Con il cuore pesante, parto con mio figlio per visitare mia madre.

Oggi parto a malincuore con mio figlio per andare a trovare mia madre. Il cuore mi si stringe allidea di dovermi allontanare, eppure preparo le valigie e parto con mio figlio, Tommaso, verso la casa di mia madre, Elisa Romano. Tutto perché ieri, mentre portavo Tommaso a passeggio, mio marito, Marco, ha deciso di essere ospitalissimo accogliendo sua cugina Beatrice, suo marito Luca e i loro due figli, Sofia e Leonardo, nella nostra camera. Senza nemmeno chiedermi il permesso! Ha semplicemente detto: “Tu e Tommaso potete stare da tua madre, cè spazio.” Sono ancora sconvolta da tanta sfrontatezza. È casa nostra, la nostra camera, e tocca a me fare le valigie per lasciare il posto a degli estranei? No, questa volta è troppo.

Tutto è cominciato al mio ritorno dalla passeggiata con Tommaso. Stanchissimo, piagnucolava, e io sognavo di metterlo a letto per poi godermi un tè in silenzio. Ma appena entrata in casa, il caos. Beatrice e Luca avevano già occupato la nostra stanza. I bambini correvano ovunque, spargendo giocattoli, mentre le mie coselibri, trucchi, perfino il computererano ammucchiate in un angolo come se non esistessi più. Sono rimasta paralizzata, senza parole: “Ma che razza di situazione è questa?” Marco, impassibile, ha risposto: “Beatrice e la sua famiglia avevano bisogno di un posto. Ho pensato che potevate andare da tua madre. Lì starete comodi.”

Ho rischiato di soffocare dalla rabbia. Prima di tutto, è casa nostra! Labbiamo comprata insieme, scegliendo ogni mobile con cura. E ora devo sparire perché la sua famiglia vuole fare un giro a Roma? E poi, perché non me lha chiesto? Avrei potuto dire di sì, ma dopo averne parlato. Invece, è stato un ordine. Beatrice, dal canto suo, non si è nemmeno scusata. Si è limitata a sorridere: “Su, Giulia, non ti preoccupare, resteremo solo due settimane!” Due settimane? Non voglio che tocchino le mie cose neanche un giorno!

Luca, intanto, sta zitto come un pesce. Spaparanzato sul divano, sorseggia il caffè nella mia tazza preferita, annuendo alle parole di Beatrice. I loro figli? Un disastro. Sofia, sei anni, ha rovesciato il succo sul nostro tappeto, mentre Leonardo, quattro anni, ha trasformato larmadio nel suo nascondiglio. Ho provato a far notare che non siamo un albergo, ma Beatrice ha alzato le spalle: “Oh, sono bambini, cosa vuoi?” Certo. E tocca a me rimettere tutto a posto.

Ho cercato di parlare con Marco da solo. Gli ho detto quanto mi ferisse la sua mancanza di rispetto, spiegando che Tommaso aveva bisogno di stabilità. Portarlo da mia madre, dove dormirà su un lettino pieghevole, non è una soluzione. Marco ha sospirato: “Giulia, non esagerare. Sono famiglia, dobbiamo aiutarli.” Famiglia? E noi allora? Sono stata lì per scoppiare in lacrime. Ma ho stretto i denti e preparato le valigie. Se pensa che mi piegherò, si sbaglia di grosso.

Mia madre, Elisa, è andata su tutte le furie quando glielho detto: “Marco si crede il padrone di casa? Vieni qui, tesoro, cè posto per te e Tommaso. Quanto a tuo marito, dovrà rispondermi!” È pronta a venire a cacciare via quegli intrusi, ma io rifiuto lo scandalo. Voglio solo un po di pace per riflettere.

Mentre metto via i giochi di Tommaso, lui mi guarda con i suoi grandi occhi: “Mamma, restiamo tanto dalla nonna?” Lo stringo forte: “Non tanto, cucciolo. Solo finché papà capirà.” Ma dentro di me lo so: tornerò solo quando la nostra casa tornerà davvero nostra. E Marco dovrà scegliere: la sua ospitalità o la sua famiglia.

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