Buon Compleanno!!! Papà!

Buon compleanno, papà!

Giovanni aveva appena compiuto settantanni, con tre figli ormai adulti. Sua moglie, Marta, era morta trentanni fa e da allora non si era più risposato. Le ragioni erano tante: non aveva trovato la persona giusta, la vita non gli aveva concesso unaltra occasione, il destino sembrava avergli chiuso ogni porta. Non aveva più tempo per rimpianti.

I due ragazzi, Marco e Luca, erano sempre stati combattenti. Scuole, litigi, risse: nulla sembrava placarli finché un professore di fisica, il dottor Bianchi, non scoprì in loro un talento naturale per la scienza. Improvvisamente le liti smisero, le discussioni svanirono.

Anche la figlia, Fiorenza, aveva le sue difficoltà. I compagni non la capivano, la psicologa scolastica suggerì una visita dallo psichiatra. Ma arrivò un nuovo insegnante di lettere, la professoressa Russo, che aprì un laboratorio di scrittura per principianti. Fiorenza si tuffò nei testi dal mattino alla sera; i suoi racconti comparvero prima sul giornale della scuola, poi sui giornalini dei circoli letterari.

Così, dopo il diploma, Marco e Luca ottennero una borsa di studio alla Scuola Normale Superiore di Pisa per fisicamatematica, mentre Fiorenza fu ammessa al corso di lettere dellUniversità di Bologna. Giovanni rimase solo. Sentì il silenzio avvolgerlo come un lupo che ulula nella notte.

Si dedicò alla pesca, al giardinaggio e allallevamento di maialini, sfruttando il vasto terreno che aveva accanto al fiume Arno. Guadagnava bene, ma scopri che un ingegnere dellofficina di Firenze guadagnava molto meno dei suoi guadagni contadini. Così poté ancora comprargli a Marco e Luca delle auto modeste, dare loro una piccola paghetta, comprare vestiti decenti. Il tempo però gli scarseggiava ancora di più: la fattoria e il commercio domestico assorbivano tutte le sue ore, ma a lui piaceva.

Passarono altri dieci anni, lanniversario dei settantanni si avvicinava. Giovanni pensava di festeggiare in solitudine. I figli lavoravano a un progetto segreto del Ministero della Difesa, impossibilitati a tornare a casa per il weekend. Fiorenza viaggiava di continuo tra simposi di scrittori e giornalisti. Non voleva disturbare nessuno con un invito.

«Da solo, forse», pensava. «Una bottiglia di whisky, un ricordo di Marta, e racconterò loro quanto sono cresciuti»

Il giorno arrivò. Si alzò allalba per nutrire i maialini, unalimentazione speciale che richiedeva attenzione. Quando uscì di casa, sul prato ancora illuminato dalle stelle, vide qualcosa di strano al centro: un oggetto allungato avvolto in un telo. «Che cosè questo?!» esclamò, perplesso.

Improvvisamente, un bagliore di proiettori accese il prato. Marco, Luca, le loro mogli, i nipoti, diversi parenti, comparvero dal retro della casa. Fiorenza, accompagnata da un alto signore con occhiali spessi, entrò tra loro, tutti con palloncini in mano, soffiando nei tubicini, premendo pulsanti che emettevano scintille daria. Urlavano, agitavano le braccia, cercando di abbracciare il padre:

«Buon compleanno, papà!»

Il misterioso oggetto sul prato fu dimenticato. Le mogli di tutti corsero verso la casa, pronte a preparare la tavola. Fiorenza afferrò Giovanni e gli disse:

«Fermati, papà, fermati. Posso bendarti?»

«Va bene», rispose luomo, lasciandosi avvolgere dalla tela che gli copriva la nuca, girandolo più volte intorno a sé.

«Che cosa avete combinato?», chiese, confuso.

«Un regalo», rispose Marco, indicando una cesta di regali.

«Speriamo non sia troppo costoso», protestò Giovanni, ma gli fu risposto: «Niente paura, è solo un piccolo pensiero, un gesto di gratitudine.»

Fiorenza gli strappò la benda; la musica dei altoparlanti scoppiò, rullando il ritmo di un tamburo. I ragazzi si avvicinarono e, da tre lati, strappavano il telo.

Sotto la luce dei proiettori, comparve un vintage Oldsmobile F88! Giovanni rimase senza fiato, quasi cadde al suolo, ma fu sorpreso e fatto sedere su una sedia. Ripeteva, quasi in preghiera:

«Oh Signore, Signore, Signore»

«Calmati, papà», gli spruzzò acqua la figlia, «hai sempre sognato questauto.»

«Ma è assurda, è troppo cara», balbettò luomo.

«Non costa più dei tuoi sogni», replicò Luca.

Fiorenza lo invitò a salire. Aprì la portiera, ma dentro cera una scatola di cartone.

«Cosè?», chiese.

«Apri», disse lei.

Dentro trovò due occhi che lo fissavano dal fondo. Estrasse un piccolo cucciolo di gatto, soffice e rosa, e lo strinse al petto:

«Un vero gattino tailandese! Come quello che avevamo con Marta. Vi ricordate? Bomba. Quando eravate piccoli lo amavate tanto»

«Ci ricordiamo, papà», dissero tutti.

Non entrò nellauto. Salì al piano di sopra, nella sua stanza, e mostrò al gattino le foto di Marta. Le lacrime inondavano le sue guance:

«Vedi, Marta? Vedi? Ce lho fatta. Non ti hanno dimenticata Vedi?»

Ma i figli non lo lasciarono solo. Il tavolo era imbandito, iniziarono i brindisi. Fiorenza gli sussurrò allorecchio che era al quarto mese di gravidanza e che il suo fidanzato sarebbe venuto a stare con loro. Avrebbe vissuto lì, perché il suo nuovo romanzo poteva essere scritto ovunque, e il fidanzato sarebbe tornato in Inghilterra a prendere i genitori, poi avrebbero celebrato il matrimonio nella chiesa del paese.

«Sei daccordo, papà?», chiese.

«È un sogno incantato», rispose Giovanni, baciandola sulla fronte.

La serata trascorse tra chiacchiere, cibo, vino e ricordi. Alla fine, andò alla tomba di Marta, si sedette a lungo a parlare con lei.

La vita aveva riacceso una nuova speranza, soprattutto grazie a quellauto. Avrebbe comprato vestiti depoca, avrebbe fatto un giro nella grande città di Firenze. Sul letto dormiva il piccolo gattino tailandese.

«Tom,» disse luomo, ripetendo il nome.

Il gattino fece le fusa, si allungò fino al suo piccolo messo. Giovanni si adagió, accarezzandone il ventre soffice, e cadde in un sonno sereno.

Al mattino doveva alzarsi presto: nutrire i maialini, curare lorto, andare a pescare. Sotto il tetto, Fiorenza e il suo fidanzato dormivano nel letto accanto. I figli partivano per il loro lavoro segreto, lasciando silenzio nella casa. Tom, il gattino, lo seguiva ovunque, cadde nella mangiatoia dei maiali e si impigliò nelle reti della barca. Cercò di mangiare lesca per i pesci. Giovanni rise, accarezzandolo:

«È come ritrovare la giovinezza», disse, strofinandogli la schiena.

Il gattino miagolò, afferrò la mano del vecchio con le zampette e gli rosicchiò delicatamente il dito.

«Ah, birichino!», esclamò, ridendo.

Questa storia non ha un vero finale, è solo un promemoria per chi può ancora tornare a casa dei genitori: non aspettate domani. Partite ora.

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