Mi chiamo Ludovica Veronesi, e vivo a Cascina, in Toscana, dove le strade trasudano storia e ricordi. Recentemente ho preso appuntamento con un dermatologo e stavo seduta nel corridoio della clinica, aspettando il mio turno. Una donna si è seduta accanto a me, elegante e con un sorriso dolce. Abbiamo iniziato a chiacchierare, e non mi sono accorta di come le sue parole abbiano cambiato la mia visione della vita. Non era solo una piacevole conversatrice, ma una persona la cui storia mi ha fatto riflettere su ciò che credevo irremovibile.
Al primo sguardo, ho notato il suo stile: mani curate, pettinatura ordinata, vestiti che sembravano su misura. Pensavo avesse al massimo 50 anni. Ma durante la conversazione ha detto che aveva più di 70 anni. Sono rimasta sorpresa — nessuna ruga, né stanchezza negli occhi tradivano la sua età. Sembrava piena di vita e splendore, in contrasto con le sue coetanee, spesso appesantite dagli anni e dalle preoccupazioni. Questa donna brillava, e non potevo distogliere lo sguardo.
Mi ha raccontato la sua vita, senza fronzoli, con una sincerità limpida. È stata sposata due volte, ma ora vive sola. Con il primo marito, Vittorio, si separarono ancora da giovani. Il motivo era semplice e crudele: lei non desiderava avere figli. Lui lo sapeva fin dall’inizio — lei sognava un matrimonio senza pannolini e passeggini. Dopo i trent’anni, però, Vittorio cominciò a insistere: «Una famiglia completa sono anche i figli, è ora di pensarci». La sua anima taceva, l’istinto materno non si manifestava. Rimase ferma nella sua decisione: avere figli controvoglia significava tradire se stessa. Parlarono a cuore aperto, ma alla fine si separarono — il divorzio fu più facile che una menzogna a se stessa.
Il secondo matrimonio fu con Yuri, un uomo divorziato con una figlia. Lui non voleva altri figli, e questo li unì. Vivevano in armonia, senza toccare il tema della prole. Yuri apprezzava che lei condividesse il suo pensiero. Ma il destino volle diversamente: morì in un incidente stradale. Lei rimase sola, ma la solitudine divenne la sua libertà. «Sono felice», disse guardandomi negli occhi. «Non devo adeguarmi a nessuno, vivo per me». Nel suo tono non c’era un’ombra di rimpianto, solo forza e serenità.
Raccontò delle amiche che avevano sempre sperato nei figli. Ora sospirano soltanto: i figli sono cresciuti, si sono dispersi per il mondo, lasciando i genitori nel vuoto. «I figli non hanno bisogno di noi quando invecchiamo», mi disse. «L’ho visto e per questo non ho voluto avere figli. Non ne ho mai neanche sognato». La sua vita è piena: viaggi, libri, passeggiate mattutine lungo l’Arno. L’assenza di figli non è un vuoto nella sua anima, ma ali che la tengono a galla.
«E il bicchiere d’acqua nella vecchiaia?» chiesi, ricordando un vecchio detto. Rise: «Non morirò né di sete né di malattia. Mentre i miei conoscenti spendevano tutto per i figli, io risparmiavo. Ora ho abbastanza per permettermi una badante fino alla fine dei miei giorni». Le sue parole suonavano come una sfida, non alla società, ma alla paura che senza figli la vita perda significato. Ha dimostrato il contrario: a 70 anni fiorisce anziché appassire, vive per il suo piacere, senza aspettare la gratitudine altrui.
La guardavo, pensando a quanto spesso ci incaselliamo per paura del giudizio. Ha scelto la sua strada — senza voci di bambini in casa, senza notti insonni — e questa scelta l’ha resa libera. La sua storia è come uno specchio: ho visto in lei una donna che non si è arresa sotto il peso del “dovere”. Il primo marito se n’è andato, il secondo è morto, ma lei non si è spezzata — ha costruito una vita in cui sta bene da sola. Le amiche si lamentano dell’indifferenza dei figli, mentre lei beve il caffè del mattino in silenzio, sorridendo al nuovo giorno.
Ora mi chiedo: e se avesse ragione? Le sue parole mi hanno colpito profondamente. Ho visto i miei conoscenti invecchiare nella solitudine, nonostante i figli, ho visto le loro speranze svanire quando i figli adulti dimenticano di chiamare. Ma lei, a 70 anni, non aspetta l’aiuto di nessuno, non vive nel passato, non lamenta ciò che non è stato. È libera come il vento sui colli toscani, felice come nessuno di quanti conosco.
Cosa ne pensate? Siete d’accordo con una scelta simile? La sua vita è una sfida agli stereotipi, una prova che la felicità non è nei figli, ma nell’ascoltare se stessi. Sono uscita dalla clinica con il suo sorriso nella memoria e con il pensiero: forse è ora che smetta di temere i miei desideri. Lei non rimpiange nulla, e questo mi spinge a rivedere tutto ciò in cui ho creduto.