Cambiamenti Felici

**Trasformazioni Felici**

Lucia Bianchi uscì dal portone e si fermò. Strizzando leggermente gli occhi, osservò il cielo per valutare il rischio di pioggia, poi salutò le vicine sedute sulla panchina con un cenno appena accennato. Proseguì a testa alta, mentre le donne, zittite al suo passaggio, ricominciavano a sussurrare, lanciandole occhiate cariche di gelosia.

Quanti anni avesse Lucia Bianchi, nessuno lo sapeva. Non più giovane, in pensione da qualche anno. Capelli striati d’argento, sempre tagliati con stile. Trucco discreto, adatto alla sua età. Figura elegante, né grassa né magra, ma impeccabile.

C’era chi diceva avesse sessant’anni, chi poco più di cinquanta. Le più invidiose giuravano che ne avesse settanta, ma sembrasse più giovane grazie a qualche ritocchino.

“E perché dovrebbe sembrare trasandata?” mormorò una delle donne. “Il marito era un uomo perbene, non beveva, non la maltrattava. Se n’è andato in silenzio, senza scandali, per una più giovane. L’unico figlio non le dà pensieri. Niente nipoti, niente gatti o cani. Nessun peso. Fossi stata io al posto suo, forse camminerei come una regina.”

“Tu? Una regina?” rise un’altra, dandole una gomitata.

“E perché no? Se mio marito smettesse di ubriacarsi, forse anche io comincerei a vivere. Proprio come lei. Uscirei di casa, vi guarderei dall’alto in basso e me ne andrei a zonzo.”

Le vicine scoppiarono a ridere.

“Guarda, Giovanni non le toglie gli occhi di dosso, ha persino smesso di lavorare,” disse una.

“Non riuscirà mai con lei. Dovrebbe cercarsi qualcuna più alla sua portata,” sospirò un’altra.

“Ma cosa c’è di male in Giovanni? Non beve, non fuma, ha le mani d’oro,” si intromise una terza.

“Perché siete così cattive? Smettetela di sparlare di Lucia Bianchi. Non fatevi rodere dall’invidia,” le rimproverò Giovanni, tornando a potare i cespugli.

Lucia intuiva di essere al centro dei pettegolezzi. Catturava frammenti di conversazione, notava gli sguardi carichi di astio. Ormai aveva smesso di darvi peso.

La sua vita era stata come quella di tante. Il marito era bello, affascinante, all’altezza di lei. Le donne gli si buttavano addosso. Quante lacrime aveva versato per questo. E quando lui se n’era andato, aveva perso la voglia di vivere. Si era ripresa per il figlio, ma da allora aveva tenuto gli uomini a distanza.

L’unico figlio, Matteo, quasi trentenne, ancora non si era sposato. A Lucia non piaceva. Era normale che un uomo adulto vivesse con la madre? No, Matteo aveva avuto fidanzate, ma nessuna era arrivata al matrimonio.

A Lucia, in verità, non piaceva nessuna di loro. Ma non si era opposta. Sapeva che divieti e scenate avrebbero solo peggiorato le cose, rischiando di allontanare il figlio. Aspettava. Col tempo, gli amori svanivano. A volte era Matteo a lasciarle, altre volte era lui a essere lasciato.

Con una di loro, però, era andato vicino al matrimonio. Una ragazza dolce, simpatica. “Se vuoi sposarti, fallo. È ora,” aveva detto Lucia senza opporsi. Matteo era andato a conoscere i genitori di lei, ma era tornato turbato. Il padre era un alcolizzato, le botte avevano rovinato la salute della madre. Durante il brindisi, l’uomo aveva cominciato a impartire lezioni minacciose, quasi arrivando alle mani.

“Mamma, cosa faccio? La amo, ma come posso sopportare quei parenti?” le chiese Matteo.

“Cosa vuoi fare? Sono i suoi genitori, non puoi cambiarli. Saranno sempre parte della sua vita, e della tua. Se sei pronto, sposala,” rispose Lucia.

Con sua grande gioia, si lasciarono.

Dopo la passeggiata, Lucia lesse un libro, fece un pisolino e si mise a cucinare per la cena, controllando l’orologio di continuo. Matteo era in ritardo. “Ecco, si sarà di nuovo innamorato,” pensò. E infatti, Matteo tornò a casa non da solo.

“Mamma, ti presento Miriana. Miriana, questa è mia madre, Lucia Bianchi.”

Lucia la guardò e trattenne il fiato. Occhi azzurri come il mare, fossette sulle guance… una ragazza da sposare. Ebbene, era arrivato il momento.

“Perché non mi hai avvisato? Avrei preparato qualcosa di speciale,” disse con un tono lievemente seccato.

“Tuo cibo è sempre buono,” rispose Matteo, abbracciandola e posando la testa sulla sua spalla.

“Quando mi lusinghi, significa che vuoi qualcosa,” lo sgridò lei, dandogli un buffetto sulla fronte. “Lavatevi le mani, si cena.”

Dalla cucina, Lucia sentiva le risate e i giochi in bagno. Quando i due rientrarono, erano arrossati e imbarazzati. Ma la tavola era già apparecchiata, le posate luccicanti, il tè fumante nelle tazze. Tutto perfetto.

Dallo sguardo colpevole di Matteo, Lucia capì che il suo presentimento era giusto. C’era una sorpresa in arrivo.

“Su, dimmelo, non farmi aspettare,” lo pregò, stanca dell’attesa.

Matteo inspirò profondamente e sbottò:
“Domani partiamo per un’escursione di due giorni con gli amici. Miriana vuole venire.”

“Che bella cosa. È il modo migliore per conoscere una persona. E poi farai conoscere Miriana ai tuoi amici,” disse Lucia, ma dentro di sé sapeva che la vera notizia doveva ancora arrivare.

“Potresti stare con la bambina? È grande, ha sei anni, non darà problemi,” fece una pausa. “Sarà un viaggio da adulti, zanzare, non è posto per lei.”

“E la bambina di chi è?” chiese Lucia, anche se già lo immaginava.

“E ora eccola qui. Dove le trova? Prima una con piercing e tatuaggi, poi una con i genitori alcolizzati, e adesso pure una con una figlia. A venticinici anni, neanche, e già una bambina di sei. E quelle fossette, pensa te,” le passò per la mente.

“Mia,” rispose Miriana, guardandola dritto negli occhi.

“Niente vergogna, niente sfida, niente paura,” notò Lucia.

“No, non posso. Non so più come si fa con i bambini. Ho i miei impegni. Poi, un bambino non tuo è una grande responsabilità…” cominciò a trovare scuse.

“Mamma, non fare ridere. Quali impegni? Una passeggiata al parco? Con Aurora puoi anche farlo,” insistette Matteo.

“Nomi sempre più strani,” pensò Lucia.

“Non serve,” Miriana posò una mano su quella di Matteo, poi incrociò ancora gli occhi con Lucia, fermi e diretti.

“Solo due giorni, mamma. Torneremo domenica sera,” continuò Matteo. Miriana abbassò lo sguardo.

“Niente occhiatacce, niente scenate, nessun disprezzo per la futura suocera. Si tiene in disparte, lascia che Matteo parli con me. Interessante. Vediamo come va,” pensò Lucia.

“Va bene,” acconsentì, facendoglielo pesare.

“Sei la mamma migliore del mondo!” Matteo le stampò un bacio sulla guancia. “Domani mattina ti portiamo Aurora. Preparati per le sei.”

“CosìLucia, guardando Aurora che giocava felice con la nuova carriola costruita da Giovanni, realizzò che il vero cambiamento non era nella sua vita, ma nel suo cuore, che finalmente si era aperto all’amore più puro.

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