Mamma Teresa, hai mangiato ancora i miei cannelloni?! Isabella è in piedi in mezzo alla cucina con il piatto vuoto tra le mani.
Pensavo fossero per tutti cerco di giustificarmi.
Per tutti?! Li ho comprati apposta per Sofia! È allergica a tutto il resto!
Marco esce dalla camera, stanchissimo dopo il turno di notte.
Mamma, ma quanto ancora? Avevamo patto lo scaffale a sinistra è nostro!
Lo scaffale a sinistra. Nel mio stesso frigorifero ora ci sono scaffali “loro” e “nostri”. Un anno e mezzo fa sono venuti “temporaneamente”. Finché non trovavano casa. Il temporaneo è diventato un incubo senza fine.
Nonna Teresa, dovè il mio zaino? Luca corre per lappartamento.
Nonno, hai visto la mia bambola? Sofia tira la manica di mio marito.
Enrico si nasconde dietro il giornale in balcone. Lunico posto dove trovare un attimo di pace nella propria casa.
Basta! Isabella scoppia allimprovviso. Non ne posso più! Marco, o troviamo una casa o me ne vado con i bambini da mia madre!
E dove?! ribatte mio figlio. Affittare con quei prezzi? Abbiamo il mutuo per la macchina!
Allora vendi la macchina!
Sei impazzita?! Come faccio ad andare a lavoro?
I bambini cominciano a piangere. Cerco di consolarli, ma Isabella mi strappa Sofia dalle braccia.
Non serve! Ce la caviamo da soli!
Vado in camera mia. Sento sbattere la porta dingresso Marco è uscito. Poi pianti, urla di Isabella.
Nella mia casa. Dove io e Enrico abbiamo vissuto per trentanni.
La sera, fingiamo tutti che nulla sia successo. Ceniamo in silenzio. I bambini giocherellano con le forchette. Isabella evita ostinatamente lo sguardo di Marco.
Papà, passami il sale, chiede mio figlio.
Enrico glielo porge senza parlare. Ultimamente sta sempre zitto. Stanco dei litigi altrui sotto il suo tetto.
Dopo cena, Marco rimane in cucina.
Mamma, scusa per prima. Isabella è solo stressata.
Capisco.
No, non capisci! esplode allimprovviso. Non capisci cosa significhi vivere con i genitori a trentacinque anni! Sentirsi un fallito!
Figlio mio
Basta! So che è difficile anche per voi. Ma non abbiamo alternative!
Taccio. Cosa posso dire?
Di notte non dormo. Sento Enrico che si rigira. Nel soggiorno, quello che abbiamo dato ai ragazzi, Sofia piange. Isabella la culla.
Al mattino, mi sveglio per un tonfo. Luca ha fatto cadere un piatto.
Non è niente, dico, raccogliendo i cocci.
La mamma si arrabbierà, sussurra mio nipote.
Non glielo diciamo.
Mi abbraccia. Piccolo, caldo, mio. Per i nipoti sopporto tutto. Ma fino a quando?
Una settimana dopo, Marco torna dal lavoro strano. Pensieroso, ma non cupo.
Mamma, papà, dobbiamo parlare.
Ci sediamo in cucina. Isabella mette a letto i bambini.
Ho deciso. Faccio un mutuo, compriamo casa.
Cosa?! Il cuore mi si stringe. Un altro mutuo? Figlio, sono tantissimi soldi!
Mamma, non cè alternativa. Stiamo impazzendo tutti.
Ma saranno ventanni di rate! Enrico parla per la prima volta da mesi.
Li pagherò. Ho trovato una casetta qui vicino. Piccola, ma nostra.
Qui vicino? chiedo.
Sì. Così voi potete vedere i nipoti. E noi se avete bisogno.
Guardo mio figlio. Quandè cresciuto? Quandè diventato uomo quel bambino che non trovava mai i calzini?
Isabella lo sa?
Non ancora. Volevo parlarne prima con voi.
Enrico si alza, gli dà una pacca sulla spalla.
Hai fatto bene. Un uomo deve avere la sua casa.
Marco espira. Forse temeva la nostra reazione.
Quella sera, parla con Isabella. Sento che piange di gioia o di paura, non so.
Le pratiche del mutuo, la ricerca, tutto passa in un turbinio. Isabella oscilla tra entusiasmo e panico.
Teresa, e se non ce la facciamo? E se lo licenziano?
Ce la farete. Siete giovani, forti.
Ma ventanni di rate!
Però sarà vostra.
Il giorno del trasloco. I facchini caricano le scatole. I bambini corrono avanti e indietro la nuova casa è a cinque minuti.
Nonna, ho la mia cameretta! Sofia mi trascina a vedere.
Una stanzina piccola sotto il tetto. Ma sua.
Bellissima! Sistematevi e sarà un palazzo!
Quella sera, ceniamo da loro. È stretta, ma latmosfera è diversa. Isabella ride, Marco scherza. I bambini mostrano orgogliosi il loro spazio.
Mamma, perdonaci, dice improvvisamente mio figlio. Per questanno e mezzo.
Ma cosa dici! Siamo famiglia!
Proprio per questo. La famiglia deve vivere separata.
Enrico alza il bicchiere.
Alla nuova casa! E a venirci a trovare!
Vi aspettiamo sempre. Isabella mi abbraccia.
Grazie per la pazienza.
Ma figurati!
Ma ha ragione. Abbiamo pazientato. Ed è valsa la pena.
La prima notte nella casa vuota. Silenzio. Un silenzio strano.
Enrico, senti Enrico!
Cosa?
Che silenzio!
Ride.
Finalmente!
La mattina mi sveglio nessuno rumore in cucina. Posso bere il caffè in pace, guardare il telegiornale.
Suonano alla porta.
Nonna, posso venire da te? Luca con lo zaino.
Certo! Tua mamma lo sa?
Ha detto di venire a fare i compiti da te, qui è più tranquillo!
Ecco. Ora i nipoti vengono in visita, non abitano sulle nostre teste.
Ci sediamo al tavolo. Facciamo matematica. Dopo unora arriva Sofia.
Nonna, la mamma ha fatto le crespelle! Vi chiama!
Andiamo da loro. Isabella sorride ai fornelli.
Volevo festeggiare! Le prime crespelle nella nuova casa!
Siamo tutti stretti attorno al tavolo. Piccolo, ma accogliente. E soprattutto sappiamo che dopo ognuno tornerà a casa sua.
Teresa, posso lasciare i bambini da voi questo weekend? chiede Isabella. Io e Marco vorremmo andare in città a vedere la carta da parati.
Certo! Con piacere!
Ed è vero con piacere. Perché ora non è un obbligo, ma una gioia.
Passa un mese. Marco viene dopo il lavoro.
Mamma, posso prendere la scala? Devo appendere la tenda.
Prendila! È in cantina!
Enrico va ad aiutarlo. Torna soddisfatto.
Bravi! Si stanno sistemando bene!
Isabella porta una crostata.
Lho fatta con la tua ricetta! Assaggia!
Assaggio. È buona. La ringrazio. Lei fiorisce.
Sai, prima non mi piaceva cucinare. Ora invece la mia cucina, le mie regole!
Ecco la parola chiave mie.
La sera, unamica mi chiama.
Teresa, domani prendiamo un caffè da te?
Volentieri!
E non mi preoccupo di disturbare Isabella. Che i bambini faranno rumore. Casa mia, i miei ospiti