Con il cuore in gola, bussò alla porta. Solo il silenzio rispose.

Con il cuore che le batteva forte, bussò alla porta. Solo il silenzio rispose.

Con le mani tremanti, Ginevra bussò ancora, ma nessun rumore arrivò dallaltra parte. Con esitazione, estrasse dalla borsetta la chiave e aprì la serratura Dio, quanto tempo era passato dallultima volta! Tutto sembrava uguale a prima, nulla era cambiato in quella casa un tempo così amata, eppure adesso tutto le appariva freddo e distante.

Quasi un anno era trascorso dallultimo litigio con Massimo. Litigavano spesso, e Ginevra, con le lacrime agli occhi, prendeva in braccio la piccola Aurora e correva dalla madre. Di solito, Massimo, già afflitto dalla sua mancanza, correva a riconciliarsi il giorno dopo. La pace riportava equilibrio nei loro rapporti, ma lultima volta era stato diverso

Scacciando i ricordi, Ginevra si avvicinò con determinazione allarmadio per prendere i documenti necessari. Le carte erano ancora al loro posto, ordinatamente riposte da lei stessa in una cartella. Da due mesi, un giovane che la corteggiava da tempo si era fatto più insistente. Tra loro non cera ancora nulla, ma una settimana prima le aveva chiesto la mano.

E per tutti quei giorni, Ginevra non riusciva a dormire, oppressa da un peso che le impediva di decidere. Allinizio, credeva che il disaccordo con Massimo si sarebbe risolto da solo. Lui avrebbe bussato alla porta, come sempre, lavrebbe guardata negli occhi e le avrebbe detto: “Quanto mi sei mancata!”

Ma le settimane passavano, i mesi scorrevano, e niente cambiava. Massimo si faceva sempre più freddo e distante, tra loro si era scavato un abisso. Veniva solo per Aurora, la prendeva per mano senza dire una parola e la portava con sé. Poi la riaccompagnava in silenzio. La bambina rideva felice, mostrando orgogliosa i regali del padre: un vestitino nuovo o scarpette lucenti. E Ginevra ricordava come gli occhi di Massimo brillassero quando le faceva dei doni. Ma ora non la degnava neppure di uno sguardo. Stare insieme era diventato imbarazzante, e lei si rifugiava in fretta nella sua stanza. La madre, che non aveva mai approvato Massimo, ripeteva spesso: “Quel che Dio fa, è ben fatto”. E poco a poco, anche Ginevra aveva cominciato a crederlo.

Con un respiro profondo, gettò un ultimo sguardo alla stanza e trasalì: sul divano dormiva Massimo. Probabilmente riposava dopo il turno di lavoro. Il primo impulso fu di scappare, ma qualcosa la trattenne. Ogni linea del suo viso le era dolorosamente familiare: la pelle segnata dalla stanchezza, la barba incolta, le occhiaie scure. Ginevra si sedette lentamente accanto a lui. Cosa sapeva davvero di questuomo con cui aveva condiviso tanti anni? Quali pensieri si nascondevano dietro quella fronte corrucciata? Nella sua mente emerse il volto dimenticato del Massimo di un tempo: gli occhi limpidi di giovane, il sorriso luminoso e caldo Era stato proprio quel sorriso a rubarle il cuore. Era possibile che quel ragazzo e questuomo sfinito fossero la stessa persona? Eppure non era passato così tanto tempo. Quel sorriso tornò vivido nella sua memoria, quasi un rimprovero.

Dio, dovera finito tutto? Si guardò intorno disperata, come cercando un colpevole per la sua vita in frantumi. Il cuore le si strinse, travolto dai ricordi. Il loro mondo, un tempo caldo e fiabesco, si era riempito di piccoli rimproveri, di lacrime e incomprensioni. Massimo, sempre stanco, che lavorava giorno e notte per mantenerle lei e Aurora, per non dover dipendere da nessuno Ginevra aveva avuto tutto il tempo per riflettere e capire che le era mancata la pazienza, la dolcezza e la saggezza di una donna.

Eppure, cera stato un tempo in cui erano stati follemente felici. Non era solo unillusione. Ginevra si alzò di scatto, con un bisogno improvviso di dimostrarlo a se stessa. Lo sguardo le cadde sulla mano di Massimo, posata sullalbum di matrimonio, su quella foto in cui ridevano, abbaglianti di gioia.

La sua mano tremò, e la foto cadde a terra con un lieve fruscio. Quando alzò gli occhi, si bloccò Massimo la stava fissando.

“Ginevra sei tornata?” I suoi occhi brillavano di felicità, e a lei venne un groppo in gola al pensiero che, mezzora prima, avrebbe potuto andarsene per sempre.

A volte, la felicità è più vicina di quanto crediamo. Basta solo avere il coraggio di tornare indietro e guardare.

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Con il cuore in gola, bussò alla porta. Solo il silenzio rispose.