Il mio nipote aveva appena compiuto dieci anni, una data importante. Avevo scelto con cura il regalo perfetto per l’occasione: un grande kit di costruzioni che sognava da tempo. Quel giorno, indossai il mio vestito migliore e mi diressi verso casa loro. Premetti il campanello e, dopo un attimo, sentii passi veloci avvicinarsi.
«Entra in cucina, mamma,» disse mia figlia aprondomi la porta. La sua voce era calda, ma velata di stanchezza, come se avesse passato la giornata a preparare la festa. «Ricordi come si chiama il festeggiato?»
Sorrisi oltrepassando la soglia. Certo che ricordavo: il mio nipotino si chiamava Matteo. Ma invece di rispondere, annuii semplicemente, stringendo tra le mani il pacco colorato. In cucina, il tavolo era già apparecchiato: piatti vivaci, tovaglioli con personaggi dei cartoni e una torta con dieci candeline che aspettava il momento giusto. Matteo, seduto in fondo, brillava di felicità. I suoi amici, vivaci coetanei, parlavano tutti insieme, sovrapponendosi.
«Nonna, sei tu?» esclamò Matteo vedendomi. Mi corse incontro abbracciandomi, poi i suoi occhi si posarono curiosi sulla scatola che stringevo. «È per me?»
«Certo, tesoro,» risposi porgendogliela. «Apri, non farti aspettare!»
Con un gesto rapido, strappò la carta e i suoi occhi si illuminarono alla vista delle costruzioni. Subito i bambini lo circondarono, esaminando la scatola e proponendo idee su cosa costruire. Guardavo quel trambusto e sentivo il cuore riempirsi di calore. Nulla è più bello della gioia di un bambino, specialmente nel giorno del suo compleanno.
Mia figlia, che nella mia mente chiamavo Lucia, si avvicinò e sussurrò:
«Grazie, mamma. Sai sempre come renderlo felice.»
Scrollai le spalle come se fosse la cosa più naturale, ma in realtà ci avevo pensato a lungo. Dieci anni non sono più un compleanno da bambino piccolo, è l’età in cui si comincia a sentirsi quasi grandi. Volevo che il regalo non fosse solo un gioco, ma qualcosa che rimanesse nella memoria.
La festa proseguì tra risate e giochi, finché non arrivò il momento delle candeline. Matteo chiuse gli occhi per esprimere un desiderio, inspirò profondamente e con un solo soffio le spense tutte. Gli ospiti applaudirono mentre Lucia tagliava la torta, distribuendone una fetta a ognuno. Io mi sedetti in disparte, osservando quel caos allegro e riflettendo su quanto il tempo voli. Sembrava ieri che Matteo era un bebé, e ora eccolo lì, con i suoi interessi e i suoi sogni.
Finita la torta, mentre i bambini correvano a giocare, Lucia si sedette accanto a me. Parlando della vita che cambia e dei figli che crescono troppo in fretta, mi raccontò che Matteo si era appassionato alla robotica e si era iscritto a un corso dove insegnavano a costruire modelli. Ascoltavo, felice che il mio regalo fosse stato così azzeccato.
«Sai, mamma,» disse Lucia, «aspettava questo giorno con impazienza. E la tua visita è stata la cosa più bella.»
Sorrisi, ma dentro pensai che ero io a dover ringraziare loro per questi momenti. Essere nonna è una felicità unica: non si ha più tutta la responsabilità dei genitori, ma si può donare amore, sostegno e, naturalmente, un po’ di vizio.
Verso sera, mentre gli ospiti se ne andavano, Matteo mi raggiunse con un modellino già assemblato—una navicella spaziale. Me la mostrò orgoglioso, spiegando come avrebbe costruito un’intera galassia. Lo ascoltavo ammirata, certa che questo compleanno sarebbe rimasto nei nostri ricordi a lungo.
Tornando a casa, mi sentivo leggera e contenta. Dieci anni sono solo l’inizio. Davanti a Matteo c’è ancora un mondo da scoprire, e io spero di essere lì a vederlo crescere, diventando chi sogna di essere. Per ora, sono felice di avergli regalato un po’ di magia in questo giorno speciale.