Così è successo che è stato cresciuto dalla nonna, anche se la mamma era ancora viva.

Ecco comè andata: lui è cresciuto dalla nonna, anche se la mamma era ancora viva.

Si chiamava Luca, e a crescerlo fu la nonna, nonostante sua madre ci fosse ancora. Bisogna dire che la mamma era una brava persona bella e di buon cuore. Ma faceva la cantante lirica al Teatro alla Scala, quindi a casa cera di rado. Con tutti quei viaggi, finì per lasciarsi pure con suo marito, il padre di Luca. Così, di lui si prese cura solo la nonna.

Da che Luca aveva memoria, ogni volta che tornava a casa, alzava sempre lo sguardo verso il quarto piano del suo palazzo e vedeva il profilo della sua adorata nonna affacciata alla finestra della cucina, che lo aspettava con impazienza. E quando lei lo salutava da lì, lui rispondeva sempre con un cenno della mano.

Ma quando Luca compì venticinque anni, la nonna se ne andò. Ora, tornando a casa e non vedendo più quel dolce profilo alla finestra, si sentiva un vuoto incredibile. Anche quando la mamma era in casa, lui si sentiva solo. Con lei ormai non parlavano più da anni, non avevano interessi in comune, manco le cose pratiche le gestivano insieme. Erano come estranei.

Passati alcuni mesi dalla morte della nonna, Luca decise allimprovviso di trasferirsi in unaltra città. Tanto più che il suo lavoro era un informatico era richiesto ovunque. Online trovò unazienda che gli offriva uno stipendio alto e pure laffitto pagato. La mamma fu contenta. Dopotutto, suo figlio era grande e doveva trovarsi la sua strada, lontano da lei.

Di casa portò con sé solo la tazza preferita della nonna come ricordo e qualche vestito per iniziare. Uscì con la borsa da viaggio in spalla, lanciò un ultimo sguardo alla finestra della cucina, ma non vide nessuno. La mamma manco si affacciò a salutarlo.

Il taxi lo portò in fretta alla stazione, e poco dopo si ritrovò sdraiato sulla cuccetta di un vagone letto.

Il mattino dopo, il treno arrivò in orario. Luca trovò lufficio dove doveva lavorare, fece il check-in e poi andò a cercare casa, seguendo gli indirizzi che aveva già trovato online. Mentre camminava per la città con il navigatore del telefono, allimprovviso notò un palazzo. Sembrava uguale al suo, a Milano. Tutte quelle case popolari si assomigliano, ma a Luca sembrò che quel posto avesse qualcosa di speciale. Forse perché le cornici delle finestre erano dipinte con lo stesso strano verde acqua.

Senza volerlo, deviò dal percorso e si avvicinò lentamente. Voleva solo fermarsi un attimo e ricordare la nonna. Avvicinandosi, alzò automaticamente lo sguardo verso la finestra che avrebbe dovuto corrispondere alla sua cucina e allora si bloccò. Gli girò la testa per quello che vide.

Al quarto piano, dietro il vetro della cucina, cera il profilo della nonna. La riconobbe subito, e il cuore gli balzò in gola.

Luca era una persona razionale e sapeva che era impossibile. Chiuse gli occhi, si girò e si allontanò. La ragione gli diceva che quella era unaltra anziana, ma il cuore urlava: *Fermati! È lei!* E lui ascoltò il cuore. Si voltò di nuovo e guardò in alto.

La nonna era ancora lì. Luca non resistette. Con la borsa in spalla, corse verso il palazzo, salì di corsa fino al quarto piano. E lì, proprio come a casa sua, la serratura della porta dingresso era rotta. Suonò il campanello.

Ad aprirgli fu una ragazza assonnata, in vestaglia, che lo fissò perplessa.

“Che vuoi?”

“Ehm” balbettò Luca. “La nonna”

“La nonna?” ripeté la ragazza, sorpresa. Poi sorrise e gridò verso linterno: “Mamma! Cè uno che cerca te!”

Mentre aspettava, la ragazza lo scrutò incuriosita. A Luca girava la testa, ma ora sembrava che il cuore si fermasse.

“Chi mi chiama?” apparve una donna sulla cinquantina, pure lei in vestaglia, assonnata.

“Mamma, senti questa,” rise la ragazza. “Ti ha chiamata nonna!”

“Aspetti,” sussurrò Luca. “Non lei Io Là, alla vostra finestra cera la nonna la mia Lho vista davvero.”

“Ma sei fuori?” sbottò la ragazza. “Qui non cè nessuna nonna! Viviamo solo io e mamma! Capito?”

“Sì scusate mi sarò sbagliato” A Luca tutto cominciava a sfocare. Fece un passo indietro, appoggiò la borsa a terra e, per non cadere, si sostenne contro il muro. “Scusate aspetto un attimo e poi vado”

La ragazza stava per chiudere la porta, ma la madre la fermò.

“Ehi, ragazzo,” disse preoccupata, “come ti senti?”

“Bene” mentì lui. “Non preoccupatevi”

“A me sembri paonazzo. La pressione sarà a 200. Vieni dentro.” Lo prese per un braccio e lo fece entrare, ordinando alla figlia: “Sofia, prendi la sua borsa e portala dentro! E portami lo sfigmomanometro! Subito!”

La figlia, impaurita, obbedì.

La donna lo fece sedere sul divano in ingresso e, senza dire altro, gli misurò la pressione. Poi ordinò ancora:

“Prendi la mia borsa. Ci sono le iniezioni” Poi, a Luca: “Ti faccio una puntura, per sicurezza, e poi chiamiamo lambulanza.”

“No, niente ambulanza!” si spaventò lui. “Sono appena sceso dal treno Non ho ancora nemmeno preso casa”

“Ascolta mia mamma!” intervenne Sofia. “Lei è medico, capito?”

“Non sei di qui?” chiese la donna.

Lui annuì, poi ripeté: “Vi prego, non chiamate nessuno Domani ho il primo giorno di lavoro”

“Zitto!” La donna gli fece già liniezione. “Hai avuto mai crisi così?”

“No,” mormorò.

“Quanti anni hai?”

“Venticinque.”

“Problemi di cuore?”

“Nessuno”

“Nessuno? E allora perché hai la pressione a 180? Non è normale.”

“Forse per lemozione.”

“Quale emozione?”

“Vi ho detto ho visto mia nonna alla vostra finestra. Era lì, in cucina, che mi guardava.”

“La nonna?”

“Sì. Ma è morta. Due mesi fa. Non avete nessuna anziana in casa?”

“Che strano che sei,” rise Sofia. “Te lho detto, viviamo solo io e mamma. Ma se vuoi, vengo in cucina e controllo.”

Sofia andò in cucina e, dopo pochi secondi, urlò spaventata:

“Mamma! Cosè questo?!”

Riapparve con una tazza in mano. “Da dove viene? Non labbiamo mai avuta!”

Luca sorrise, confuso.

“È la tazza della nonna Dovrebbe essere nella mia borsa. Lho presa da casa come ricordo. È tutta una specie di magia.”

“Dovè la tua borsa?” chiese la madre, sconcertata.

“Eccola,” fece lui con un cenno. “La tazza dovrebbe essere lì dentro.”

I tre svuotarono la borsa, ma non trovarono nessuna altra tazza.

Questo episodio, per quella famiglia, rimane ancora oggi un mistero. Soprattutto per la madre

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