Bouquet Casuale e Svolta del Destino

**Un mazzo di fiori inaspettato e un colpo di destino**

Ero seduta nell’angolo del mio piccolo appartamento a Siena, avvolta in un silenzio opprimente, quando il campanello suonò all’improvviso. Con un sospiro, mi alzai dal divano e sbirciai attraverso lo spioncino. Davanti alla porta c’era un ragazzo con un enorme mazzo di fiori. «Chi sarà?», mi chiesi, aggrottando le sopracciglia.

“Chi è?” domandai senza fretta di aprire.

“Un mazzo di fiori per lei…” rispose lo sconosciuto.

Aprii la porta appena, scrutandolo con sospetto.

“Fiori? Per me?”

“Sì, per lei,” sorrise lui. “Lei è Giulia?”

“No, sono Benedetta,” risposi, sentendo una fitta di delusione.

“Aspetti,” si confuse, tirando fuori il telefono. “Scusi, devo aver sbagliato appartamento…”

“Non importa,” sospirai, forzando un sorriso.

Tornai in salotto, ma dopo pochi minuti il campanello suonò di nuovo. Guardai dallo spioncino e trattenni il fiato dallo stupore.

Oggi era il mio venticinquesimo compleanno, e per la prima volta lo festeggiavo da sola. Avrei voluto essere felice, ma non lo ero. Non avevo voglia di amici, di uscire, di fingere che tutto andasse bene.

Le mie amiche, come sempre, insistevano per organizzare una cena.

“Non puoi chiuderti in casa e passare il giorno del tuo compleanno triste!” diceva Sofia, la mia migliore amica. “Hai solo venticinque anni! Troverai l’amore della tua vita. E poi, quel Matteo non vale le tue lacrime. Prepara le valigie, veniamo a prenderti!”

“No, Sofia, non oggi,” risposi asciutta.

“Ma è il tuo compleanno! Dobbiamo festeggiare!” continuava lei.

“Non voglio festeggiare niente. Scusami,” tagliai corto.

“Che peccato,” sospirò. “Se cambi idea, chiamami.”

“Non cambierò idea.”

Ero ancora devastata dalla fine con il mio ex fidanzato, Matteo. Stavamo insieme da quasi un anno, e lui mi aveva persino chiesto di sposarlo. All’epoca ero al settimo cielo, sognavo il matrimonio, una famiglia, dei figli. Ma quei sogni erano svaniti.

Presto scoprii che Matteo aveva una doppia vita. Oltre a me, c’era un’altra ragazza, Federica. Con me voleva sposarsi, con lei invece si vedeva “senza impegno”. Tutto cambiò quando Federica annunciò di essere incinta. Suo padre, un uomo influente e capo di Matteo, gli diede un ultimatum: matrimonio o licenziamento.

Quando la verità venne a galla, rimasi sconvolta. Ma quando Matteo mi propose di diventare la sua amante dopo il matrimonio con Federica, persi le parole.

“Mi stai seriamente chiedendo di diventare la tua amante?!” urlai, sentendo il mondo crollarmi addosso.

“Che c’è di male? Stavamo bene insieme. Tu mi ami, io ti amo…”

“Di che amore parli?! Mi hai mentito, ti vedevi con un’altra! È questo il tuo modo di amare?”

“Ma è stata Federica a cercarmi,” si giustificò. “È bella, non ho resistito. Sono un uomo! Ma con lei mi annoio, con te invece ci capiamo.”

“Basta!” lo interruppi. “Vattene, non voglio più vederti!”

In quel momento, mi sembrò che la mia vita fosse finita. Come potevo fidarmi ancora degli uomini? Matteo mi aveva giurato amore, mi aveva corteggiato con premura, dicendomi che ero la donna dei suoi sogni. E invece era tutto una menzogna.

I ricordi di mia madre mi assalirono. Mio padre l’aveva abbandonata quando avevo tre anni. Poi, alle elementari, aveva provato a ricostruirsi una vita, ma il suo nuovo fidanzato aveva scelto la sua migliore amica. Da allora, mia madre, Luisa, aveva perso ogni fiducia negli uomini e deciso che il suo destino era la solitudine.

“Spero solo che tu, figlia mia, possa incontrare un uomo degno,” sospirava spesso, preoccupata per me.

Quando le annunciai il fidanzamento, era felice. Luisa viveva ancora nel piccolo paese dove ero cresciuta. Dopo il liceo, mi ero trasferita in città, mi ero iscritta all’università, trovato un lavoro e affittato un appartamento. Sognavo una famiglia. Dopo il tradimento di Matteo, però, dubitavo che sarebbe mai successo.

Il mio venticinquesimo compleanno non portò gioia. Lo immaginavo accanto a chi amavo, invece ero sola, con il cuore a pezzi. Mi preparai una cioccolata calda e mi avvolsi nella coperta fatta a mano da mia madre. Luisa era un’esperta sarta e lavorava su commissione. Anche a me piaceva cucire, ma ero lontana dalla sua maestria.

Non feci in tempo a bere un sorso che il campanello suonò di nuovo.

“Strano,” pensai. “Chi sarà? Spero non siano Sofia e Chiara, ho detto che non esco.”

Ero una persona riservata, e nei momenti tristi preferivo la solitudine. Guardai dallo spioncino: c’era lo stesso ragazzo con un mazzo di fiori splendido.

“Chi è?” chiesi senza aprire.

“Un mazzo di fiori per lei…” rispose.

Aprii un poco la porta, osservando lui e i fiori con curiosità.

“Fiori? Per me?”

“Sì, per lei,” annuì. “Lei è Giulia?”

“No, sono Benedetta…” dissi, sentendo un pizzico di amarezza.

“Aspetti,” si confuse, controllando un foglietto. “Questo è il suo appartamento?”

“Sì, ma io non sono Giulia.”

“Un attimo,” disse, porgendomi il mazzo. “Lo tenga, per favore.”

Chiamò qualcuno, probabilmente per verificare l’indirizzo.

“Quale numero? Capito,” disse, voltandosi verso di me. “Scusi, ho sbagliato. Dovevo andare al venticinque, non al cinque… Che figuraccia.”

“Non fa niente,” sorrisi. “Meglio che abbiate chiesto il nome. Avrei preso dei fiori che non erano per me. Oggi è il mio compleanno, sarebbe stato un bel regalo inaspettato, ma vabbè…”

“Compleanno?!” esclamò. “Auguri! Immagino che aspetti ospiti, scuso per il disturbo…”

“Non aspetto nessuno e non festeggio,” dissi piano. “Comunque il mazzo è bellissimo, sono sicura che piacerà a Giulia. Arrivederci.”

“Arrivederci,” rispose imbarazzato. “E ancora scusi…”

Chiusi la porta e tornai alla mia cioccolata, ormai fredda. Senza microonde, decisi di farmene un’altra.

«Chissà se anche Giulia del venticinque festeggia il compleanno. O se sta solo ricevendo un gesto d’amore.» pensai, guardando la tazza fumante. «E quel ragazzo era carino… Così in imbarazzo per l’errore. Come si chiamava?»

I pensieri si affollavano mentre bevevo. Forse avevo sbagliato a rifiutare la cena. Perché starsene chiusa in casa a rimuginare? Sofia aveva ragione, non dovevo fissarmi sul tradimento di Matteo. La vita andava avanti.

Presi il telefono e chiamai l’amica.

“Ecco! Finalmente una decisione sensata!” esultò Sofia. “Preparati, chiamo Chiara, prendiamo un taxi eBenedetta sorrise tra sé, sentendo per la prima volta dopo mesi che il futuro poteva riservarle ancora sorprese meravigliose.

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