**La cartolina dimenticata**
Tiziana Rossi tornò a casa con l’umore sotto i piedi.
«Ciao! Hai già cenato?» la accolse sorridendo il marito, Marco, nell’ingresso.
«Ma tu cucini adesso? Di solito non metti piede in cucina», ribatté lei, sorpresa.
«Oggi è il tuo compleanno, no? Ho pensato che non dovessi stare ai fornelli proprio oggi», disse lui allegro.
Tiziana si sedette sul pouf nel corridoio e all’improvviso scoppiò in lacrime.
«Tiziana, che succede?» si preoccupò Marco.
«Non mi ha augurato niente… Nemmeno una parola…» sussurrò tra i singhiozzi.
«Chi? Di chi parli?» lui era confuso, incapace di capire cosa l’avesse fatta piangere in un giorno che avrebbe dovuto essere felice.
Fin dal mattino, Tiziana non era di buon umore. Quel giorno compiva 60 anni. A casa avevano deciso di non fare grandi feste, qualcosa di semplice. Ma al lavoro, ovviamente, c’era stato il tavolo imbandito, gli auguri, i brindisi. Tutta quella confusione l’aveva stancata e non vedeva l’ora di rientrare, rilassarsi in silenzio e stare un po’ con se stessa.
La sera, la sorella le telefonò.
«Allora, Tizi, ti hanno festeggiata oggi?»
«Sì, sì… Al lavoro è andata bene. Marco mi ha portato i fiori e ha regalato una settimana in terme—andremo d’estate», rispose trattenendosi.
«Bene! Alla nostra età dobbiamo concederci qualche piacere. E i ragazzi? Matteo è ancora in trasferta?»
«Sì, resterà lì ancora un mese. Stamattina ha chiamato e poi ha mandato una bella orchidea in vaso.»
«E tua nuora? Abita lì vicino, no? È passata almeno per gli auguri?»
«Non ha nemmeno scritto…» sospirò Tiziana, amareggiata. «Io e Marco abbiamo fatto tanto per loro, e lei… nemmeno una cartolina.»
«Davvero?!» si indignò la sorella. «Io ho due nuore, e per quanto possano essere distratte, mai una cosa del genere! Davvero nulla?»
Quasi a mezzanotte, il telefono di Tiziana squillò. Un messaggio. Dentro, una di quelle immagini preconfezionate da internet con su scritto “Buon compleanno.” Nessuna parola personale. Nessuna chiamata. Niente che sembrasse un vero pensiero. Solo un’immagine inoltrata.
«Ecco come mi considera», disse Tiziana al marito prima di dormire. «Ha già dimenticato che vivono nell’appartamento della nonna, quello che abbiamo ceduto a loro senza tante storie.»
«Ma dai, non ti agitare… I giovani oggi fanno così, mandano una foto, un like, e pensano di aver fatto il loro dovere», cercò di calmarla Marco.
«No, Marco. Non è normale. È mancanza di rispetto. Un compleanno così non è solo una data. È una pietra miliare. E un gesto del genere la dice lunga.»
Il mattino dopo, l’umore di Tiziana non era migliorato. Il risentimento cresceva. Continuava a rimuginare sulla giornata precedente, a fissarsi sui dettagli, ingigantendoli fino a scoppiare in lacrime. Marco vedeva tutto, ma non sapeva come aiutarla. Alla fine chiamò il figlio.
«Tua madre è di nuovo arrabbiata», cominciò stanco Matteo. «Ancora con Alice?»
«Non sono arrabbiata. Mi dispiace solo che una persona che vive a cento metri non abbia nemmeno trovato il tempo per una telefonata», intervenne Tiziana prendendo il telefono. «Di’ pure a tua moglie che io ricordo tutto. Anche questo giorno.»
«Mamma, forse era stanca. Lavora tanto», cercò di giustificarla Matteo.
«Ma per favore!» sbuffò lei. «Trovare il tempo per quell’immagine sì, ma per due parole no? Comodo, eh?»
Più tardi, Matteo ne parlò con Alice.
«Mi è completamente sfuggito…» si giustificò. «Era una giornata infernale, al lavoro c’era il delirio, sono rientrata distrutta. Ho mandato qualcosa pur di non lasciare completamente vuoto. Pensavo di passare nel weekend con un regalo.»
«Ormai è tardi», rispose cupo lui. «Mamma si è offesa. E ci metterà tempo a dimenticarlo.»
Sabato Alice non poté passare—troppo lavoro—e domenica decise di riposarsi. Si ricordò della visita solo a sera.
«Boh, pazienza», disse al marito. «Passeremo la prossima volta. Non è mica la fine del mondo.»
Ma Tiziana non cedette.
«Non serve fare visite di circostanza», tagliò corto con il figlio. «Gli auguri si fanno per tempo. Ormai è tardi.»
«Quindi non vuoi che veniamo?»
«No», rispose secca. «Non mi servono cerimonie. Voglio rispetto. E se non c’è, non fingete.»
Alice, dal canto suo, non vedeva nulla di così tragico nel suo gesto. Ma capiva che con una suocera del genere bisognava giocare di astuzia. Così, per l’anniversario di matrimonio di Tiziana e Marco, insistette per andare con un regalo.
«Diremo che volevamo festeggiare insieme, ecco perché non sono venuta prima», strizzò l’occhio al marito. «Dobbiamo sistemare la situazione.»
Ad aprire la porta fu Tiziana.
«Ah, finalmente vi ricordate», commentò sarcastica. «Almeno per l’anniversario siete arrivati.»
«Mamma, dai, basta», sospirò Matteo. «Non vi dimentichiamo, è solo che a volte i piani saltano.»
Alice sorrideva, aiutava a sparecchiare, parlava con gentilezza. A un certo punto aggiunse:
«Stiamo pensando di rifare il corridoio. Tu hai un ottimo gusto, potresti aiutarci a scegliere la carta da parati?»
«Certo, con piacere!» rispose Tiziana, illuminandosi.
Tornando a casa, Matteo la guardò storto:
«Da quando abbiamo deciso di rifare il corridoio?»
«Ma no, non dobbiamo rifare niente», rise Alice. «Ma se tua madre si sente utile, magari passa la rabbia.»
E infatti, una settimana dopo, Tiziana già raccontava alla vicina che senza di lei i giovani non sarebbero nemmeno capaci di scegliere la carta da parati.
L’amarezza sembrava svanita.
Anche se, al primo pretesto, tutto poteva ricominciare…