Battito del cuore

**Il Battito del Cuore**

“Valerio Vincenzo, non c’è bisogno che vada di persona alla nostra filiale. Lascia che Claudia porti i documenti,” disse il direttore con aria seccata.

“Mi scusi, ma vorrei andarci io. È la mia città natale. È da tanto che non ci torno.”

“Ti aspettano i tuoi genitori?” chiese il direttore, ammorbidendosi.

“No. Ho portato mia madre qui con me, ma…”

“Capisco,” lo interruppe il direttore. “La terra natia è sacra. Va bene, vai pure. Ma domani abbiamo un giorno importante, riuscirai a tornare in tempo?”

“Non si preoccupi,” promise Valerio. “Grazie.”
Il direttore fece un gesto con la mano, segno che la conversazione era finita.

Valerio entrò nel suo ufficio, sistemò le carte sul tavolo, spense il computer, prese la cartella con i documenti e uscì, chiudendo a chiave la porta. Lasciò le chiavi al guardiano al piano terra.

Non passò da casa. Chiamò sua madre dall’auto, le chiese come stava e la avvertì che quella sera non sarebbe passato a trovarla, aveva un incontro importante. Non le disse che stava tornando nella sua città natale. Si sarebbe agitata, e il suo cuore era fragile.

“Basta, mamma, devo andare. Se succede qualcosa, chiamami subito.” Valerio riagganciò e accese il motore.

All’uscita dalla città, fermò alla stazione di servizio per fare il pieno, comprò un caffè e due panini per non doversi più fermare. Doveva consegnare i documenti prima della fine della giornata lavorativa. Poteva sempre chiamare per avvisare i partner di aspettarlo in ufficio.

Non aveva intenzione di incontrare vecchi amici. Tutti se n’erano andati. Voleva solo tornare nella città della sua infanzia. Accese la radio, e l’abitacolo si riempì della melodia di un recente successo. Bevve un sorso di caffè caldo.

***

Dopo la morte del padre, la salute di sua madre peggiorò. Durante una visita, le trovarono problemi cardiaci. Valerio le propose di trasferirsi con lui nel capoluogo. Le cure erano migliori in una grande città. Ma lei rifiutò categoricamente. Era un uomo adulto, doveva costruirsi una vita, e lei non voleva intralci. Ma le sue condizioni peggiorarono.

Valerio la convinse a vendere la casa, aggiunse dei soldi e le comprò un piccolo appartamento vicino al suo. Da allora, non era più tornato nella sua città, anche se ci pensava spesso.

Come poteva dimenticare il primo amore? Forse lei non viveva più lì, ma la città era ancora là, con la sua strada, la casa sotto la cui finestra era rimasto in piedi, soffrendo per un amore non corrispondito. Ancora oggi, al ricordo di Isabella, il suo cuore accelerava. Non aveva mai provato niente del genere con nessun’altra. Era come se avesse lasciato il suo cuore in quella città per sempre.

Su Isabella, la sua timida compagna di classe, così diversa dalle altre, non aveva mai fatto caso fino all’ultimo anno. Dopo l’estate, era tornata trasformata, più bella, diversa. E Valerio, per la prima volta, sentì il cuore battergli forte nel petto.

Da quel momento, non pensò che a lei. Aspettò con ansia il Capodanno, perché a scuola ci sarebbe stata una festa, e lui l’avrebbe invitata a ballare e le avrebbe confessato il suo amore. Finalmente, nell’ultimo giorno prima delle vacanze, la scuola addobbò un enorme albero. Il pomeriggio fu dedicato ai più piccoli, ma la sera gli studenti più grandi riempirono l’aula magna. Dopo il tradizionale spettacolo, iniziarono i balli. Valerio lasciò passare la prima canzone lenta, troppo timido per avvicinarsi.

La serata stava finendo, e dagli altoparlanti uscivano solo ritmi stranieri. Le possibilità di ballare con Isabella svanivano. Valerio si morse le labbra, nervoso. Poi, finalmente, una melodia lenta. La pista si svuotò.

Valerio respirò a fondo. Ora o mai più. Si lanciò verso di lei, per battere sul tempo eventuali rivali.

Il cuore gli martellava così forte che gli si annebbiarono gli occhi. Gli sembrò quasi di svenire dall’emozione. Non riusciva a parlare. Con il fiato corto, le tese una mano, guardandola con disperazione.

Lei si scambiò un’occhiata con le amiche e, inaspettatamente, gli sorrise. Nel mezzo della sala, sotto gli sguardi di tutti, Valerio la prese goffamente per la vita. Lei appoggiò le mani sulle sue spalle, e iniziarono a dondolare sul posto, muovendo piccoli passi.

Le gambe di Valerio erano rigide, tremava dall’emozione. Forse altre coppie danzavano accanto a loro, ma lui non vedeva nulla, sentiva appena la musica. Il cuore gli batteva in gola, la testa martellava.

Il rossetto rosato di Isabella profumava di fragola. Da allora, quel profumo gli aveva sempre riportato alla mente quella serata.

La musica si interruppe all’improvviso. Isabella si staccò bruscamente e tornò dalle amiche. Disse loro qualcosa, e tutte scoppiarono a ridere, guardandolo. Valerio arrossì e fuggì dalla sala.

Ad aprile, alla vigilia del compleanno di Isabella, Valerio aspettò che i suoi genitori si addormentassero. Quando sentì russare suo padre, uscì in punta di piedi, vestito, con un barattolo di vernice trovato sotto il lavandino. Sull’asfalto, sotto la finestra di Isabella, scrisse a grandi lettere: “Buon compleanno!” E sotto, due iniziali: “V.V.” Erano le sue, Valerio Vincenzi. Ma per lui significavano altro: “Con affetto.”

A scuola, sperò che Isabella gli facesse capire di aver visto il messaggio, che ne avesse parlato con le amiche. Ma lei non lo degnò di uno sguardo. Anzi, invitò alcuni compagni a festeggiare con lei, ignorandolo.

Sconvolto, dopo le lezioni non tornò a casa e si diresse verso il cortile di Isabella. Con un colpo al cuore, vide che della scritta era rimasta solo una macchia bianca. Era piovuto di notte, e la vernice era solubile. Isabella non avrebbe mai saputo del suo gesto.

Quella sera, rimase nel cortile della sua casa. Dalla finestra aperta uscivano musica e risate. Qualcuno uscì sul balcone, accese un accendino… Valerio se ne andò.

Alla festa di diploma, tentò un’ultima confessione. Le si avvicinò e la invitò a ballare.

“Non ballo,” disse lei, voltandosi.

“Presto andrò a studiare in un’altra città… Isabella, ti amo,” le disse, con voce roca.
Lei si voltò di scatto.

“Io no!” E se ne andò.

Valerio bevve per il dolore, si sentì male e tornò a casa. Si iscrisse all’università nel capoluogo e partì. Una volta, durante le vacanze invernali, la vide per strada, a braccetto con un ragazzo sconosciuto. Non uscì più di casa e tornò in dormitorio due giorni prima.

Più tardi, seppe da un ex compagno che Isabella si era sposata. Valerio cercò di dimenticare, di cancellarla dalla mente. Uscì con altre ragazze, ma nessuna gli fece provare le stesse emozioni.

***

Perso nei ricordi, Valerio arrivò in città senza accorgersene e consegnò i documenti.

“All’hotel?” gli chiese il partner.

“No, mangerò qualcosa, mi riposeròDopo aver salutato il partner, Valerio accese la sigaretta che aveva comprato al bar e guardò il cielo stellato sopra la città che un tempo era stata la sua, sentendo finalmente che il passato poteva restare dove apparteneva: nel ricordo.

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