Nel sogno nebuloso di una realtà distortà, apparve una riflessione cupa, attribuita a uno scrittore senza volto:
*”Quando chiedi poco, ti viene dato poco. Prima risparmi su te stessa, poi tutti risparmiano su di te.”*
Si diceva che le donne che si privavano di ogni cosa suscitassero negli uomini un solo desiderio: privarsi di loro a loro volta. All’inizio siamo noi a rinunciare, poi la vita stessa ci nega ciò che ci spetta.
Modestia, gentilezza e bontà d’animo—virtù celebrate nei romanzi—vengono premiati solo tra quelle pagine. Nella vita vera, per chi è senza scrupoli, queste qualità sono solo occasioni da sfruttare. Non tutte le luci del cuore sono benigne: accanto a un’anima indegna, la bontà diventa carburante per il male. Ricordatelo.
Chi è troppo buono deve imparare a capire gli altri, per non farsi calpestare. Ma per capire gli altri, prima bisogna capire se stessi: perché tante donne si privano di tutto? E cosa ottengono in cambio?
Nessuno ti ringrazierà per aver rinunciato a te stessa. Non si parla solo di ricchezze: donne che sacrificano il riposo, che si annullano per gli altri, che soffocano i propri desideri—questa è la vera economia della vita.
La gente si abitua: se accetti poco, riceverai poco. Prima ti privi, poi tutti ti privano. E quando, stanca, una donna chiede al destino perché la sua vita sia solo sacrificio, la risposta è silenzio.
Nessuno si rallegrerà della tua stanchezza, del tuo dolore. Nessuno—né tu, né chi ti sta accanto—ti dirà “grazie” per averti negata. Le cattive abitudini portano a cattive vite:
*”Le buone abitudini non garantiscono felicità, ma le cattive la distruggono sempre.”*
L’abitudine di privarsi nasce con l’amore—per un compagno, per un figlio. Il tuo mondo si ribalta: prima eri tu al centro, ora no. Una madre ama tanto il figlio da sacrificarsi. Una donna innamorata rinuncia al tempo, ai sogni, pur di stare con l’amore suo. I figli si abituano. Il compagno si abitua. Sei tu ad averglielo insegnato.
Ma se un giorno quella donna volesse riprendersi la sua vita? Quelli per cui ha rinunciato si arrabbieranno. Nessuno dirà: *”Grazie per i tuoi sacrifici! Ora tocca a noi.”* No. Ti accuseranno: come osi togliere ciò che era dovuto?
Se una donna ha paura di quella rabbia, gli anni svaniranno, e un giorno capirà: *”Dov’è finita la mia vita?”* Se non vuoi che la tua esistenza svanisca dietro quella degli altri, smettila di privarti. Ogni persona ha diritto alla felicità.
L’insicurezza ha ucciso milioni di possibilità:
Privarsi significa pensare di non meritare il lavoro che desideri, credere che altri siano migliori. Che non potrai mai danzare o dipingere, perché “altri sono più talentuosi—a che pro provarci?” Che altre donne sono superiori solo per un naso più armonioso o capelli più folti.
Privarsi è un’abitudine che ti condanna ad accontentarti. Ti insegna a temere i rifiuti—ma un “no” non è motivo per abbassare la tua mira. È l’abitudine che spegne i sogni, che ti allontana dall’impossibile: la felicità.
Non risparmiare sul tempo per te stessa, sulle serate con un libro tra le mani, sui sogni, sulle piccole gioie. Il tempo speso con piacere non è mai sprecato—è ciò che ricostruisce l’anima.
A volte sembra che gli uomini credano di vivere per sempre: aspettano occasioni dal cielo, si paragonano agli altri, rimandano, si privano. Non limitare la tua anima. Non confrontarti. Se mi paragonassi ad altri scrittori, forse inizierei a risparmiare carta e inchiostro—convinto di non esserne degno.
© Uno senza nome, in un sogno.