Un vecchio gastronomia alla periferia di Brescia era molto amato dalla gente del posto: cibo delizioso, porzioni generose, commesse gentili. Giovanna Rossi lavorava lì da quindici anni, prima alla bilancia, poi come responsabile del reparto. Sapeva tutto, ricordava tutto: a chi servivano peperoni ripieni, a chi non dimenticare la polenta, e a chi versare abbondante, “con il cuore”.
Quel giorno tornava dal magazzino con un vassoio di gelatina di carne. Appena lo sistemò in vetrina, il suo sguardo incrociò una figura familiare: un uomo alto, con un cappotto consumato e un’aria malinconica, fermo al bancone come se cercasse qualcuno.
Giovanna si avvicinò in fretta:
“Se cerca Lisa, è ammalata. Tornerà la prossima settimana. Per lei, come al solito: polpette e costolette?”
L’uomo si stupì:
“Ricorda davvero cosa prendo di solito?”
“Certo. Lei è un cliente fisso,” rispose Giovanna, arrossendo.
Lui si confuse, ma poi aggiunse piano:
“Da tempo volevo venire da voi, Giovanna, ma finivo sempre da Lisa. Fa quasi rabbia.”
“E lei come sa il mio nome?”
“Lo dice il cartellino.”
Da dietro si sentì la voce irritata di Maria:
“Signore! Non si soffermi troppo, c’è già la fila!”
Lui sussultò:
“Scusi. Le polpette, per favore…”
E poi, più piano, guardandola negli occhi:
“Chissà se un giorno una brava donna mi farà le polpette come a casa. Scusi, Giovanna, non porta anelli… Se non è sposata, posso accompagnarla dopo il turno? Abito proprio qui, dall’altra parte.”
Giovanna annuì appena e gli porse il sacchetto. Il cuore le batteva forte, come da ragazzina.
“Allora, a stasera,” sorrise lui. “A proposito, mi chiamo Luca.”
Per tutto il giorno, Giovanna sembrava camminare sulle nuvole. Persino Maria se ne accorse:
“Gio’, sei ammalata? Hai le guance rosse come una ragazza al primo appuntamento!”
“Tutto bene, Mari’, è solo che sono felice.”
Alla fine del turno, Giovanna si mise un po’ di rossetto, si avvolse nella sciarpa e uscì. Luca l’aspettava già.
“Facciamo una passeggiata? O magari un cinema?”
Fuori, la pioggia mista a neve si appiccica alle ciglia. Camminavano lungo il viale, parlando piano, come se si conoscessero da sempre. A un certo punto, lui propose:
“Gio’, vieni da me? Un tè per scaldarci. Abito qui vicino.”
“Ma… non ci conosciamo neanche…”
“Come non ci conosciamo? Da un anno ti osservo. Entro, ti ammiro mentre lavori. Sei buona, sincera. Gentile con gli anziani, dolce con i bambini. Mi sembra di conoscerti da sempre. E tu… non mi riconosci?”
Lei sorrise:
“Va bene, Luca. Andiamo, altrimenti mi sciolgo davvero.”
A casa sua era semplice, ma accogliente. Lui le tolse il cappotto, sistemò le scarpe ad asciugare, preparò il tè al limone e tirò fuori i biscotti.
Quando fuori iniziò a nevicare forte, improvvisamente chiese:
“Resta. Io dormirò in cucina. Dove andresti ora?”
Giovanna si guardò intorno: caldo, tranquillità, e il cuore le diceva di non fuggire.
“Va bene… resto.”
Lei si coricò sul divano, lui in cucina. Ma al mattino si svegliarono insieme: dormire separati non era riuscito.
Quando Lisa tornò dopo la malattia, vide subito Luca che aspettava Giovanna alla fine del turno.
“Guarda te! Io sono via due giorni e tu già ti sei trovata un uomo!” rise.
In verità, Lisa era felice per lei. Perché Giovanna, quando era felice, brillava come il sole, e il suo calore arrivava a tutti. La vera felicità si vede da lontano. E persino le costolette e le polpette quella settimana andarono a ruba…
**E così si scopre che a volte, la vita ti riserva l’amore proprio dove meno te l’aspetti: magari dietro un bancone, tra due polpette e una tazza di tè.**