Ascoltami bene, continuò il convivente. O tua figlia mi dà la macchina, o se ne vada! Non vivrò in una casa dove non mi rispettano! E dove dovrebbe andare? Non è un tuo problema! È adulta ormai. È ora che diventi indipendente…
Silvia era in piedi nel corridoio della casa dei genitori e ascoltava sua madre, che le spiegava attraverso la porta del bagno perché doveva cedere la sua auto.
Silvia, pensaci con la tua testa! Andrea va al lavoro ogni giorno. Tu sei una studentessa. Non puoi prendere lautobus?
La ragazza si appoggiò al muro e chiuse gli occhi. La macchina glielaveva regalata il nonno per il suo ventesimo compleanno. Vecchia, ma sua. La prima della sua vita. Il nonno le aveva detto: «Perché non dipenda da nessuno. Perché decida tu dove andare.»
Mamma, la macchina è intestata a me, rispose Silvia con calma.
E allora? Siamo una famiglia! la voce della madre si fece più acuta. Andrea per te è come un padre. Ti ricordi quando ti aiutava con la matematica in terza liceo?
Silvia ricordava. Ricordava come la sgridava per ogni errore, come lanciava il libro sul tavolo quando non capiva al primo tentativo.
Stupida come un tappo! Tutta tua madre! le diceva allora.
Dal bagno arrivò il rumore del phon la madre chiaramente si stava preparando per uscire. Tra cinque minuti sarebbe uscita, e la conversazione sarebbe continuata. Silvia non lo voleva.
Ci penserò, mentì, e tornò in camera sua.
Ma in realtà non cera molto da pensare. Lauto non lavrebbe ceduta. Il problema era: cosa fare dopo?
Silvia studiava allultimo anno di università, faceva ripetizioni di inglese per arrotondare. I soldi erano pochi, ma bastavano per vivere.
Se si escludeva che questa “vita” si svolgeva in una casa dove ogni suo passo veniva commentato e criticato.
Andrea era entrato nella loro famiglia quando Silvia aveva undici anni. La madre laveva conosciuto al lavoro. Alto, con la barba, parlava con sicurezza e senza sosta.
Alla madre piaceva. Suo padre era completamente diverso tranquillo, riflessivo. Dopo il divorzio si era trasferito a Roma, telefonava raramente.
Allinizio Andrea ci aveva provato. Portava caramelle, si interessava alla scuola, laveva persino portata al cinema un paio di volte. Silvia aveva pensato: «Forse non è male.» Ma non era durato.
Appena Andrea si era sistemato definitivamente in casa, tutto era cambiato. Aveva iniziato a comandare. Non chiedere, non proporre comandare. Come se Silvia non