’era trovato questa *zingarellina* di città e se la portava in giro come un trofeo, che schifo… la libellula l’aveva stregato.

I giovani tirarono fuori la spesa: prosciutti, salumi, affettati, chissà cosa avevano comprato! Frutta di ogni tipo… oooh, bisognava fare posto in frigo, mettere tutto via per l’occasione speciale.

Doveva preparare qualcosa per domani, invitare parenti e vicini, ormai che c’era… anche se magari il matrimonio non ci sarebbe stato, ma così voleva la tradizione. Dov’era finito Enrico? Era già ora di pranzo, aveva mangiato in quella trattoria di periferia? Che gli piacesse così tanto… beh, intanto lei doveva mettersi a cucinare.

“Maaaa, andiamo un po’ al lago!”
“Che devo dirvi? Andate pure…”

Al lago, proprio adesso! Se fosse venuto da solo, avrebbe potuto dare una mano nell’orto, aiutare il padre. Ma con questa *principessina*, doveva pure fare il bagno!

Antonietta si diede da fare tutto il giorno come una dannata, chiamò la gente per domani, organizzò tutto. Era stremata, si stese per qualche minuto… e quando riaprì gli occhi, santiddio, ma che succedeva?

“Ma che fate?!”
“Mamma, volevamo preparare la cena, darti una mano mentre riposavi.”
“La cena? E perché avete tirato fuori le stoviglie buone? Le ciotole sono nell’armadio, i bicchieri, i cucchiai… Enrico, tu, che stai zitto?”
“Io? Hanno fatto bene! Quella roba lì sta lì a prendere polvere!”

“Ma siete impazziti?! Oh, madonna santa, anche i bicchierini di cristallo e le coppette… ma che sta succedendo!”
“Mamma, ma di che parli? Stiamo apparecchiando per una cena di famiglia, e tu piangi per delle coppette e dei bicchieri?”

Antonietta alzò le mani in segno di resa e se ne andò in camera sua, ma non prima di aver visto, con la coda dell’occhio, quella *libellula* che affettava i salumi fini che avevano portato.

Ecco, li aveva tenuti da parte per l’occasione speciale… pensò tristemente Antonietta, sospirando mentre entrava in camera senza un perché.

“Mamma, vieni a tavola, mettiti qualcosa di carino!” la chiamò il figlio.

Quando uscì, santo cielo, avevano anche steso la tovaglia nuova! Oooh, i calici di cristallo… oooh, no, no, ma come! Il servizio buono che stava lì da anni, che lei curava con tremore… e loro lo avevano tirato fuori! E Enrico, Enrico, guardalo lì, tutto elegante, la camicia buona addosso—quella che aveva messo tre volte in vita sua—i pantaloni nuovi… ma era impazzito del tutto?

“Anto’, su, dai, vestiti, è una festa, tuo figlio e tua *figlia* sono venuti a trovarci!”
“Con… con che figlia,” borbottò tra i denti, “ma sei fuori di testa?”

“Mamma, ma che fai?” Michele le prese le mani, ma lei le strappò via, scattò e iniziò a urlare che quella era casa sua e che lì comandava lei.

Strillò per le stoviglie usate senza permesso, per i salumi che i ragazzi avevano portato in regalo e che lei voleva tenere per l’occasione speciale…

“Basta!” Enrico sbatté un pugno sul tavolo. “Ma che ti prende, donna?” Poi si batté la mano sulla gola. “Ecco dov’è il tuo ‘caso speciale’, ci credi o no?!”

“Ma che diavolo, alla fine! Viviamo come barboni, mangiamo in piatti di plastica, beviamo in bicchieri sbeccati, e intanto abbiamo tre servizi buoni, tre! Che se ne stanno lì a far niente!”

“Noi, Anto’, siamo una famiglia, e Michele è nostro figlio, capito? Ha tutto il diritto di usare quello che vuole! Su, Michele, stendiamo quel tappeto che sta arrotolato da chissà quant’anni. Ormai le tarme l’avranno mangiato!”

“E tu, subito, vai a metterti quel vestito nuovo, l’armadio è pieno zeppo e te ne vai in giro come una stracciona!”

Antonietta rimase immobile, sbattendo le palpebre, poi improvvisamente si voltò e… indossò il vestito più bello che aveva, gli orecchini d’oro, le scarpe col tacco, le calze di seta.

Arrivò la zia Lucia, venuta a curiosare. “Ma che miracolo è questo? Anto’ tutta agghindata come una sposa, Enrico in gran tenuta… Michele con quella ragazzina! Ma è morto qualcuno?”

“Ma che dici, santa pazienza! Siediti, siediti, Michele è qui con la…—” stava per dire *libellula*, ma si fermò in tempo— “con la nostra futura nuora. Su, accomodati, bevi qualcosa!”

“Anto’…” la vecchia la squadrò sospettosa. “Ma non mi prendi in giro? Nessuno è morto? Tua madre è venuta solo una volta stamattina…”

“Ma smettila, zia Lucia, su, siediti! Bevi qualcosa, mangia, questo è salame, l’hanno portato i ragazzi!”

“Ma guarda te… Io mica son vestita a festa, eh, vado in giro normale!”

“Domani vieni vestita bene,” disse Enrico. “Domani facciamo festa!”

“Domani?! E oggi che si festeggia?”

“Oggi è una semplice cena, zia.”

“Ma guarda un po’… cenano come i signori!”

Dopo un po’, la vecchia seE mentre la luna illuminava il cortile, Antonietta finalmente sorrise, guardando i bicchieri di cristallo brillare tra le risate dei suoi cari, e capì che l’occasione speciale era proprio quella, quella sera, vissuta senza rimandare più nulla a domani.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

twenty + 15 =

Arrivo Improvviso: Un Sorriso Nascosto tra le Sorpresi e le Incertezze