Caro diario, per quindici anni, ogni sera alle diciotto, ho sistemato un piatto fumante sulla stessa
La mia amica si dimenticò di riattaccare dopo una telefonata, e così Martina scoprì molte cose sulla
Diario di Marco, 12 novembre Sono convinto che non sia nostro dovere mantenere mio cognato Enrico e la
Ho vissuto con mia moglie per trentiquattro anni, e ora, guarda un po, mi sono innamorato di unaltra donna.
Cè la mamma e cè la figlia. E la figlia è la bambina di una mia amica, la signora Ines. Una vacanza al
Rubi mio figlio, non può nemmeno comprarsi una lampadina. È domenica mattina. Io sto sdraiata sul divano
E come fa la terra a portare certe madri! Ha mandato suo figlio in orfanotrofio, solo perché non voleva
Che nipotina hai, Vito D’Amico, occhi neri e denti bianchi. Di chi è? Non è tua? Ma come no, è
La cognata trascorreva le vacanze in una casa al mare, mentre noi ristrutturavamo la nostra, e ora pretende
Diario personale, 5 giugno Oggi mi sono svegliata con pensieri confusi, ripensando a tutto quello che
Tania è bionda, Alessandro è un moro intenso. Si amano da una vita e, due anni dopo il matrimonio, nasce
**Come Vincenzo trovò una donna che non gli costò nulla. Ma poi non gli piacque.** Capisce, ho provato
Tieni conto: due settimane per raccogliere tutto e trovare un altro posto dove vivere Le figlie, offese.
È arrivata la mia amica dinfanzia. Non ha mai voluto figli. Ha deciso fin da giovane che la vita era
Ciao, ti racconto un po della vita di Luca, sai, quel ragazzo che ora sta in sedia a rotelle nella stanza
– Come sarebbe a dire che non vuoi prendere il suo cognome? – urlò mia suocera all’Ufficio dello Stato Civile.
Ela non voleva affatto sposarsi. Ma a 19 anni rimase incinta di un compagno di classe con cui stava da tre anni. Non aveva scelta: non voleva che il suo bambino crescesse senza padre.
Nonostante fosse più grande di Ela, lui era ancora immaturo e un vero mammone. Tuttavia non si tirò indietro di fronte alle responsabilità: disse che si sarebbe sposato e avrebbe cresciuto il bambino. Così iniziarono a preparare le nozze.
Ela sarebbe stata felice se avesse potuto semplicemente sposarsi, ma i parenti insistevano per una grande cerimonia. Non capiva perché dovesse spendere così tanti soldi per gli invitati, quando con quella somma avrebbe potuto comprare tutto il necessario per suo figlio. Ma nessuno le dava ascolto. Scelsero loro il ristorante, l’abito e la lista degli ospiti. Chi? Sua suocera e la sorella!
Quando la mandarono a provare l’abito, non voleva andarci. Si immaginava una vestito bianco pieno di balze e strass. La sorella e la madre del suo futuro marito non erano conosciute per il buon gusto. Quando i parenti sentirono il suo rifiuto, la accusarono di essere ingrata e si arrabbiarono molto. Ma lei non se ne preoccupava, aveva altri pensieri: la maturità, gli esami, la gravidanza.
Ela si presentò all’Ufficio dello Stato Civile con un semplice abito bianco, elegante e adatto a lei. È proprio lì che iniziò il vero spettacolo.
I parenti degli sposi non sapevano che Ela aveva deciso di mantenere il suo cognome. Lo sposo lo sapeva e non si era opposto. Ma la suocera andò su tutte le furie e cominciò a gridare davanti a tutti:
– Come sarebbe a dire che non vuoi cambiare cognome?
Ela sorrise e si fece da parte. Il giorno dopo l’aspettava il banchetto nella città natale del marito, insieme a tutti i suoi parenti. Era meglio risparmiare i nervi. Il matrimonio durò pochi anni. Jan si rivelò un pessimo marito e un padre assente. Passava tutti i weekend al computer, ignorando la famiglia. Quando la pazienza di Ela finì, fece le valigie e se ne andò.
La suocera non fu contenta, ma la nostra protagonista tirò un sospiro di sollievo: finalmente si sentiva libera e felice. Come sarebbe a dire che non vuoi cambiare cognome? urlò mia suocera allUfficio Anagrafe. Giulia in realtà
Non ne posso più che veniate da noi ogni fine settimana!
Forse avrete incontrato anche voi quel tipo di persona convinta che il mondo giri solo intorno a lei, senza curarsi minimamente che anche gli altri abbiano i propri impegni. Mio cognato e tutta la sua famiglia si presentano a casa nostra ogni weekend, con bagagli e figli al seguito: lui, sua moglie, i loro due bambini e il fratello di lei. Un vero e proprio corteo familiare che si autoinvita e si piazza in casa nostra fino a domenica, senza mai preoccuparsi di chiedere se siamo liberi o se possiamo ospitarli.
Questa storia va avanti da quasi un anno, e io davvero non ne posso più. Amo ricevere ospiti, ma solo entro certi limiti: qui invece mi ritrovo a non poter sbrigare i miei affari o godermi un attimo di pace dopo una lunga settimana di lavoro.
Invece di rilassarmi, passo il weekend a cucinare, intrattenere ospiti, preparare letti e, quando finalmente se ne vanno, a lavare montagne di lenzuola. Ogni volta mi chiedo: ma si rendono conto di quanto sia maleducato presentarsi senza avvisare, pure se sono parenti? Forse sarei stata più tollerante se le visite fossero state rare, ma loro sono qui almeno tre volte al mese.
Io e mio marito non ci siamo mai comportati così con i nostri parenti, quindi forse dovremmo restituire il favore per fargli provare sulla loro pelle quanto sia piacevole. Ho chiesto a mio marito di parlarne con loro, ma lui si blocca per paura di offenderli. Forse in fondo non lo disturba così tanto? Lui si è rifiutato di aiutarmi, così ho dovuto agire da sola.
Per cominciare, ho smesso di cucinare nel weekend: chi viene si arrangia con gli avanzi della settimana, e se finiscono… beh, tocca cucinare da soli. Io pure posso stare senza mangiare.
Un giorno si sono seduti a tavola aspettando il pranzo, guardandomi in silenzio. Ho detto che non c’era niente da mangiare, ma se avevano fame potevano benissimo prepararsi qualcosa. Nessuno ha risposto né cucinato: hanno bevuto un tè e sono andati a dormire.
In più, ho smesso di pulire la casa a fondo prima di ogni loro arrivo. Un giorno la moglie di mio cognato si è lamentata che i calzini bianchi della figlia si erano sporcati. Le ho risposto che non avevo avuto tempo per lavare i pavimenti, ma se era così preoccupata per la pulizia, il secchio e il mocio erano in bagno a sua disposizione. Da quel giorno non ha più avuto nulla da ridire.
E, soprattutto, ho smesso di mettere da parte me stessa per far spazio a loro. Non cambio più i miei programmi soltanto perché arrivano ospiti: alla sera, mi concedo un’ora in compagnia poi li saluto e proseguo con le mie attività. Se mio marito vuole tenere compagnia ai suoi, faccia pure. Se non ho impegni, inizio di proposito le pulizie pesanti, così passo con loro il meno tempo possibile.
Dopo l’ennesima visita, mio cognato una volta ha commentato con mio marito: “Forse il nostro tempo qui è finito?”. Chissà come gli è venuto in mente! Da allora, i cari parenti ci avvisano prima di venire, non si fermano mai a dormire e, soprattutto, le visite sono molto meno frequenti. Avete mai vissuto una situazione simile? E come ne siete usciti? Ne ho abbastanza del fatto che veniate ogni fine settimana! Forse vi sarà capitato di conoscere quel
Quando la porta si chiuse dietro la signora Valentina Moretti, nella stanza rimasero solo tre persone
Mia suocera ha deciso di venire a vivere nel mio appartamento, lasciando il suo a sua figlia.
Piccola Fiorella non riusciva a capire perché i suoi genitori non la amassero. Pareva che il padre si
Non ne posso più che veniate da noi ogni fine settimana!
Forse avrete incontrato anche voi quel tipo di persona convinta che il mondo giri solo intorno a lei, senza curarsi minimamente che anche gli altri abbiano i propri impegni. Mio cognato e tutta la sua famiglia si presentano a casa nostra ogni weekend, con bagagli e figli al seguito: lui, sua moglie, i loro due bambini e il fratello di lei. Un vero e proprio corteo familiare che si autoinvita e si piazza in casa nostra fino a domenica, senza mai preoccuparsi di chiedere se siamo liberi o se possiamo ospitarli.
Questa storia va avanti da quasi un anno, e io davvero non ne posso più. Amo ricevere ospiti, ma solo entro certi limiti: qui invece mi ritrovo a non poter sbrigare i miei affari o godermi un attimo di pace dopo una lunga settimana di lavoro.
Invece di rilassarmi, passo il weekend a cucinare, intrattenere ospiti, preparare letti e, quando finalmente se ne vanno, a lavare montagne di lenzuola. Ogni volta mi chiedo: ma si rendono conto di quanto sia maleducato presentarsi senza avvisare, pure se sono parenti? Forse sarei stata più tollerante se le visite fossero state rare, ma loro sono qui almeno tre volte al mese.
Io e mio marito non ci siamo mai comportati così con i nostri parenti, quindi forse dovremmo restituire il favore per fargli provare sulla loro pelle quanto sia piacevole. Ho chiesto a mio marito di parlarne con loro, ma lui si blocca per paura di offenderli. Forse in fondo non lo disturba così tanto? Lui si è rifiutato di aiutarmi, così ho dovuto agire da sola.
Per cominciare, ho smesso di cucinare nel weekend: chi viene si arrangia con gli avanzi della settimana, e se finiscono… beh, tocca cucinare da soli. Io pure posso stare senza mangiare.
Un giorno si sono seduti a tavola aspettando il pranzo, guardandomi in silenzio. Ho detto che non c’era niente da mangiare, ma se avevano fame potevano benissimo prepararsi qualcosa. Nessuno ha risposto né cucinato: hanno bevuto un tè e sono andati a dormire.
In più, ho smesso di pulire la casa a fondo prima di ogni loro arrivo. Un giorno la moglie di mio cognato si è lamentata che i calzini bianchi della figlia si erano sporcati. Le ho risposto che non avevo avuto tempo per lavare i pavimenti, ma se era così preoccupata per la pulizia, il secchio e il mocio erano in bagno a sua disposizione. Da quel giorno non ha più avuto nulla da ridire.
E, soprattutto, ho smesso di mettere da parte me stessa per far spazio a loro. Non cambio più i miei programmi soltanto perché arrivano ospiti: alla sera, mi concedo un’ora in compagnia poi li saluto e proseguo con le mie attività. Se mio marito vuole tenere compagnia ai suoi, faccia pure. Se non ho impegni, inizio di proposito le pulizie pesanti, così passo con loro il meno tempo possibile.
Dopo l’ennesima visita, mio cognato una volta ha commentato con mio marito: “Forse il nostro tempo qui è finito?”. Chissà come gli è venuto in mente! Da allora, i cari parenti ci avvisano prima di venire, non si fermano mai a dormire e, soprattutto, le visite sono molto meno frequenti. Avete mai vissuto una situazione simile? E come ne siete usciti? Ne ho abbastanza del fatto che veniate ogni fine settimana! Forse vi sarà capitato di conoscere quel
Avevamo veramente sperato che mia mamma andasse finalmente in pensione, si trasferisse in campagna e
Giulia era davanti al frigo spalancato, massaggiandosi le tempie per il nervoso. Era convinta che suo
Donna mia? Ma quando mai siamo andati in comune? sbottò Dario, incrociando le braccia. Abbiamo firmato carte?
La nonna ha cacciato suo nipote e la moglie e ha deciso, a ottantanni, di vivere da sola. La nostra nonna