Conversazioni dal Cuore

Era di nuovo quasi Capodanno. In tutta la città c’era fermento, i centri commerciali accoglienti e luminosi, pieni di gente che correva da un piano allaltro per gli ultimi regali. Dalle casse risuonava la solita canzone natalizia che tutti avevano sentito mille volte.

Ma Beatrice non era affatto felice. Quellanno, per lei e sua madre Elena, era stato difficile, pieno di sofferenza. Avevano dovuto imparare a vivere senza suo padre. Beatrice ormai non abitava più con i genitori: era una donna adulta, sposata, con un figlio di dieci anni, Luca.

Lanno prima, proprio alla vigilia di Capodanno, suo padre era morto. Beatrice aveva sofferto così tanto che allinizio non si era nemmeno resa conto di quanto fosse peggio per sua madre.

Giancarlo Rossi era stato un marito e un padre affettuoso, gentile, pieno damore. Professore di economia alluniversità, trattava tutti gli studenti con calore e diceva sempre:

“Per me, sono tutti come figli. Non mi arrabbio mai con loro, e loro mi ripagano con lo stesso rispetto. In tanti anni dinsegnamento, non ho mai avuto un solo conflitto. Certo, c’erano domande, ma le risolvevamo insieme, sempre. E uscivamo contenti.”

“Sì, papà, tutti ti rispettano,” concordava la figlia.

Giancarlo adorava i film classici, rideva in modo contagioso e le piaceva passeggiare con la figlia quando era piccola. A volte uscivano tutti insieme al cinema o al parco, e in vacanza andavano sempre in tre.

Beatrice vedeva quanto suo padre amasse sua madre, e per questo aveva cercato un marito simile a lui. E cera riuscita: era felice con suo marito, Matteo. Dopo il matrimonio, si erano trasferiti in un appartamento regalato dai genitori.

Tutto andava bene, fino a tre anni prima, quando a Giancarlo era stato diagnosticato un tumore. Elena e Beatrice erano sconvolte, ma lui le rassicurava con quel solito umorismo.

“Tranquille, le mie ragazze, non vi libererete di me così facilmente,” scherzava, anche se i suoi occhi erano spenti.

Poi, un anno fa, se nera andato.

“Non ci riuscirò senza di lui”

Nella mente di Beatrice rimanevano impressi i colpi della terra ghiacciata sulla bara, i singhiozzi di sua madre, il rumore ovattato dei piatti al pranzo funebre.

Adesso aveva paura per sua madre. Quando erano tornate a casa, dopo il funerale, Elena era entrata in camera senza nemmeno togliersi il cappotto e si era seduta lentamente sulla poltrona di suo marito. Restava lì, in silenzio, lo sguardo fisso. Anche Beatrice non sapeva cosa dire, schiacciata dallo stesso dolore.

“Non ce la farò,” mormorò sua madre.

Beatrice si avvicinò e le prese le mani fredde tra le sue.

“Cosa non ce la farai, mamma?”

Elena la guardò come se non capisse. Poi, a voce bassa:

“A vivere senza di lui. Non posso.”

Fu allora che Beatrice capì che, per quanto soffrisse, sua madre stava peggio.

Aveva aspettato che il dolore passasse
Da allora era passato un anno esatto. Elena e Beatrice avevano imparato, giorno dopo giorno, a vivere senza Giancarlo. Beatrice si abituava a non sentire più la sua voce al telefono. Le mancava tantissimo. Prima, quando andava a trovarli, vedeva sempre quella testa bianca affondata nella vecchia poltrona davanti alla tv, il posto preferito di suo padre. Ora non c’era più. Si stava abituando, ma dentro di sé restava solo il dolore. Sperava che la sofferenza che le lacerava lanima sparisse, ma ora aveva anche paura per sua madre.

“Dio, fai che la mamma resista,” pensava Beatrice di notte, e questa preoccupazione la perseguitava ovunque.

Allora prendeva il telefono e chiamava sua madre. Non di notte, ma la mattina, il pomeriggio, la sera. Aveva un terrore viscerale per lei.

“Beatrice, non torturarti,” la consolava spesso Matteo. “Guardati, sembri un fantasma. È tutto sotto controllo, credimi. Passerà.”

“Hai ragione, Matteo. Ma ogni volta che vedo la mamma mi spavento. È irriconoscibile, sempre così silenziosa. Chissà cosa pensa. Dovremmo invitarla da noi.”

Beatrice chiamò sua madre, che rispose con una voce esile.

“Sì, tesoro”

“Mamma, vieni da noi. È sabato, usciamo con Luca. Perché resti sempre chiusa in casa?”

“No, cara, grazie. Non ho voglia di uscire. E poi non sono sola, sto sempre con tuo padre nei miei pensieri.”

“Proprio per questo! Voglio distrarti un po. Vieni,” insistette Beatrice, ma Elena rifiutò.

Riposto il telefono, Beatrice guardò Matteo.

“Come facciamo a tirarla fuori di casa? Quando vado io, non vuole mai uscire.”

“Pazienza, Beatrice. Ci vuole tempo.”

La preoccupazione
Quel giorno era lanniversario della morte di Giancarlo. Tra due giorni sarebbe arrivato il Capodanno. La vita sarebbe andata avanti lo stesso. Beatrice la mattina chiamò sua madre, ma non rispose. Provò ancora e ancora. Niente.

Si afferrò le chiavi della macchina e corse fuori di casa. Salì le scale con il cuore in gola.

“Dio, fa che non sia successo niente,” sussurrò, aprendo la porta con le sue chiavi.

Nellappartamento, un silenzio irreale. Sul tavolo della cucina, un biglietto: “Tesoro mio, sai quanto ti amo e non voglio farti soffrire. Qualsiasi cosa accada, ti voglio bene.”

Beatrice afferrò il bordo del tavolo, le gambe le si fecero molli. Rileggeva il biglietto, ma le lettere le ballavano davanti agli occhi.

“Lo sapevo che sarebbe successo,” pensò.

Vide una tazza di tè ancora calda.

“È uscita poco fa. Forse non è ancora successo niente.” Afferrò di nuovo le chiavi e corse via.

Scendeva le scale a precipizio.

“Dove può essere andata? Al supermercato? Ma il biglietto”

Chiamava, ma nessuno rispondeva. Poi, unilluminazione:

“Lo so. Al cimitero.”

Arrivata, scese dalla macchina e corse tra le tombe, ignorando la neve che cadeva. Il cimitero era deserto. Chi mai sarebbe andato lì il 31 dicembre? In lontananza, vide una figura curva accanto a una tomba. Era Elena.

“Mamma!” gridò Beatrice, correndo verso di lei. Non sentiva nemmeno le lacrime che le scendevano. Quando finalmente labbracciò, ripeteva:

“Mamma, come hai potuto? E io?”

Alla fine, aveva pensato a sua figlia
Le mani di Elena le asciugarono il viso.

“Perdonami, tesoro. Non volevo farti male. Ma mi manca tanto tuo padre Però poi ho pensato a te”

“Mamma, non devi neanche pensarci. Non posso perderti. Siamo insieme in questo.”

E Elena capì, e si spaventò.

Aveva bisogno di dirgli tante cose
Rimasero in silenzio davanti alla tomba di Giancarlo, che sembrava guardarle con quel sorriso benevolo.

“Prometto, Beatrice. Non lo farò mai più. Io e te vivremo, lo vuole tuo padre.”

“Va bene, mamma. Ti credo.”

“Ora lasciami sola con lui. Aspettami lì.”

Beatrice andò verso i cancelli e si sedette su una panchina, scrollando via la neve. Rimboccò il cappotto, congelMentre osservava sua madre pregare davanti alla tomba, Beatrice sentì per la prima volta, nonostante il freddo, un barlume di speranza che insieme avrebbero davvero superato quel dolore, e quando si avviarono verso casa sotto la neve leggera, erano ancora mano nella mano.

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