**Coppia scomparsa in Abruzzo nel 1988 nel 2010 ritrovano i corpi avvolti in teli in una palude**
Rocca di Mezzo, Abruzzo, un paese tranquillo dove non accade mai nulla di male. Ma una notte di marzo del 1988 cambiò tutto per sempre. Una coppia di fidanzati scomparve senza spiegazione, senza traccia, come fossero svaniti nel nulla. La casa era in ordine, la cena apparecchiata, le auto in garage, ma loro non cerano più. Era come se un fantasma li avesse portati via. La polizia cercò ovunque: nei boschi, nei fiumi, tra le montagne. Niente. Nemmeno unimpronta, una goccia di sangue, un indizio.
Era impossibile, eppure era successo. Come potevano due persone sparire dalla propria casa senza lasciare nulla? Doverano finiti? Cosa era successo? Erano vivi o morti? Per 22 anni nessuno seppe la risposta. Le famiglie soffrirono, la polizia si arrese, il caso cadde nel dimenticatoio. Ma nel 2010 emerse una verità terribile, sepolta in una palude lontana. Ciò che trovarono era così orribile che nessuno voleva crederci. La verità era peggiore dei peggiori incubi.
Il 15 marzo 1988, lAbruzzo si svegliò con una tempesta di vento che avrebbe reso le strade impraticabili per giorni. Nel piccolo borgo di Rocca di Mezzo, Luca Bianchi, 40 anni, meccanico stimato, chiuse presto lofficina. Sua moglie, Giulia Conti, 29 anni, maestra elementare, era già tornata a casa. I vicini ricordarono che la coppia aveva avuto discussioni accese nelle settimane precedenti. Maria Esposito, la vicina, aveva sentito urla provenire dalla casa gialla dei Bianchi durante le notti di febbraio.
Nessuno immaginava cosa sarebbe successo. Luca era rientrato verso le 18:30. La sua Fiat blu era stata vista per lultima volta parcheggiata in garage. Giulia aveva preparato la cena, come dimostravano i piatti in tavola, ma il cibo era rimasto intatto. La coppia avrebbe dovuto raggiungere LAquila il giorno dopo per visitare la sorella di Giulia, Sofia. Avevano prenotato un hotel e Sofia li aspettava per cena il sabato sera.
Non arrivarono mai. Quando Sofia non ricevette notizie la domenica, chiamò ripetutamente senza risposta. Preoccupata, avvisò le autorità. Il vicebrigadiere Marco De Santis fu mandato a controllare il lunedì 18 marzo. La casa era vuota, ma non cerano segni di violenza. Gli effetti personali erano al loro posto: la borsa di Giulia sul tavolo, il portafoglio di Luca in camera. Le auto erano in garage.
Lunica stranezza era una macchia scura sul pavimento della cucina, come se fosse stata pulita di recente. Il caso si complicò quando si scoprì che Luca aveva prelevato 2.000 euro dal conto tre giorni prima della scomparsa. Giulia, invece, aveva chiesto un congedo per motivi familiari. Questi dettagli confusero le autorità.
Il caso fu affidato allispettore Antonio Rossi, veterano con 25 anni di servizio. Aveva già seguito casi di scomparsa, ma questo era diverso. Gli interrogatori a parenti e amici rivelarono un matrimonio apparentemente sereno. Luca lavorava nella stessa officina da 15 anni, noto per la sua onestà. Giulia insegnava da otto anni ed era amata da alunni e colleghi. Nessuno dei due aveva precedenti o debiti. Ma alcuni testimoni raccontarono cose diverse.
Anna Romano, collega di Giulia, disse che la giovane era arrivata a scuola con lividi più volte nellinverno del 1987. Giulia li attribuiva a cadute. Il fratello di Luca, Paolo Bianchi, ammise che suo fratello aveva problemi con lalcol da due anni, diventando aggressivo e geloso.
Le ricerche si estesero per tutta la regione. Squadre setacciarono boschi, grotte e pozzi abbandonati. Elicotteri sorvolarono unarea di 300 chilometri quadrati senza trovare nulla. Tre settimane dopo, un pastore trovò vestiti bruciati vicino al fiume Aterno, a 30 chilometri da Rocca di Mezzo. Tra i resti cera una blusa che Sofia riconobbe come di Giulia e una camicia da lavoro di Luca.
Le analisi non trovarono tracce di sangue, ma il ritrovamento ridestò le speranze. Nel 2005, Sofia assunse un investigatore privato, Roberto Ferrari, che scoprì alcune incongruenze nei vecchi testimoni, ma nulla di decisivo.
Il 12 agosto 2010, 23 anni dopo, accadde limpensabile. Una squadra del Corpo Forestale stava studiando una zona paludosa vicino al Parco del Gran Sasso quando trovò resti umani avvolti in teli di plastica. Erano due scheletri: una donna tra i 25 e i 30 anni e un uomo tra i 35 e i 45. Le analisi combaciavano con Giulia e Luca.
Il terzo ritrovamento fu scioccante: un uomo più giovane, identificato come Davide Mariani, il collega di Giulia scomparso nel 1988. Le ferite sui corpi raccontavano una storia orribile. Giulia era stata colpita alla testa, Davide accoltellato, e Luca aveva fratture da violenza estrema.
Lindagine si riaprì come triplo omicidio. Un testimone ricordò un uomo che nel 1988 faceva domande sulla coppia, presentandosi come investigatore. Ricerche in altri casi simili in Italia rivelarono un possibile assassino seriale, ossessionato dallinfedeltà.
Nel 2011, identificato il sospetto, un ex militare con demenza, il caso fu chiuso. Le famiglie ebbero finalmente risposte. Sofia organizzò un memoriale per Giulia, Luca e Davide, riconoscendo che erano vittime di una mente malata. La verità era emersa, dopo ventanni, dal silenzio della palude.