Che importa chi si è preso cura della nonna! Legalmente l’appartamento è mio! – la disputa tra mia madre e me.

Che differenza fa chi ha accudito la nonna! Lappartamento, a tutti gli effetti, è mio! si lancia a gridare mia madre, Maria.

Mia madre mi minaccia di fare causa. Perché? Perché lappartamento della nonna Rosa non apparteneva a lei né a me, ma alla mia figlia. Maria la trova una vergogna. Secondo lei, la casa di Rosa avrebbe dovuto andare a lei, ma la nonna ha deciso diversamente. E perché? Probabilmente perché io e mio marito Luca abbiamo vissuto con lei per gli ultimi cinque anni, curandola e tenendole compagnia.

Maria è una persona molto egoista: i suoi interessi hanno sempre prevalso su quelli degli altri. È stata sposata tre volte, ma ha avuto solo due figli: me, Giulia, e la sorellina più giovane, Francesca. Con Francesca vado daccordo; con la mamma, invece, le cose sono più complicate.

Di mio padre non ricordo più nulla. Si è separato da Maria quando avevo due anni. Fino ai sei, ho vissuto con la mamma nella casa di nonna Rosa. Per qualche motivo trovavo la nonna poco simpatica, forse perché Maria piangeva sempre. Solo da adulta ho capito che Rosa era una donna di cuore: voleva solo che la sua figlia diventasse indipendente.

Dopo il primo divorzio, Maria si è risposata con un uomo che chiamerò il patrigno. Da lì in poi abbiamo vissuto tutti insieme. In quellunione è nata Francesca. Maria ha vissuto sette anni con il patrigno, poi lo ha lasciato. Questa volta non siamo tornati da Rosa. Il patrigno ha trovato lavoro e ci ha lasciati temporaneamente nella sua piccola casa. Tre anni dopo Maria si è risposata di nuovo e ci siamo trasferiti con il nuovo marito, Roberto, a Milano.

Roberto non era felice di trovarsi allimprovviso con dei figli, ma non ci ha mai fatto del male; ci ha semplicemente ignorati. Anche Maria era presa dal suo nuovo compagno, gelosa, e combinava scenate con piatti rotti.

Una volta al mese Maria iniziava a fare le valigie, ma il patrigno la fermava sempre. Francesca e io ci siamo abituate e abbiamo smesso di farci prendere in giro. Mi sono occupata delleducazione di Francesca, perché la mamma era sempre impegnata. Fortunatamente avevamo le nonne: Rosa ci ha dato una mano immensa. Poi sono andata in un residence e Francesca è andata a vivere da Rosa. Mio padre ci ha sempre aiutati, mentre Maria ci chiamava solo durante le vacanze.

Mi sono rassegnata al fatto che la mamma fosse così. Era abituata a non preoccuparsi di noi. Francesca, invece, non lottava mai contro le critiche: ne rimaneva particolarmente offesa quando Maria non è venuta al suo diploma.

Siamo diventate adulte. Francesca si è sposata e si è trasferita a Firenze con il marito. Io e Luca non avevamo fretta di sposarci, ma vivevamo comunque insieme in un appartamento a Roma. Io andavo spesso a trovare Rosa; eravamo molto legati, ma cercavo di non disturbarla troppo.

Poi Rosa è caduta male e è finita in ospedale. I medici hanno detto che le serviva una buona assistenza. Ho iniziato a farle visita tutti i giorni: portavo la spesa, cucinavo, pulivo, chiacchieravo e mi assicuravo che prendesse le medicine in orario. Per sei mesi lho curata, a volte con Luca al mio fianco, che aggiustava qualche cosa in casa e metteva ordine. Un giorno Rosa ha suggerito: Perché non vi trasferite qui? Così risparmiate laffitto e la mamma non vi fa più il mazzo.

Abbiamo accettato senza pensarci due volte. Rosa ci voleva bene e adorava anche Luca. Ci siamo trasferiti nella sua abitazione. Sei mesi dopo ho scoperto di essere incinta. Ovviamente abbiamo deciso di tenere il bambino. Rosa era al settimo cielo per il futuro pronipote. Abbiamo fatto una piccola cerimonia in un caffè con parenti, ma Maria non è neanche comparsa e non mi ha nemmeno telefonato per congratularmi.

Due mesi dopo la nascita della piccola Eleonora, Rosa è scivolata e si è rotto una gamba. È stato un vero incubo conciliare le cure alla nonna e al neonato. Ho chiamato Maria chiedendole aiuto; lei ha risposto che non poteva e sarebbe passata più tardi. La promessa è rimasta per sempre in aria.

Sei mesi più tardi Rosa ha avuto un ictus e si è trovata completamente allettata. Prendersi cura di lei è stato estenuante. Se non fosse stato per Luca, non so come avrei fatto. Dopo lictus Rosa è migliorata: ha ricominciato a parlare, a camminare e a mangiare. Ha vissuto ancora due anni e mezzo, abbastanza per vedere la sua pronipote Eleonora fare i primi passi. È morta serenamente, addormentata, durante il sonno. Per noi è stato un colpo duro: avevamo amato tanto la nonna e la sentiamo davvero mancare.

Maria è venuta solo al funerale. Un mese dopo è tornata, ha bussato alla porta e ha detto che lappartamento era suo. Era convinta di averlo ereditato. Quello che non sapeva era che Rosa aveva intestato limmobile a Eleonora subito dopo la nascita. Perciò Maria non avrebbe ricevuto nulla.

Naturale, la proposta non è andata affatto bene con lei. Ha iniziato a chiedere lappartamento, minacciando di farci causa. Che importa chi ha accudito la nonna! Lappartamento deve essere mio! ha urlato.

Io ho già parlato con un notaio e un avvocato: la casa è un regalo di Rosa a noi. Nessuna madre potrà strapparcela. Se avremo un secondo figlio, e sarà una bambina, la chiameremo proprio come la nonna.

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