Il conflitto al piano terra
Io ero lì, nella scalinata del palazzo di via della Libertà a Milano, con la vecchia annaffiatoio di ferro stretto in mano come se fosse lultima difesa. Sul pianerottolo del primo piano, dove di solito troneggiavano i miei vasi di petunie, gerani e violette, regnava il caos: tre vasi rotti, terra sparsa sul linoleum consumato e petali sparsi come detriti di una tempesta. Laria puzzava di umidità, muffa e un leggero odore metallico proveniente dalle ringhie. Dallappartamento 12 risuonava musica elettronica con bassi pesanti.
Io, con il mio accappatoio a fiori di margherita e i capelli argentati raccolti in un nodo stretto, fissai il responsabile della rovina: una nuova bicicletta nera, incatenata alle ringhie, proprio al posto del mio aiuola.
Chi è stato a fare una cosa del genere? borbottai, la voce tremante per la rabbia. I miei fiori! Li ho curati per cinquantanni, e ora i barbari!
La porta dellappartamento 12 si spalancò e ne uscì Luca, ventisetteenne del vicinato, in una maglietta sportiva grigia e pantaloncini. I capelli scuri gli erano scompigliati per lallenamento e teneva in mano una bottiglia dacqua con etichetta sgargiante.
Signora Maria, perché urla? disse, osservando il disastro. È stato per i fiori? Ho appena parcheggiato la bici, i vasi sono caduti. Comprerò dei nuovi, faccio il mio dovere.
Io puntai lannaffiatoio verso di lui, facendo schizzare lacqua sul pavimento.
Facendo il tuo dovere? Non è solo fiori, Luca! È lanima del palazzo! E voi giovani sapete solo rompere!
Luca alzò gli occhi al cielo, bevendo un sorso dacqua.
Anima? Signora, sono piante. La mia bici è più importante, la uso per andare in palestra, è per il lavoro. E i suoi vasi occupano tutto lo spazio!
Allora comparve Lidia, sorella minore di Luca, con i capelli chiari raccolti in un disordinato chignon, stringendo un vecchio libro di psicologia per lesame universitario. Indossava una maglietta oversize con scritto Sogna in Grande.
Luca, sei serio? disse, vedendo i vasi infranti. Signora Maria, perdoni, non ci ha pensato. Lo pulirò subito.
Io sbuffai, gli occhi scintillanti dietro gli occhiali.
Non ci ha pensato? È egoismo, Lidia! Voi giovani pensate solo a voi! I miei fiori hanno rallegato lintero condominio, e lui li ha buttati via!
Scese poi Silvia, trentacinquenne madre di due figli dallappartamento 15, spingendo il passeggino del più piccolo, i jeans macchiati di purea di mela. Dietro di lei camminava la figlia maggiore, Lara, con lo zaino.
Che rumore è questo? chiese Silvia, scrutando il pianerottolo. Luca, sei stato tu a rompere i fiori? Signora Maria ha ragione, decorano il nostro ingresso!
Luca lanciò la bottiglia sul davanzale, facendola tintinnare contro il vetro.
Decorano? La metà è già appassita! Meglio cambiare le lampadine dellingresso che innaffiare i fiori!
Marco, programmatore solitario dellappartamento 10, sbucò dalla porta con il laptop sotto braccio. I suoi occhiali scivolavano sul naso e la maglietta con il logo Linux era stropicciata.
Luca, calma, disse aggiustandosi gli occhiali. I fiori servono allecologia, forniscono ossigeno. La tua bici può stare in cantina.
Luca si girò, alzando la voce.
Ecologia? Marco, vieni qui una volta al mese, sei sempre col codice! E dove devo mettere la bici?
Il pianerottolo si trasformò in unarena, i vasi rotti simboli di una guerra di vicini, ognuno dei quali attribuiva ai fiori un significato diverso.
Il giorno dopo la tensione riprese vigore. Io portai dei nuovi vasi dal seminterrato dove ne avevo una scorta, e, con gesto teatrale, innaffiai le petunie, brontolando contro la gioventù maleducata. Il mio accappatoio colorato svolazzava sotto la luce fioca, lannaffiatoio scintillava. Luca, tornato dallallenamento, trovò la bici di nuovo stipata in un angolo tra i vasi vuoti, e chiamò la sorella.
Lidia, che spettacolo è questo? urlò, puntando ai vasi. Vi ho detto che ho bisogno di spazio!
Lidia, seduta al tavolo della cucina con gli appunti sparsi, pose il libro.
Luca, non fare il difficile. Ho parlato con la signora Maria, è davvero turbata. Forse potresti scusarti?
Luca sbuffò, togliendosi le scarpe da ginnastica con un tonfo sordo.
Scusarmi? Per cosa? Ha sparso i suoi fiori ovunque, e io devo adattarmi? È anche il mio ingresso!
Lidia sospirò, la voce più dolce ma ferma.
È il nostro ingresso, Luca. Anche la signora Maria. Lei li coltiva per tutti, e tu li hai rotti. Capisci che per lei è importante?
Scese di nuovo Silvia, tenendo per mano il figlio più piccolo. Lara trascinava lo zaino con un portachiavi a forma di unicorno.
Luca, sei di nuovo qui? disse Silvia, le sopracciglia aggrottate. I miei bambini adorano questi fiori! Lara li ha persino aiutati a innaffiare!
Luca agitò le mani, la maglietta si sollevò.
Bambini? Silvia, i vostri figli non hanno rispetto per i fiori, li calpestano! Lara ieri quasi ha fatto cadere un vaso!
Lara socchiuse le labbra, i riccioli saltellavano.
Non è vero! Ho annaffiato con cura! Tu sei quello che ha rovinato tutto!
Marco, passando con un sacco della spazzatura, si fermò, il laptop spuntava dallo zaino.
Luca, rilassati, disse aggiustandosi gli occhiali. Sono daccordo con la signora Maria: i fiori rendono lambiente più accogliente. Magari la bici la metti in garage?
Luca si girò, le guance arrossate.
Garage? Non ho garage! E tu, Marco, risolvi tutto per tutti ma non pulisci il pianerottolo!
Io, sentendo il frastuono, uscii dal mio appartamento con lannaffiatoio, le ciabatte scricchiolavano sul pavimento.
Luca,