Aspetto silenzio, ricevo caos

Aspettavo il silenzio, e invece arrivò il caos.

— Fiorella, ti avevo chiesto di fare una cosa semplice: solo noi, la famiglia! — Clara si voltò verso la figlia, stringendo un cucchiaio di legno. Cercava di rimanere calma, ma la voce le tremava di fastidio.

Fiorella, seduta al tavolo della cucina, scrollava il telefono senza alzare lo sguardo. I suoi capelli neri erano raccolti in una crocchia disordinata, e il volto tradiva un’espressione stizzita.

— Mamma, ma perché ricominci? — sbuffò, senza distogliere gli occhi dallo schermo. — È il tuo compleanno! Cinquanta anni, un traguardo! Non possiamo bere solo un tè e poi andarcene. Ho già invitato tutti.

— Chi… tutti? — Clara si bloccò, il cucchiaio le oscillò nella mano. — Fiore, ti avevo detto: tu, Matteo, i bambini. Forse zia Lina. Chi altro?

Fiorella finalmente alzò lo sguardo, strizzando gli occhi.

— Tutti, mamma! Zia Lina e zio Paolo, il loro figlio con la moglie, nonna Adele, le mie amiche con i mariti, un paio di vicini. Ah, e anche i tuoi vecchi colleghi della scuola. Si sono proposti quando l’hanno saputo.

Clara sentì il sangue pulsarle alle tempie. Appoggiò lentamente il cucchiaio sul tavolo e si asciugò le mani sul grembiule.

— Fiorella, fai sul serio? Per sei mesi ho chiesto un solo giorno di pace! Uno! E tu mi organizzi un matrimonio?

— Mamma, non esagerare — Fiorella si alzò, sistemandosi i jeans. — La gente vuole festeggiarti. Li cacci via? Rilassati, penso io a tutto. Tu prepara solo la torta, ok? Quella al cioccolato, la tua specialità. Io mi occupo del resto.

Clara aprì la bocca per replicare, ma Fiorella era già uscita dalla cucina, lanciando:

— E non brontolare, dai. È la tua festa!

La porta sbatté, lasciando Clara sola. Guardò la pentola con il brodo bollente, la pila di piatti sporchi nel lavandino, e sentì tutto stringersi dentro di lei. Cinquanta anni. Aveva sognato una serata tranquilla: una cena intima con la figlia, il genero, i nipotini, una coperta morbida, le vecchie fotografie. Invece, eccola lì: una folla, rumore, confusione. E, come sempre, tutto il lavoro sulle sue spalle.

***

Clara amava la sua casa. Un piccolo bilocale in un palazzo antico era la sua roccaforte. Qui aveva cresciuto Fiorella, qui aveva superato il divorzio, qui aveva imparato a essere forte. La cucina era il suo orgoglio: tendine bianche, un tavolo di legno, una mensola con tazze di porcellana raccolte negli anni. Ogni compleanno preparava una torta – la sua speciale, al cioccolato e panna. Era una tradizione, un piccolo rituale. Ma quest’anno tutto era andato storto.

Fiorella aveva annunciato il “grande giubileo” due settimane prima. Clara aveva provato a dissuaderla, ma la figlia era irremovibile. «Mamma, te lo meriti! Basta nasconderti!» ripeteva. Clara, come sempre, aveva ceduto. Non sapeva discutere con Fiorella – una figlia che aveva ereditato la sua testardaggine, ma non la sua pazienza. E adesso, il giorno prima del compleanno, era lì, ai fornelli, a preparare cibo per una folla che non aveva nemmeno invitato.

A sera, l’appartamento era diventato un magazzino. Fiorella aveva portato casse di vino, sacchetti di stuzzichini e un enorme mazzo di fiori che occupava metà cucina. Clara, impastando la torta, cercava di non pensare a come sistemare tutto nel suo spazio piccolo.

— Mamma, dove sei? — gridò Fiorella, entrando in cucina con due amiche. — Oh, che profumo! È la torta?

— Sì — borbottò Clara, senza voltarsi. — Ma non toccatela, non è pronta.

Le amiche di Fiorella – Giulia e Simona – ridacchiarono, sedendosi al tavolo. Giulia, con il rossetto rosso acceso, allungò la mano verso la ciotola della panna.

— Clara, posso assaggiare? Adoro la tua panna!

— Meglio di no — si voltò Clara, cercando di sorridere. — Non ho finito.

— Dai, su — Giulia prese un cucchiaio e lo leccò. — Dio, che buona! Fiore, tua madre è un genio!

Clara serrò le labbra, ma tacque. Fiorella, ignara della tensione, chiacchierava con le amiche mentre queste mangiavano la panna direttamente dalla ciotola. Quando se ne andarono, Clara guardò la ciotola vuota e sentì gli occhi bruciarle. Respirò profondamente e ricominciò a preparare un’altra porzione.

***

La mattina del compleanno iniziò con il caos. Clara si svegliò alle sei per finire la torta e preparare le insalate. Alle nove, l’appartamento ruggiva: Fiorella correva con le decorazioni, appendendo palloncini e festoni, mentre suo marito Matteo cercava di montare un tavolo pieghevole in salotto.

— Cla, dove hai la tovaglia? — gridò Matteo, rovistando nell’armadio.

— In camera, nel cassetto — rispose Clara, affettando i cetrioli. — Ma fai attenzione, è quella antica, di nonna.

— Sì, capito — borbottò Matteo, e un minuto dopo si udì uno strappo. Clara corse in salotto e si bloccò: Matteo teneva in mano la tovaglia, strappata a metà.

— Scusa, Cla — sorrise colpevole. — Si è impigliata su un chiodo.

Clara strinse i pugni, ma annuì.

— Niente. Prendine un’altra, nell’armadio.

Tornò in cucina, sentendo ribollire la rabbia. Non era una tovaglia qualunque – l’aveva ricamata sua madre, era un ricordo. Ma Clara ingoiò il rancore. Era il suo giorno, e non voleva litigi.

A mezzogiorno iniziarono ad arrivare gli ospiti. Zia Lina e zio Paolo portarono un’enorme torta, che prese subito posto accanto alla sua. Nonna Adele, brontolando, pretese uno sgabello con un cuscino. Le ex colleghe della scuola – tre donne dalla voce squillante – cominciarono a ricordare i vecchi tempi, senza lasciare spazio a Clara. E i bambini – i nipotini e i cugini – correvano per la casa, rovesciando tutto.

— Clara, dov’è il bollitore? — gridò zia Lina, entrando in cucina. — E i biscotti? Ho fame!

— I biscotti sono nel forno — rispose Clara, asciugandosi la fronte. — Il bollitore è sul fornello.

— Oh, questa è la tua torta? — zia Lina indicò la sua creazione al cioccolato. — Carina, ma la nostra è meglio. L’abbiamo presa in pasticceria, con la pasta di zucchero!

Clara serrò i denti, ma sorrise.

— Anche la vostra è bella. Adesso servo tutto.

La cucina divenne un viavai. Gli ospiti entravano, prendevano piatti, chiedevano posate, volevano il bis. Clara correva tra i fornelli e il tavolo, mentre Fiorella intratteneva tutti in salotto, accettando complimenti per la “festa magnifica”. Clara la sentì dire: «Sì, ho organizzato tutto! La mamma deve riposarsi!» e sentì un nodo allo stomaco.

***Il giorno dopo, mentre il sole filtrava dalle tende, Clara sorrise e pensò che, forse, il prossimo compleanno lo avrebbe passato in una locanda tranquilla, lontana da torte e feste.

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