Ci siamo svegliati di colpo per gli abbai acuti del nostro cane, che stava seduto in mezzo alla camera fissando il soffitto con attenzione… poi abbiamo notato qualcosa di terribile e chiamato la polizia.
Stanotte ci siamo svegliati per il suono improvviso e assordante dei suoi latrati.
Allinizio non capivo cosa stesse succedendo: la stanza era buia, il mio cuore batteva allimpazzata, e il cane continuava ad abbaiare senza sosta, come se volesse avvertirci di qualcosa di spaventoso.
Mio marito, Marco, accese bruscamente la luce e ci sedemmo entrambi sul letto. Il cane, un pastore maremmano di nome Leone, era fermo in un angolo e fissava senza sosta un punto preciso.
«Avrà visto di nuovo i fantasmi», provai a scherzare, ma la mia voce tremava.
Ma quella volta non era il momento di ridere. La stanchezza, la rabbia per essere stati svegliati nel cuore della notte e quella strana tensione nellaria rendevano tutto ancora più inquietante.
Chiesi a Marco di portare Leone in unaltra stanza per poter dormire, ma appena lui gli si avvicinò, il cane si divincolò e tornò di corsa verso lo stesso angolo, ringhiando e abbaiando.
«Che vuoi, eh? Perché non ci lasci riposare?» disse Marco, irritato.
Poi, allimprovviso, si bloccò. Fissò lo stesso punto che attirava lattenzione del cane.
«Chiama subito la polizia», disse con voce tagliente.
«Perché? Che cè?» guardai anchio, la voce che mi tremava.
E allora vidi qualcosa di agghiacciante proprio nella nostra camera da letto.
Nellangolo, quasi invisibile tra le pieghe della carta da parati e lombra dellarmadio, cera un minuscolo punto nero: lobiettivo di una telecamera.
Io e Marco rimanemmo paralizzati. Era nascosta così bene che, senza Leone, non lavremmo mai notata.
La polizia arrivò mezzora dopo. Gli agenti rimossero il dispositivo, lo collegarono a un portatile e controllarono i video.
Non riuscirono a identificare chi lavesse piazzataqualcuno aveva coperto le proprie traccema dissero che telecamere del genere vengono usate per spiare gli inquilini o raccogliere informazioni compromettenti.
Io e Marco cercammo di capire: chi poteva volerlo? Non avevamo nemici, né oggetti di valore in casa.
Dopo qualche giorno, linvestigatore ci richiamò. La telecamera era collegata a un server situato nel seminterrato della casa accanto alla nostra.
Quando fecero irruzione, scoprirono che uno dei nostri viciniun uomo tranquillo e insignificante sulla quarantinaraccoglieva da anni registrazioni simili negli appartamenti di diversi condomini.
Approfittava persino dellinvito a «prendere un caffè» per nascondere le telecamere nelle case degli altri, abusando della loro fiducia.
Ma la cosa più raccapricciante fu che, tra centinaia di file, trovarono una cartella con il nostro nome. Dentro cerano registrazioni delle ultime settimane. Ogni nostro movimento, ogni conversazione, persino i momenti più intimi tutto era lì.
Il vicino fu arrestato.
E Leone? Per noi è diventato un eroe. Senza i suoi abbai quella notte, avremmo continuato a vivere sotto gli occhi di uno sconosciuto, senza neanche saperlo.