Chiamata Sospetta

Chiamata sospetta

Vincenzo non capì subito che cos’era quel suono. Il telefono di casa sul frigorifero stava squillando.

– Pronto, posso parlare con Elisa? – chiese una voce maschile.

– Non c’è. E chi la cerca? – chiese Vincenzo, pur senza sapere bene il motivo, dato che era passato parecchio tempo dall’ultima volta in cui aveva parlato al telefono fisso.

– E tu chi sei per chiedermelo?

Vincenzo si irrigidì, ma rispose con calma:

– Suo marito.

– Davvero? Impossibile! – rispose il sconosciuto con tono sarcastico. – Marito?! Ah-ah-ah!

E poi la chiamata terminò.

Vincenzo posò la cornetta ripensando a quanto fosse di buon umore quando era tornato dal lavoro. Ora, invece, riaffioravano i ricordi più spiacevoli.

Dopo qualche momento di riflessione, prese il cellulare e compose il numero della moglie.

– Ciao! – rispose Elisa.

– Ciao! Qualcuno ti ha chiamato.

– Dove? – chiese sorpresa. – Chi?

– Al numero di casa. Un uomo.

– Chi era?

– Avrei dovuto chiedertelo. Mi ha trattato male e ha riso del fatto che sono tuo marito.

– Non capisco…

– Anch’io non capisco. Hai qualcuno?

Il silenzio di Elisa trafisse il cuore di Vincenzo. Taceva da troppo tempo.

– Vincenzo, hai bevuto? – chiese infine Elisa.

– Magari fossi ubriaco, – rispose scollegandosi.

Fino all’arrivo di Elisa, Vincenzo non trovò pace. Eventi di dieci anni fa, che credeva dimenticati, riaffiorarono come se fosse stato ieri.

All’epoca stavano per divorziare. Elisa aveva avuto una relazione. Voleva andarsene, ma Vincenzo fece di tutto per salvare il matrimonio: da piccolo si era promesso che suo figlio non sarebbe cresciuto senza un padre.

I loro rapporti cambiarono radicalmente. Vincenzo capì i sentimenti di Elisa. Riconobbe di averla data per scontata e di non averla più vista come prima. Parlarono apertamente e trovarono pace tra di loro.

Perfino in vacanza tornarono dove si erano rilassati prima del matrimonio. La riconciliazione divenne una seconda luna di miele.

Tutto andava bene. Poi nacque la piccola Valeria.

E ora, quella telefonata.

Vincenzo non immaginava quanta oscurità potesse emergere nella sua anima. Logorato, immaginava ogni parola da dire a sua moglie. Quando la chiave girò nella serratura si sentì come vuoto.

Elisa appoggiò la borsa e andò in bagno. Il caldo era insopportabile.

Mentre faceva la doccia, Vincenzo le preparò la cena e mise a scaldare la teiera, poi si ritirò in salotto. Ascoltava Elisa entrare in cucina e la figlia seguirla.

«E ora, che si fa in questi casi?» pensò Vincenzo.

Guardò la TV finché Valeria non andò in camera sua. Poi andò in cucina. Elisa lo fissava con calma.

«Sta aspettando la resa dei conti», pensò Vincenzo.

– Allora? – chiese lui.

– Allora cosa? – rispose Elisa irritata.

– Aspetto spiegazioni, – disse sedendosi a un tavolo.

Elisa impallidì. Rispose lentamente, scegliendo bene le parole:

– Non ho nulla da dirti, Vincenzo. Non so chi abbia chiamato. Tutti gli uomini autorizzati a chiamarmi li conosci.

– Bene, bene, – mugugnò lui, ritirandosi.

Un rumore improvviso, il frantumarsi di piatti e suoni strani lo fecero tornare in cucina.

La cucina, in cui entrarono insieme con la figlia, era disseminata di cibo. I piatti giacevano in frantumi.

Elisa stava piangendo. Era seduta con la testa tra le braccia sul tavolo.

Vincenzo le corse accanto…

La sollevò e la portò in bagno. Aprì l’acqua e la trascinò sotto la doccia. Quando fu più calma, l’avvolse in un asciugamano e la portò in camera da letto.

Elisa era tranquilla. Non era chiaro se fosse sveglia o meno. Quando Vincenzo udì il suo respiro regolare, si sedette a terra accanto al letto. Rimase lì fino all’alba.

Non sapeva se avesse dormito. Si alzò quando Elisa si svegliò.

Nella cucina incontrò la figlia:

– Com’è la mamma? – chiese a bassa voce.

Vincenzo scrollò le spalle in silenzio.

– Papà, cos’è successo?

– Non lo so ancora bene, ma credo di averla ferita.

Più tardi, venne anche Elisa. Accese il bollitore senza guardarlo.

Quel giorno era il suo giorno libero, così Vincenzo decise di rimanere con lei. Chiamò a lavoro per avvisare. Valeria era a scuola, e rientrò in cucina. Elisa stava lavando i piatti.

Sedette aspettando che finisse.

– Dobbiamo parlare, – cercò di dire con calma.

Lei si voltò e disse con decisione:

– Non ho intenzione di giustificarmi. Non c’è niente da giustificare.

– No, non è questo, – cercò subito di tranquillizzarla. – Scusa per ieri. Hai ragione, sono esploso. Ma ti amo tanto.

– Me ne sono accorta, – rispose, guardando da un’altra parte.

– Scusa, – tentò di prendere le sue mani, ma lei le ritirò.

Vincenzo sospirò.

– Senti, quella chiamata non è stata un caso, questo è chiaro. Certi coincidenze accadono raramente…

– Ma accadono, – lo interruppe Elisa.

– Ti prego, non interrompere, – chiese Vincenzo. – Sto cercando di capire. Hai nemici?

Elisa pensò e rispose:

– Non credo. Ma nel commercio non si sa mai…

Nel quartiere avevano un piccolo negozio di alimentari che Elisa aveva aperto prima del matrimonio.

– Hai avuto conflitti con clienti recentemente?

– Vincenzo, è una cosa quotidiana, soprattutto con chi beve. Sono già ubriachi al mattino. Urla, minacce – routine.

– Chiaro. Andiamo in salotto.

Elisa esclamò:

– Ricordo! L’altro giorno un uomo si era comportato male. Voleva vodka. La commessa si rifiutò di vendergliela, iniziarono a litigare. Sono uscita, ho provato a calmarlo… Non ci sono riuscita, abbiamo dovuto chiamare la polizia. È scappato ma ha detto che non mi avrei dimenticato di lui presto.

Vincenzo, pensando, prese il cellulare e chiamò:

– Ciao Sergio! Ho un favore da chiederti. Qualcuno ha minacciato mia moglie, ha chiamato a casa.

Raccontò i dettagli.

– Ha chiamato solo una volta?

– Solo una volta che ho sentito io, – guardò Elisa. – Nessuna chiamata che ricordi.

– Avete la segreteria? Ascoltala.

– Sicuro, ti richiamo.

Attivò la segreteria.

Riconobbe subito la voce: «Eli, sono io. Quando ci vediamo? Mi manchi. Richiamami». E così diversi messaggi.

Anche Elisa riconobbe la voce.

Poi tutto accadde velocemente. Vincenzo prese il nastro e uscì. Tornò dopo tre ore, eccitato. Andò subito da Elisa, l’abbracciò e disse:

– Risolto. Abbiamo trovato quel maleducato. Quasi gli rompo la mascella. Non so cosa mi sia preso ieri. Pace?

Elisa lo guardò negli occhi e disse:

– L’amore senza fiducia non esiste.

– Scusa, scusa, scusa, – riuscì solo a dire, riempiendola di baci.

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