C’era una volta una donna che viveva in città, convinta di avere una vita degna.

C’era una donna che viveva in una città italiana. Si chiamava Maria Colombi. Viveva, a suo avviso, in maniera dignitosa. Non aveva una famiglia né figli, ma possedeva un appartamento suo, sempre impeccabile e pulito. E aveva un buon lavoro: contabile in una fabbrica di mobili.

Maria era arrivata tranquillamente ai 50 anni. Le piaceva la sua vita, specialmente paragonata a quella dei suoi vicini di casa. Era soddisfatta di come tutto andasse bene per lei, essendo una brava persona che non faceva del male a nessuno.
I suoi vicini, invece, erano diversi. Al piano viveva una signora di oltre 60 anni.

E che vergogna alla sua età, quasi pensionata, tingere i capelli di blu! Incredibile! E indossava vestiti e jeans attillati. Tutti ridevano di lei, considerata la matta del quartiere.

“Che scandalo!” pensava Maria Colombi, osservando la strana pensionata. Ed era felice di apparire più appropriata per la sua età.

Della terza vicina era imbarazzante anche solo parlare. Aveva ventun anni e già un bambino che sembrava avere cinque anni. Probabilmente era ancora a scuola quando era rimasta incinta. Dove erano i genitori? A proposito, la ragazza non aveva genitori, viveva da sola con la figlia. E aveva stretto amicizia con la pensionata dai capelli blu. Mentre la ragazza era fuori durante il giorno, la vicina badava alla piccola.

Maria Colombi non era sorpresa. “Simili attraggono simili”, pensava. “E mi evitano. Vedono una persona perbene e si vergognano a guardarmi negli occhi. Ci salutiamo in ascensore ed è tutto.”

L’ultimo vicino era un uomo di circa 30 anni. La prima volta che lo vide, ne fu scioccata. Tutte le braccia e il collo erano coperti di tatuaggi! Ma quale persona normale andrebbe in giro così? Certo che no!

Già da giovane, Maria Colombi disprezzava questi tipi di persone. Evidentemente non avevano altro modo di distinguersi se non deturpandosi la pelle. Attirare attenzione! Chissà, non sapranno farlo con l’intelligenza! Avrebbe fatto meglio a leggere libri.

Ogni giorno, vedendo i vicini in ascensore, Maria pensava così. Tornando a casa, era contenta di vivere come si doveva. A volte discuteva dei vicini con la sua unica amica al telefono. Non avevano altro di cui parlare, quindi “il tipo coi tatuaggi”, “la giovane madre” e “la vecchia folle” diventavano i principali argomenti di discussione.

Una sera, come al solito, Maria Colombi tornava a casa dal lavoro. Era di pessimo umore. Un ammanco in contabilità… Per la prima volta in tanti anni di lavoro. A chi daranno la colpa? Chi è colpevole? Ovviamente, la contabile. La testa le doleva fin dal mattino. E ora, all’improvviso, un ronzio nelle orecchie, e le gambe sembravano pesanti.

Con fatica raggiunse il portone e si sedette su una panchina. All’improvviso sentì un leggero tocco sulla sua mano. Alzando lo sguardo con difficoltà, vide con stupore la “pensionata” dai capelli blu.

– Cosa le succede? Sta male? – domandò premurosa.
– La testa… mi fa male… – mormorò Maria.
– Venga da Luca, oggi è a casa. È molto pallida, sembra stia male.
– Quale Luca? – chiese Maria.
– Luca vive al suo stesso piano. È un cardiologo. Non lo sa?

Saliti al piano giusto, la vicina bussò alla porta di Luca. Maria vide con sorpresa l’uomo tatuato che, a suo avviso, non poteva essere una persona rispettabile.

L’uomo misurò la pressione di Maria, la fece stendere sul divano e le diede una pillola. Ben presto il mal di testa e il ronzio passarono.

– Si prenoti una visita! Bisogna controllare la pressione, anche a donne giovani come lei, – sorrise il medico quando la donna si riprese.

– Grazie, – disse Maria sentendosi a disagio, ricordando come avesse parlato di lui con l’amica. “Pensa all’apparenza, ma l’intelletto è inesistente” – diceva. E lui, pensare che fosse un dottore, che salvava vite ogni giorno!
– Non c’è di che. Non si ammali! Se ha bisogno, dica pure!

Maria salutò il medico, tornò a casa e si sdraiò sul divano. Aveva sbagliato di grosso nei confronti dell’uomo… E la pensionata dai capelli blu si rivelò una buona persona. Le si era avvicinata e aveva chiesto come stava.

Qualcuno bussò alla porta. Sullo stipite c’era la pensionata dai capelli blu, tenendo per mano la figlia della giovane ragazza, che, secondo Maria, era diventata madre troppo presto.

– Volevo solo sapere se sta bene. Mi scusi, sono con Giulia, Anna è al lavoro… E volevo tanto conoscerla. Ma non osavo. Questa è stata l’occasione! Noi parliamo sempre tra vicini, e lei invece mantiene le distanze!
– Entrate, vi preparo un tè, – disse sorprendentemente Maria. – Grazie per aver aiutato quando mi ha visto star male…

– Ma si figuri. Non c’è da ringraziare. Vedo subito quando qualcuno sta male. Ho passato tutta la gioventù a prendermi cura di mia madre malata. Appena compiuti i 14 anni, lei si è ammalata. È morta quando avevo già superato i 30. Non ho studiato, niente romanzi, solo a curarla… Appena in tempo per avere un figlio. Non voglio ricordare. E ora sto cercando di vivere nella mia vecchiaia, – la vicina, con un sorriso colpevole, indicò i suoi capelli brillanti. – Ringrazio mia figlia per avermi aiutato a tingere i capelli. E mi compra magliette alla moda. Anche solo per poco, voglio sentirmi giovane. Ma Anna è in una situazione ancor peggiore.
– Chi è Anna? – chiese Maria.

– La porta accanto alla mia è sua. Giulia è sua sorella. I genitori sono morti in un incidente d’auto. Lei ha adottato la sorella, la sta crescendo. Ha lasciato l’università, lavora giorno e notte, poveretta. Luca la aiuta a volte con soldi. Luca, quello che oggi vi ha aiutato…

Dopo che la vicina se ne andò, Maria rimase seduta al tavolo della cucina con lo sguardo perso. Avrebbe dovuto offrire aiuto ad Anna; anche lei poteva prendersi cura di Giulia di tanto in tanto. Inoltre, da tempo voleva tingere i capelli di rosso.

Ma pensava che non fosse appropriato alla sua età. Domani doveva proprio consultarsi con la vicina su questo! E non doveva dimenticare di invitare Luca per un caffè, per ringraziarlo dell’aiuto.

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C’era una volta una donna che viveva in città, convinta di avere una vita degna.