Chiama l’ambulanza” – una voce nella mente di Kostya lo fece guardarsi attorno.

Nel trambusto di una giornata normale, mentre lavorava al computer, il telefono di Giuseppe squillò. Era sua madre, Emilia, che non lo disturbava mai senza motivo. Se chiamava, era sempre qualcosa di grave.

“Sono caduta,” disse la madre con voce tremula. “Mi sono rotta la gamba. Non riesco a muovermi.”

“Dove sei?” chiese Giuseppe, già in piedi, pronto a correre da lei.

“Davanti al supermercato Conad. Hanno già chiamato l’ambulanza, ma volevo avvisarti, non si sa mai…”

“Arrivo subito!”

Giuseppe saltò in macchina e sfrecciò via. Ancora un colpo di telefono: lo portavano all’ospedale regionale. Cambiò strada, frenando bruscamente. Quando arrivò, sua madre era già in sala operatoria. Rimase ad aspettare per ore, in quel corridoio grigio, pieno di odori di disinfettante.

“Tornate domani,” disse alla fine il chirurgo. “Dovremo spostarla in reparto.”

Era ormai sera quando Giuseppe uscì. Fermandosi in un bar, comprò del succo e frutta per la madre. Mentre tornava alla macchina, vide una donna barcollare, poi cadere a terra, immobile.

“Mi sente?” le chiese, scuotendola leggermente. Niente.

Un pensiero nitido, non suo, gli attraversò la mente: *Chiama un’ambulanza. Sollevale la testa.*

Si guardò attorno. Nessuno parla. Solo un uomo lontano, con un cagnolino al guinzaglio.

Chiamò il 118.

“È un ictus,” suggerì quella voce, mai sentita prima.

La donna, una certa Donatella Rossi, fu portata d’urgenza in ospedale. “Ha fatto bene a sollevarle la testa,” gli disse l’infermiere.

Giuseppe tornò a casa confuso. Chi gli aveva parlato? Non credeva alle voci, ai miracoli. Ma il giorno dopo, spinto da un impulso, chiese di lei al reparto di neurologia.

“L’avete vista in coma?” gli chiese Donatella, parlando con difficoltà. “Era accanto a mio figlio, Luca. Voi due parlavate…”

Luca, le spiegò, era in coma dopo un incidente.

“Se può,” disse lei, “accenda una candela per lui. A San Lorenzo.”

Giuseppe, che non metteva piede in chiesa da anni, obbedì. Pregò per Luca, per sua madre, per Emilia. Tre giorni dopo, il ragazzo si svegliò.

Poco dopo, i genitori della fidanzata, Silvia, offrirono ai due giovani un aiuto per comprare casa. “Sposatevi,” dissero.

Giuseppe provò a chiedere a Luca se ricordasse qualcosa, mentre era incosciente. Niente.

Col tempo, smise di cercare risposte. Forse si era immaginato tutto. Ma quando passava davanti a San Lorenzo, ogni tanto, accendeva una candela. Per precauzione.

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Chiama l’ambulanza” – una voce nella mente di Kostya lo fece guardarsi attorno.