– Che bambino a quarantun anni! – urlava l’uomo a Nastia. – Alla tua età si diventa nonne! Nastia, non fare sciocchezze con quei libri per bambini!

“Che bambino a quarantun anni!” gridava il marito a Viola. “Alla tua età altre diventano nonne. Viola, non fare sciocchezze.

Capisco che per te la nostra opinione non conti, ormai lho capito. Ma hai pensato veramente a questo bambino?
Non voglio ballare al suo matrimonio con una flebo sotto braccio!

E se ci succede qualcosa mentre è ancora piccola? Decidi tu, insomma. Altrimenti chiederò il divorzio!”

Viola e suo marito, Carlo, erano sposati da ventanni. Si erano sposati giovani, lei ancora studentessa.

Tutti questi anni, Viola aveva creduto che Carlo fosse la sua roccia, il suo sostegno. Non avrebbe mai immaginato che un giorno lui si sarebbe opposto a lei.

Di recente, nella famiglia era scoppiato un grave litigio: Viola aspettava un altro figlio, inaspettato e tardivo.

Carlo era contrario:

“Viola, sei impazzita? Vuoi diventare madre alla tua età? Abbiamo già tre splendidi figli: Luca è alluniversità, Matteo e Davide finiscono la terza media. Non ti bastano?

E poi, cosa penseranno i ragazzi? Che i genitori sono usciti di senno?”

“Carlo, ho sempre sognato una bambina,” rispondeva Viola, testarda. “Se Dio ci manda questo dono, perché rifiutarlo?”

“E se fosse un altro maschio, ne facciamo un quinto?” ribatteva Carlo, infuriato.

“Ma sono sicura che sarà una femmina.”

Neanche i figli la sostenevano. Quando seppero della gravidanza, i gemelli Matteo e Davide dissero subito che non avrebbero condiviso la stanza con nessuno.

Anche Luca, il maggiore, espresse il suo parere:

“Mamma, non hai paura, alla tua età? E se ti succede qualcosa?”

“Andrà tutto bene,” lo rassicurava Viola. “Non sono poi così vecchia!”

In realtà, una simile situazione si era già verificata. Quando Viola aspettava il secondo figlio, anche allora Carlo non ne era felice.

Luca aveva tre anni e mezzo, i soldi scarseggiavano. Vivevano con i genitori di Carlo, e Viola litigava spesso con la suocera.

Ma quando i medici annunciarono che sarebbero stati gemelli, tutto cambiò. La suocera diede a Carlo i soldi per lanticipo di un appartamento, e lui divenne più presente.

Matteo e Davide, sorprendentemente, furono bambini tranquilli, e Viola riusciva persino a dormire. Luca era felice di avere dei fratelli con cui giocare e aiutava la mamma.

Questa volta, Viola sperava che tutto si sistemasse come per magia.

Ma già alla terza settimana iniziarono i problemi: si sentiva male al lavoro.

Viola faceva la manicure da oltre dieci anni, abituata agli odori di smalti e oli. Ora, però, anche solo la vista delle bottigliette la faceva star male.

Le medicine non aiutavano, e dovette lasciare il lavoro.

Passava le giornate a letto, incapace persino di lavare i piatti. Le pulizie erano impossibili.

Anche i pasti diventarono un problema, e Carlo e i ragazzi non erano contenti.

Con Viola senza stipendio, le finanze della famiglia si ridussero.

Carlo, infermiere al pronto soccorso, iniziò a fare doppi turni. Luca passò al serale e lavorava in un negozio di elettronica di giorno.

Viola vedeva il disappunto negli occhi di tutti, persino nei suoi genitori, che le dissero: “Alla tua età è rischioso avere un figlio.”

Anche le vicine di casa bisbigliavano alle sue spalle. Si sentiva insicura.

Nel secondo trimestre, Viola andò a un controllo.

Il medico la guardò con aria seria, misurando qualcosa sullo schermo. Viola tratteneva il fiato.

Dopo mezzora, chiese:

“Dottore, è maschio o femmina?”

“È una femmina. Ma cè un problema.”

“Cosa?”

“Non allarmarti, ma il tubo neurale non è completamente chiuso. Potrebbe nascere con disabilità.”

Viola scoppiò in lacrime:

“Non si può fare niente? Non ci sono medicine?”

Il medico distolse lo sguardo.

Uscita dallo studio, Viola camminò come in trance. Tornata a casa, scoppiò a piangere in macchina.

Carlo era in cucina, a scaldare la cena.

“I bambini non ci sono, è il momento giusto,” pensò Viola.

“Oggi ho fatto lecografia,” iniziò. “È una femmina, ma ha un problema al tubo neurale.”

“Che problema?”

“Potrebbe essere disabile. Il medico ha suggerito di interrompere, ma io non posso.”

“Sei pazza! Sai cosa significa? Domani andiamo insieme, prenderò io limpegnativa.”

“No, Carlo, non ci vado.”

“Allora non contare su di me! Non reggerò a vederti soffrire.”

Carlo prese una borsa e iniziò a riempirla.

“Cosa fai? Mi lasci?” singhiozzò Viola. “È tua figlia! Come puoi essere così freddo?”

“Non ho intenzione di vivere questincubo. Mia madre ebbe un figlio malato, visse solo sei mesi. Non lo reggerei.”

Prese la borsa e uscì.

La madre di Carlo, Teresa, lo vide arrivare con le valigie.

“Cosa è successo? Vi siete litigati?”

“Sì, chiederò il divorzio. Viola vuole tenere una bambina malata.”

“Figlio mio, la decisione è sua. Calmati, ti faccio un tè.”

Carlo sospirò:

“Mamma, se avessi saputo che Ivan era malato, lavresti tenuto?”

“Certo! Speravo fino allultimo. E poi, quellecografia potrebbe sbagliarsi.”

Carlo ricordò che lanno prima, un vicino aveva avuto una diagnosi sbagliata.

Il giorno dopo, andò in ospedale per chiarire.

Il medico non cera: “Lapparecchio si è rotto di nuovo,” disse linfermiera.

Carlo, sospettoso, portò Viola in una clinica privata.

“Tutto è normale,” disse la dottoressa. “La bambina è sana. Vuole sentire il cuore?”

Carlo pianse di sollievo.

“Ma ci avevano detto del tubo neurale…”

“È perfettamente chiuso. Ecco il referto.”

Viola si sentì sollevata. Carlo labbracciò.

Le successive visite confermarono tutto.

La piccola Giulia nacque sana. Allospedale cerano tutti, persino chi aveva criticato Viola.

“Somiglia a te,” disse Teresa al figlio, tenendo la nipotina. “Guarda che occhi azzurri. Sono fiera di te.”

Carlo adorava Giulia e passava tutto il tempo con lei.

“Vuoi guardare la TV con me?” lo prendeva in giro Viola.

“Più tardi,” rispondeva lui. “Io e Giulia abbiamo da fare.”

Anche i fratelli, che allinizio protestavano, organizzarono turni per portare la sorellina a spasso.

Viola poteva lasciarla a loro senza preoccuparsi.

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