Comodamente seduta sul divano del bar, aspettava l’ordine, godendosi il suo amato cappuccino e un éclair prima della giornata lavorativa.

Seduta comodamente sul divano del bar, Giulia aspettava il suo ordine, gustando un cappuccino e un éclair prima della giornata lavorativa. Si sistemava spesso lì per concedersi un momento di piacere, un piccolo rito per iniziare la giornata con il sorriso. Fuori dalla finestra, i fiocchi di neve cadevano leggeri. Con un sorso della bevanda calda, osservò due ragazze al tavolo accanto, immerse in una chiacchierata vivace.

“Ma guarda, ho visto la fidanzata del mio ex laltro giorno. Davvero, non è che sia un gran che. Cosa ci trova in lei?” disse una.

“Magari fa i cannoli più buoni della città? O chissà, forse ha qualche magia sotto le lenzuola?” rise lamica.

“Ma dai, basta! Guarda le sue foto su Facebook. Non brilla certo per bellezza.”

Le due scoppiarono a ridere, mentre Giulia si irrigidì. Le tornarono in mente le parole che sua madre aveva detto anni prima, parlando con suo padre: “La nostra Giulia non è una bellezza, ma almeno si farà valere con limpegno.”

Cresciuta, aveva curato meticolosamente il suo aspetto. Ma nonostante gli sforzi, si sentiva sempre inadeguata. “Tieni duro, piccola,” le diceva la madre. “Se non sei bella, affascinali con lintelligenza. Studia, impegnati, perché non resti sola.”

A scuola si vergognava del suo corpo poco femminile. Alluniversità imparò a vestirsi con stile e a truccarsi. Trovò persino un ragazzo, ma lui non perdeva occasione per scherzare sul suo “sedere piatto” o i “piedi grandi”. Capì che, per quanto intelligente, difficilmente sarebbe stata amata davvero. Si rassegnò e andò avanti.

Finita la colazione, corse al lavoro. A pranzo doveva passare da unamica per dar da mangiare al gatto e innaffiare le piante. Marta era partita per due settimane in Tunisia, e suo marito Luca raramente era a casa. “Se per caso si incontrassero, lui non la degnerebbe neanche di uno sguardo,” aveva pensato Marta, tranquilla prima della partenza.

Arrivata a casa dellamica, Giulia riempì la ciotola del gatto addormentato, Romeo, poi si dedicò alle piante. Dallaltra stanza arrivava musica. Riconobbe la canzone e iniziò a cantare: “Brilla una stella lontana, ancora così distante da casa” Allimprovviso, lappartamento si riempì di unatmosfera magica. Tra quelle piante, nella melodia, si sentì leggera, come sospesa nellaria. Senza accorgersene, iniziò a ballare, lasciandosi trasportare dalla musica e dal profumo dei fiori.

Poi, dei passi.

Si voltò di scatto. Luca! E con lui un altro uomo. Entrambi sembravano stupiti. “Che vergogna,” pensò Giulia.

“Giulia, ciao. Questo è il mio amico Marco. Siamo passati a prendere dei documenti. Ballavi così bene che non abbiamo potuto distogliere lo sguardo. Scusa se ti abbiamo disturbato.”

“Io Marta mi ha chiesto”

Si affrettò verso la porta, ma non vide Romeo sotto i suoi piedi. Inciampò e cadde pesantemente a terra. Tutto diventò nero.

Si risvegliò in ospedale.

“Buongiorno. Come sta? Sono Elena, la sua vicina di letto. Niente di grave, solo una lieve commozione. È già passato un fattorino e un ragazzo con dei fiori per lei,” le sorrise la ragazza.

“Grazie,” mormorò Giulia.

Si alzò lentamente, raggiunse il davanzale e aprì un sacchetto. Dentro cerano frutta, succo e i suoi éclair preferiti. Dovevano essere di Marta e Luca.

Poi notò i fiori e un biglietto: “Giulia, salve. Una ragazza affascinante come lei non dovrebbe stare in ospedale. La invito alla mostra dei fiori. Non accetto rifiuti. Marco.”

Giulia nascose il viso tra i crisantemi bianchi, chiuse gli occhi piena di felicità e abbracciò la sua nuova amica di stanza

La bellezza non deve essere sempre eclatante. Ogni donna ha la sua luce. A volte, basta solo un attimo perché qualcuno la veda brillare.

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