Era un giorno qualunque allaeroporto di Fiumicino. Passeggeri si muovevano frenetici tra i terminal, valigie rotolavano sul pavimento, alcuni correvano per prendere il volo, altri erano appena arrivati. Tutto procedeva come al solito.
Lagente di sicurezza, Luca Esposito, era in servizio nellarea dei controlli insieme al suo cane, un pastore tedesco di nome Leone. Leone era un cane espertodopo anni di servizio, conosceva le regole dellaeroporto meglio di chiunque altro.
Diverse persone passavano: un uomo daffari stanco con una valigetta, due ragazze chiacchierone in tuta, una coppia anziana. Leone le ignorava tutte.
Ma quando una giovane famiglia si avvicinòmamma, papà e la loro bambina di circa cinque anni che stringeva un orsacchiotto giganteLeone si irrigidì allimprovviso. Si bloccò, abbassò le orecchie, poi corse verso la bambina abbaiando forte, girandole intorno e annusando il peluche con insistenza.
«Che fate?!» gridò la madre, proteggendo la figlia e stringendola a sé. «Allontanate quel cane!»
Luca tirò il guinzaglio e diede un comando, ma Leone non ubbidì. Continuò ad abbaiare, gli occhi fissi sul pupazzo.
«Mi scusi, signora,» disse lagente, «ma devo procedere con un controllo. È routine. Segua, per favore.»
Lispezione non rivelò nulla: i bagagli erano puliti, i documenti in regola, nessuna traccia di sostanze proibite. Eppure, Leone non smetteva di abbaiare, fissando lorsacchiotto.
«Piccolo, qui non cè niente,» sussurrò Luca, chinandosi. «Cosa ti turba?»
Leone abbaiò di nuovo, premendo il muso contro il peluche.
«Possiamo andare ora?» chiese la madre, impaziente. «Il nostro volo per Lisbona parte tra unora.»
«Sì, signora, firmi solo questo modulo,» disse Luca, porgendole un tablet con una liberatoria.
La donna lo prese, e Luca notò che le sue mani tremavano.
Fece un passo indietro e disse con fermezza:
«Mi dispiace, ma dovrò trattenervi. Non prenderete nessun volo oggi.»
«Ma perché?!» esclamò il padre. «È assurdo! Abbiamo superato i controlli!»
«Il problema non siete voi. Il problema è vostra figlia,» disse Luca, guardando la bambina.
E allora, lagente scoprì qualcosa di inaspettato e agghiacciante.
Prese delicatamente lorsacchiotto dalla bambina e si diresse con Leone nellarea riservata. Un minuto dopo, tornò con un apparecchio a raggi X, il volto pallido.
«Dentro il pupazzo ci sono capsule di una droga sintetica rara. Molto costosa. E così ben nascosta che gli scanner normali non la rilevano.»
La madre crollò su una sedia, le spalle scosse dai singhiozzi.
«Non eravamo noi!» urlò. «Noi non sapevamo niente! Abbiamo comprato lorsacchiotto ieri per strada da una donna con un carretto. La bambina lha scelto da sola!»
«Lo verificheremo,» disse Luca, uscendo dalla stanza.
Due giorni dopo, le indagini rivelarono lincredibile: la donna col carretto non era una venditrice, ma una corriere di un gruppo criminale. Offriva giocattoli con carichi nascosti a viaggiatori con bambini, sapendo che le cose dei piccoli raramente venivano controllate.
La famiglia era innocente. Venne rilasciata, e lorsacchiotto finì come prova. La polizia arrestò tre persone coinvolte nel traffico di droga nascosta nei peluche.
E Leone? Divenne un eroe. Allaeroporto, fu apposta una targa in suo onore: *Il cane che fiutò la verità.*