Ce la faremo!

Ce la faremo

Quando le lacrime si esauriscono, quando non resta più la forza per sopportare il dolore della perdita, bisogna costringersi a vivere. Vivere, a ogni costo, per portare bene e felicità alle persone intorno. Soprattutto, sapere che qualcuno ha ancora bisogno di te.

Enrico e sua moglie Sofia piangevano accanto al loro figlio nella stanza d’ospedale, dove il tredicenne Luca era stato portato dopo essere stato investito da un’auto. Era il loro unico figlio, un ragazzino brillante e gentile, adorato dai genitori.

“Dottore, ci dica solo una cosa: nostro Luca ce la farà?” chiese Sofia, fissando il medico con speranza mentre lui distoglieva lo sguardo, incapace di promettere nulla.

“Facciamo tutto il possibile,” fu la risposta del dottore.

Enrico e Sofia non erano ricchi, ma erano pronti a trovare tutti i soldi necessari pur di salvare il figlio. Ma né il denaro né l’amore dei genitori potevano fermare l’inevitabile: Luca stava morendo. Era incosciente, e gli restavano solo poche ore.

Nella stanza accanto c’era Marco, un ragazzino di quattordici anni. Orfano, cresciuto in un istituto, la vita non era stata generosa con lui. Soffriva di una grave cardiopatia, e sapeva che non gli restava molto tempo. Per un ragazzo come lui, senza famiglia e con un cuore che poteva fermarsi da un momento all’altro, un trapianto era un sogno impossibile.

Quando il medico più anziano lo visitava, abbassava sempre gli occhi e ripeteva la stessa frase:

“Marcello, non preoccuparti, troveremo un cuore per te. Devi solo sperare e aspettare.”

Ma Marco sapeva che erano solo parole di conforto. Non piangeva.

“Il tempo passa, e niente cambia,” pensava. “Devo accettare la realtà. Guarderò fuori dalla finestra, il cielo azzurro, l’erba verde, il sole che riscalda tutti… presto non vedrò più queste cose.”

Gli facevano visita l’assistente sociale e il direttore dell’istituto, ma anche loro evitavano di guardarlo negli occhi.

“Andrà tutto bene, continuiamo a sperare,” dicevano. Lui annuiva, senza dirgli che aveva capito tutto.

Una volta, fingendo di dormire, sentì l’assistente parlare con il dottore.

“Se c’è anche solo una possibilità, salvate Marco. È un ragazzo buono. So che trovare un cuore non è facile, ma… magari un giorno…”

“Lo capisco, ma non dipende da me,” rispose il medico con un sospiro. “Vorrei aiutarlo, ma non posso promettere nulla.”

Marco respirava a fatica. Chiudeva gli occhi e pensava:

“Spero solo che non faccia troppo male, quando arriverà il momento…”

Il suo ammirico Michele, più grande di un paio d’anni, veniva a trovarlo e piangeva. Marco cercava di consolarlo:

“Non ti preoccupare, Michi. Lì forse c’è un’altra vita. Ci rivedremo, anche se non presto.”

Marco rimaneva sdraiato, riflettendo come un adulto.

“La mia vita pende da un filo. Che peccato non poter più sentire la pioggia calda, il sole brillante, la neve che scricchiola sotto i piedi.”

Non sperava più nei miracoli. Quando il dottore gli si avvicinò con uno sguardo insolito, Marco capì che qualcosa era cambiato.

“Preparati, Marco. Domani ci sarà l’operazione. Speriamo che tutto vada bene.”

Marco non ci credeva. Non sapeva che, nell’ufficio del primario, i genitori di Luca stavano vivendo il momento più doloroso. Sofia piangeva disperata:

“Non permetterò mai che il cuore del mio bambino vada a qualcun altro!”

Enrico taceva, combattuto. Ma il medico li convinse:

“Il vostro figlio non ce la farà. Ma potreste donare la vita a un altro ragazzo. Il tempo stringe, dovete decidere ora.”

Enrico lo fissò, gli occhi velati di dolore.

“Va bene. Che il cuore di Luca continui a battere in un altro bambino.” Sofia non parlò più. Le diedero un sedativo.

Nella sala operatoria, Marco chiuse gli occhi. Non aveva paura. Pensava solo che presto avrebbe rivisto i suoi genitori, morti anni prima in un incidente. Nessuno gli aveva detto che avrebbe ricevuto un trapianto.

Al risveglio, il dottore gli sorrideva: guardarlo negli occhi, finalmente.

“Tutto è andato bene, Marco. Ora sì che starai meglio.”

Quella speranza che non aveva più, tornò.

“Davvero? Mi hanno cambiato il cuore?” Poi si riaddormentò.

I genitori di Luca aspettavano fuori. Nella mente sapevano che il loro figlio era morto, ma nel cuore speravano che, in qualche modo, una parte di lui continuasse a vivere.

Il dottore uscì e li raggiunse.

“L’operazione è riuscita. Grazie per aver salvato Marco. Il cuore di Luca batte nel suo petto.”

Sofia scoppiò in lacrime. Enrico non riuscì a parlare, annuì soltanto.

Passò del tempo. Marco stava meglio. Conobbe i genitori di Luca, che lo visitavano spesso. Un giorno, Enrico e Sofia gli fecero una proposta:

“Marco, vogliamo adottarti. Se sei d’accordo.”

Lui ci pensò. Tornare all’istituto non voleva.

“D’accordo,” sussurrò.

Non sapeva che per loro la decisione era stata dolorosa. Sofia all’inizio si era rifiutata, ma il cuore di Luca che batteva in Marco alla fine la convinse. Litigarono, poi si abbracciarono e piansero insieme.

Marco si sentiva in colpa ogni volta che Sofia lo osservava, cercando in lui qualcosa di Luca. Ma lei non riusciva ancora ad accettarlo pienamente.

Quando andarono a casa per la prima volta, Enrico gli mostrò la camera di Luca.

“Ora è tua.” Marco vide un tablet sul tavolo e guardò Enrico, in silenzio.

“Prendilo pure.”

Marco lo sfogliò con curiosità, ma Sofia irruppe nella stanza.

“Non ti hanno insegnato a chiedere il permesso?”

Lui si bloccò, il cuore accelerò.

“Scusate, ma Enrico mi ha detto…”

Enrico intervenne, ma Sofia scoppiò in lacrime e uscì.

“Dovresti capire,” le disse lui. “Non puoi urlare così, soprattutto dopo l’operazione.”

“Lui non può stare male, e io sì?” replicò lei.

Marco sentì il peso della situazione. Forse sarebbe stato meglio tornare all’istituto.

I giorni passarono. Sofia continuava a paragonarlo a Luca.

“Luca faceva meglio. Luca era più bravo a scuola…”

Marco li chiamava “voi”. Enrico cercava di mediare.

“Dai tempo a tua madre. È difficile per lei.”

Un giorno, Sofia esplose.

“Basta! Non lo sopporto più!” Prese le sue cose e se ne andò dalla madre.

Quella sera, Marco si avvicinò a Enrico.

“Riportatemi all’istituto. Vi sto solo rovinando la vita.”

Enrico lo guardò negli occhi e vi trovò la stessa bontà che aveva visto in Luca. Lo abbracciò.

“Non importa, Marco. Siamo uomini. Ce la faremo.”

Vivevano in pace, cucinavano insieme, parlavano la sera. Ma mancava Sofia.

“Domani è il compleanno di tua madre,” disse Enrico.

Marco lo guardò, qualcosa scattò in lui. Lo abbracciò.

“Papà, domani riportiamo mamma a casa.”

Enrico pianse. Non sapeva se per quella parola – “papà” – o per la speranza di riunireIl giorno dopo, Marco ed Enrico andarono a prendere Sofia, e quando lei lo vide sulla soglia con quei fiori e lo sentì chiamarla “mamma”, capì finalmente che non era solo il cuore di Luca a battere in lui, ma anche tutto l’amore che meritava di ricevere.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

twenty + 10 =

Ce la faremo!