Buongiorno, raggio di sole! Un saluto pieno di dolcezza.

— Buongiorno, tesoro! Il più buono di tutti i giorni. — La mamma si sedette accanto a me sul bordo del letto e mi accarezzò i capelli. — Sei proprio diventato un uomo, ormai. Quasi adulto. Buon compleanno, Paolino. La mamma mi baciò sulla guancia e appoggiò una scatola sul mio petto. — Grazie mille. — Ricambiai il bacio e lei uscì dalla stanza. Oggi è il 17 giugno e ho compiuto 17 anni. Aprendo il pacchetto saltai sul letto. Un nuovo telefonino super tecnologico. Non osavo nemmeno sognarlo! Due settimane fa, mentre correvo nel parco, avevo perso il mio. E due settimane senza contatti nel nostro mondo frenetico sono state un incubo. Ora devo recuperare tutti i numeri e richiamare gli amici. — Paolo, ti ha chiamato la nonna — si sentì la voce di mia mamma dalla cucina — non riusciva a contattarti sul vecchio numero. Richiamala. — Va bene, mamma, subito. Sistemato il telefono, cercai di ricordare a memoria il numero della nonna: +39 ** *** 7158 o 5871? Meglio 7158. Alzai la cornetta. Chiamo… Nonna Amalia trascorreva i suoi giorni in una vecchia casetta al confine del paese. — Tra poco faccio 80 anni. E per cosa vivo? Non servo a nessuno. Vasino, mio marito, Dio l’ha preso 10 anni fa. Un anno fa mia figlia, mio genero e mio nipote quindicenne Paolino sono morti in un incidente stradale. — nonna Lia, come al solito, parlava da sola. — Per cosa vivo? A chi servo? Non ho famiglia. Non ho parenti. I vicini mi consigliano di trasferirmi in città; c’è l’appartamento di mia figlia, grande e con tre stanze… Ma cosa ci faccio lì, da sola? Posso solo guardare le persone dal balcone… Qui invece c’è l’aria. Le galline. I vicini sono quasi parenti, abbiamo vissuto fianco a fianco per tutta la vita. No, voglio morire qui, sulla mia panchina. Sono troppo vecchia per cambiare casa. Il telefono, regalo di mia figlia, squillò sul tavolo. Amalia lo caricava per abitudine, anche se non aveva nessuno da chiamare. Era un anno che non squillava e ora improvvisamente suonava. Numero sconosciuto. — Pronto… — Nonna, ciao! — sentii rispondere. — Scusa se non ti ho chiamato da tanto. Questo è il mio nuovo numero. Ho perso il vecchio. La mamma mi ha detto di chiamarti, perché ti preoccupi. Amalia si mise la mano sul petto sinistro e si sedette sul divano. Qualcosa lì dentro le pungeva. — Paolino, nipotino, sei tu? — mormorò pallida nonna Lia. — Certo che sono io! Chi altro? — continuava la voce dalla cornetta — Nonna, scusa se non riesco mai a venirti a trovare. Ci provo sempre, ma c’è sempre qualcosa che mi impedisce di farlo. — Paolino, come stai? — ormai piangeva al telefono Amalia. — Stavo per venire da voi. Ma il vecchio gatto Romeo mi trattiene. È anziano ormai. Chi lo vorrà senza di me? — Nonna, non piangere. Ho gli esami qui. Appena li supero e mi sistemo, vengo da te per un mese intero. Mi mancano tanto i tuoi dolci. Tieniti forte. — Paolino, fiore mio. Grazie che hai chiamato. Se puoi, chiamami ancora. — continuava a piangere la nonna. — Nonna, che dici? Vuoi che ti chiami tutti i giorni? Ho un contratto buono adesso. Posso chiamarti gratis. — E i tuoi genitori come stanno? — Come in paradiso! Penso stiano vivendo la loro seconda luna di miele. Va bene, nonna, devo andare. Ti chiamo domani. Un bacio. Ciao! Nella cornetta si sentì il silenzio. Amalia si alzò. Si avvicinò all’icona e si fece il segno della croce con mano tremante. Poi si preparò per andare al negozio. Doveva comprare farina. E lievito. E appena lo lasciano… Mancano due settimane. Negli occhi di nonna Lia si accesero scintille di vita. Paolo riagganciò. Strana la nonna oggi. Non mi ha fatto gli auguri. Piangeva. Starà sicuramente perdendo colpi. Devo davvero chiamarla ogni giorno. È già anziana. Tra poco compirà 60 anni. Le due settimane volarono come un giorno. Paolo dava gli esami. Ogni sera chiamava la nonna e parlava a lungo con lei. Le raccontava degli esami. Della festa di fine anno. La nonna, che un tempo amava dare consigli al nipote, ora restava più in silenzio e si limitava a sospirare. — Mamma, sono a casa! — Paolo andò in bagno a lavarsi le mani. Dalla cucina si sentì la voce scontrosa della mamma. — Paolo, capiamo che sei occupato. Che hai gli esami e l’ammissione. Ma puoi trovare un minuto per chiamare la nonna? È l’unica che ci è rimasta. Mi chiama e si lamenta che ti sei dimenticato di lei. — Incredibile! — Paolo entrò in cucina. — Mamma, la chiamo ogni giorno. Chiamala ora davanti a te e parliamo tutti insieme in vivavoce. Paolo compose il numero della nonna, salvato sul cellulare. — Pronto! Olga Maria! Spiegami, e spiega a mia madre, tua nuora, perché dici che non ti chiamo? — Paolino, scusami tanto. Ho capito al terzo giorno che avevi preso un altro numero. Ma non ho avuto il coraggio di dirtelo. Non potevo rinunciare nemmeno all’illusione della felicità. All’illusione che la mia famiglia fosse viva… Una settimana dopo nonna Lia preparava i dolci. E Paolo con i genitori andavano al paese a conoscere la nuova NONNA.

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