**Diario Personale**
Stamattina, mia suocera ha avuto una reazione esagerata quando le ho detto che mio marito Luca si è ammalato. «In che condizioni è?» ha esclamato, come se stesse morendo. «Dorme, ha solo un po di febbre, niente di grave. È iniziato linverno, capita.» Ma lei non ci sta: «Non è solo linverno! È colpa del tuo lavoro! Quante volte ti ho detto di cambiare? Porti a casa chissà cosa da quel negozio!»
Io, Giulia, dormivo ancora quando un rumore improvviso mi ha svegliata. Qualcuno aveva aperto la porta di casa! Ho strofinato gli occhi e guardato la sveglia: erano appena le otto.
«Luca, tesoro, sei tu?» ho chiesto, confusa, ascoltando i rumori in casa. Nessuna risposta. Solo il suono della porta del bagno che si apriva… e poi silenzio.
Mi sono infilata la vestaglia e sono corsa a piedi nudi verso il bagno. Quando ho spalancato la porta, la scena mi ha lasciata a bocca aperta. Luca, lì davanti allo specchio, si osservava la lingua con aria preoccupata.
«Giulia, è vero che quando sei malato la lingua diventa bianca?» mi ha chiesto.
«Sei malato?» ho bofonchiato, ancora assonnata.
«Credo di sì,» ha sospirato, toccandosi la fronte. «Mi serve il termometro. Dovè? Devo sdraiarmi. Mi hanno persino mandato via dal lavoro. Forse dovremmo chiamare il dottore.»
Ho preso il termometro. 37.5. Ecco fatto, linverno è arrivato e Luca è a letto. Il medico è venuto unora dopo e gli ha dato il certificato per il riposo.
Ho chiamato mia madre: «Potresti andare a prendere Matteo allasilo? A casa non può venire, Luca è malato.» Lei era felice: adora suo nipote, vive sola e Matteo è la sua gioia.
«Cosa ha Luca? Niente di serio, spero.»
«No, niente di che. Il medico è venuto, gli ha prescritto delle medicine, riposerà.»
«E tu come stai?» si è preoccupata.
«Tutto bene! Devo andare al lavoro nel turno di pomeriggio, chiederò alla suocera di controllare Luca stasera. E così sarà tutta la settimana. Va bene, grazie, mamma, ci sentiamo.»
Cosa fare ora? Un brodo di pollo leggero, ma prima devo andare in farmacia e al supermercato. Tirerò fuori dal freezer le cosce di pollo, comprerò carote e patate.
In farmacia ho preso tutto il necessario. A pranzo ho svegliato Luca. «Alzati, mangia un po di minestra,» gli ho detto, scuotendolo delicatamente.
Si è seduto a letto, pallido. «Mi sento male. Me la puoi portare qui? Non riesco ad andare in cucina.»
«Davvero così male? Va bene, te la porto. Poi misuriamo la febbre»
Dopo il brodo, la febbre era sempre 37.5. Gli ho dato una pastiglia. Si è girato verso il muro e si è riaddormentato. Meno male. Speriamo solo che non mi ammali anchio: a lui pagano la malattia interamente, ma al negozio dove lavoro non è così semplice. E poi ci sono i debiti, non posso permettermi di stare male. Ho chiamato mia suocera:
«Signora Bianchi, Luca è malato. Se puoi, controllalo stasera. Di solito al negozio è pieno di clienti, non riesco a chiamarlo.»
«Come? Malato? E in che stato è?» ha esclamato, drammatica.
«Dorme. Ha un po di febbre, niente di grave. È linverno, capita.»
«Non è solo linverno! È colpa tua e di quel lavoro! Quante volte te lho detto? Cambia!»
«Signora Bianchi, io sto bene! E poi, anche voi dicevate che Luca da piccolo si ammalava subito. Fa freddo, non centra niente il lavoro.»
Per evitare altre polemiche, ho chiuso la conversazione. La suocera ha la tendenza a fare drammi, e probabilmente sarebbe arrivata entro unora. Pazienza, almeno controllerà Luca, tanto io devo prepararmi per il lavoro.
E infatti, è arrivata con scatole di erbe e tisane per il figlio, «giusto per aiutare». Bene, se lo dice lei. Ha cominciato a lamentarsi quando ha visto che Luca aveva la maglietta sudata.
«Come hai fatto a non accorgertene? Così peggiora!»
«Signora Bianchi, stava dormendo, cosa potevo fare?»
Sono andata al lavoro. Dopo qualche ora, ho cominciato a sentirmi debole. Eccoci, ora tocca a me. Ma non posso darlo a vedere, devo finire il turno. A casa, la febbre era più alta della sua. Vorrei lamentarmi con Luca, ma lui era troppo concentrato su se stesso.
«Ho brividi e mi gira la testa. Tua mamma mi ha dato il tè con miele e lamponi, sembrava andasse meglio, ma ora di nuovo male. Cosa devo prendere?»
«Sai, neanchio mi sento bene»
«Be, prendi qualcosa anche tu,» ha detto, tornando a guardarsi la lingua allo specchio. «Ancora bianca, incredibile.»
No, non posso ammalarmi! E tanto meno lamentarmi: se lo dico a mia madre, mi chiamerà ogni cinque minuti con consigli; se lo dico alla suocera, mi accuserà; e Luca è troppo preso dalla sua condizione.
Ho deciso: niente lamentele, prendo le medicine di nascosto e vado a lavorare. I debiti non aspettano.
Tutta la settimana, Luca si è crogiolato nella sua malattia, come se fosse luomo più sfortunato del mondo. Anche quando il termometro segnava 37 esatti, lui continuava a dire che stava malissimo.
La suocera è venuta spesso con le sue pozioni e i suoi rimedi. Lultima cosa che volevo era incontrarla, visto che anche io non ero al meglio.
Luca non ha notato nulla: dormiva, guardava la TV, scrollava il telefono. Tornando a casa, misuravo la febbre, e solo il quarto giorno è tornata normale.
Anche se mi sentivo debole, sono andata avanti. Luca è rimasto a letto molto più a lungo, con più pretese: «Portami da mangiare, misurami la febbre, fammi bere.»
La suocera dice che da piccolo si ammalava spesso, ma in cinque anni di matrimonio questa è stata la prima volta, ed è stato insopportabile!
Ogni piccolo malessere era una tragedia, con lamentele continue.
La settimana dopo, è stato dichiarato guarito. Matteo è tornato a casa. Domani Luca riprende a lavorare.
Stasera, seduti in cucina con una tazza di tè, mi ha detto: «Da bambino era tutto più facile, ma questa volta ho sofferto tanto, non immagini neanche!»
«Ma cosa cera di così terribile?»
«Eh, facile parlare quando stai bene!»
«Anchio stavo male, ma tu non te ne sei accorto.»
Mi ha guardato con scetticismo, poi ha sorriso, come se avessi scherzato. «Ma dai, andiamo a dormire.»
Ho sospirato. No, non se nè accorto.
E va bene.
Come nella barzelletta: una donna che ha partorito può solo immaginare cosa prova un uomo con 37 di febbre






