Cinque anni fa, la mia vicina anziana perse il marito veterano e rimase sola.

Questa storia risale a cinque anni fa. La mia vicina, la signora Vera, aveva perso il marito, un veterano di guerra, e si era ritrovata completamente sola. Non avevano avuto figli e la signora Vera ricordava spesso il suo caro Matteo.

Si erano sposati poco prima dello scoppio della guerra. Poi Matteo partì per il fronte e la fedele Vera, detta Verina, lo attese. Matteo tornò vivo, ma senza la mano sinistra. Amava sua moglie e le teneva molto. Le aveva promesso che l’avrebbe sempre protetta, ma alla fine non mantenne la promessa. Morì lasciandola sola.

Il giorno dell’anniversario della morte di Matteo, arrivò un grosso gatto nero. Apparve di notte, dal nulla, miagolando tristemente alla porta. Fuori c’era una tempesta di neve e il vento ululava furiosamente, ma in qualche modo la signora Vera udì il miagolio. Quando uscì, vide il gatto sconosciuto. Mosso a compassione, lo fece entrare in casa e gli mise una ciotolina di latte.

Ma il gatto, con un’aria indipendente e orgogliosa, rifiutò il pasto e girovagò per la casa. Dopo averla esplorata con attenzione, scelse un posto sul cuscino della padrona, si accoccolò e si addormentò subito. La signora Vera, stranamente, non lo cacciò e si mise a dormire accanto a lui.

La mattina seguente osservò meglio il gatto. Appariva curato e ben nutrito, per nulla un randagio. Era nero come la pece, con grandi occhi verdi e un’aria molto sicura di sé. Inoltre, un particolare non trascurabile: mancavano le dita della zampetta anteriore sinistra. “Proprio come il mio Matteo!” sospirò la vecchia.

Il gatto nel frattempo saltò dolcemente sulle sue ginocchia e inizio a fare le fusa. “Gatto, ti dobbiamo pur dare un nome… forse ti chiamerò Vito?” propose affettuosamente, carezzandolo e grattandolo dietro l’orecchio. Il gatto sussultò e la guardò con occhi così umani che la signora Vera rimase sbalordita.

GLI OCCHI ERANO UMANI! NON “SIMILI AGLI OCCHI UMANI”, MA VERI E PROPRI OCCHI UMANI!
“Capisco, ‘Vito’ non ti piace. E se ti chiamassi Tommaso? È un bel nome” mormorò perplessa. Il gatto, contrariato, miagolò, balzò giù dalle ginocchia e iniziò a grattare il divano con concentrazione.

“Va bene, va bene. Non ti darò ancora un nome. Sarai solo ‘Gatto’. Ma lascia stare il divano” disse gentilmente la vecchia. Borbottando qualcosa d’incomprensibile, il gatto esaudì la sua richiesta e si allontanò con dignità verso un’altra stanza.

E così iniziarono a vivere insieme: la signora Vera e il Gatto. La visitavo spesso, e la signora Vera raccontava storie incredibili sul suo Gatto! Prima di tutto, il Gatto la curava. Dopo la morte del marito, la signora Vera aveva avuto un infarto e il cuore la tormentava spesso. Ma appena si sdraiava, il Gatto si avvicinava, si accovacciava caldo e morbido sul suo petto, faceva le fusa e si addormentava. Il dolore spariva come per magia!

Un giorno accadde qualcosa di veramente strano! La signora Vera si era appena sdraiata, con il Gatto addormentato accanto a lei. Bussarono alla porta. Alzandosi, andò ad aprire, con il Gatto al seguito. Era Vittorio, il bevitore del paese, che infilandosi con prepotenza tra la porta e lo stipite, chiese soldi per pagare i suoi vizi. La signora Vera cercò di dirgli di no, ma lui insisteva, diventando sempre più aggressivo. Arrivò al punto di insultarla e mancare di rispetto alla memoria del suo defunto marito.

Improvvisamente, il Gatto ringhiò e si lanciò contro il malintenzionato. Vittorio lo allontanò, ma il Gatto attaccò di nuovo, puntando direttamente alla gola. Imprecando, Vittorio cedette e se ne andò. E il Gatto, guardando la padrona con i suoi OCCHI UMANI, alzò la coda con orgoglio e si ritirò in casa con un’aria di missione compiuta.

Un giorno la signora Vera doveva andare in comune per delle questioni riguardanti il legname e mi chiese di accompagnarla. Prendemmo l’autobus per il centro città. Accettai, prendendo mezza giornata dal lavoro, e la mattina presto passai a prenderla. La trovai seduta sul letto in abiti casalinghi, smarrita e confusa.

“Signora Vera, perché non è pronta? Dobbiamo partire, magari prendiamo una coincidenza,” dissi.

“Anna, non posso andare. Perdonami,” mormorò piano.

“Perché?” chiesi sorpresa.

“Non so come spiegartelo… non ridere… ma il Gatto mi ha detto di non andare.”

“Ma cosa dite?! Ho preso il giorno libero per venire con voi, e mi dite di un Gatto parlante! Forza, preparatevi!” risposi irritata.

“Ascoltami, cara Anna. Ho preparato tutto la sera prima, pronto per la partenza. Ho fatto un sogno… il Gatto mi parlava, proprio come fai tu ora. Mi osservava e diceva: ‘Rimani a casa, Verina. Non dovresti partire domani.’ Mi sentivo paralizzata. Non tanto perché il Gatto parlava, ma mi ha chiamato ‘Verina’! Così mi chiamava solo il mio defunto Matteo! E LA VOCE ERA IDENTICA A QUELLA DI MATTEO! Mi sussurrava quella canzone che Matteo amava: ‘Nelle selvagge steppe della Siberia, dove l’oro viene estratto nelle montagne… Ricordi, Verina, cantavo questa quando partivo per il fronte?’

Alla fine trovai il coraggio di chiedere: ‘Matteo, sei davvero tu?!’

‘CHI ALTRIMENTI?! VEDO CHE TI È DIFFICILE DA SOLA, PER QUESTO SONO TORNATO…’

Quindi, Verina, stai tranquilla e domani resta a casa. In ogni caso, non ti diranno nulla di buono. Il legname arriverà comunque tra una settimana. Riferisci a Lucia di non sottoporsi all’operazione. Non ce la farà…’

E poi mi svegliai…”

Era incredibile, ero senza parole! Rimasi lì, a bocca aperta come un pesce. Poi mi colpì un pensiero: “Signora Vera, come si sente? Forse dovremmo chiamare il pronto soccorso? La pressione potrebbe essere alta.”

“Mai stata meglio, cara Anna. Ho parlato con il mio adorato Matteo!” rispose attraverso le lacrime, sorridendo. Controllai la sua pressione. Sorprendentemente, era normale!

Da quel momento, la signora Vera iniziò a chiamare il suo Gatto Matteo. Curiosamente, lui rispondeva subito a quel nome!

Presto le previsioni della signora Vera (o del Gatto?) iniziarono a realizzarsi. L’autobus su cui dovevamo viaggiare rischiò di ribaltarsi proprio quel giorno. Il ghiaccio aveva ricoperto la strada, l’autobus scivolò e il conducente perse il controllo. Fortunatamente, nessuno morì, ma molti rimasero feriti. Coincidenza? Forse. E, esattamente una settimana dopo, il legname arrivò a casa della signora Vera…

La vicina mi chiese di contattare Ludovica, la nipote di Matteo, per convincerla ad evitare un intervento programmato. Ma lei non diede retta, e morì sul tavolo operatorio…

ANCORA UNA COINCIDENZA? Non la penso così. Così continuarono a vivere insieme: la signora Vera e il suo Gatto Matteo. Continuò a curarla e a proteggerla, rimanendole accanto fino alla fine della sua vita…

La signora Vera visse fino a 94 anni. Morì l’anno scorso. Fino all’ultimo istante era in piedi e si preoccupava per il suo Matteo. Mi fece promettere di prendermi cura di lui se le fosse accaduto qualcosa. Se ne andò serenamente, nel sonno…

Ricordo come Matteo pianse la perdita della sua padrona. Non era più giovane e il suo mantello nero una volta lucido era ormai imbiancato. Per tutti e tre i giorni in cui il corpo della signora Vera rimase in casa, Matteo non si allontanò mai dalla bara. HO VISTO CON I MIEI OCCHI LE LACRIME SCIVOLARE GIÙ DAI SUOI OCCHI!

Gli ospiti lo rimproveravano, lo scacciavano, qualcuno cercava perfino di colpirlo… ma in qualche modo, lui riusciva sempre a tornare accanto alla bara. Sedeva e piangeva.

Matteo seguì la sua padrona fino alla tomba e, quando fu interrata, rimase lì. Cercai di prenderlo per portarlo da me, ma lui scappò…

Il Gatto restò al cimitero, sulla tomba della signora Vera e di suo marito. Non volle venire con me, quindi ogni giorno andavo a trovarlo e lo nutrivo. Ero molto preoccupata per come avrebbe affrontato l’inverno e cercai di portarlo a casa con la forza. Una volta ci riuscii, ma lo stesso giorno scappò via, e lo ritrovai al cimitero.

L’inverno fu rigido, ma il Gatto riuscì a superarlo. Morì all’inizio della primavera. Quando andai a portargli da mangiare come al solito, trovai Matteo acciambellato sulla tomba, accanto alla croce della signora Vera, sembrava proteggessi il suo riposo…

Non so se Matteo fosse davvero solo un gatto qualsiasi o se in lui si fosse incarnata l’anima del defunto Matteo…

Oggi si parla molto di reincarnazione, si dice che nella vita successiva si possa diventare qualunque cosa, anche un gatto. Non so se sia possibile. Ma per qualche motivo, voglio credere che nell’aspetto del Gatto ci fosse l’anima del caro Matteo. È tornato dalla sua adorata Verina, per proteggerla e salvarla…

E le rimase accanto fino alla fine, come aveva promesso.

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