**Diario di un uomo – 12 giugno**
Le gru volano nel cielo blu…
Giorgia si svegliò e si stirò con un sospiro di piacere. Poi si chiese che giorno fosse. Si girò per controllare l’ora e il suo sguardo cadde su una nuvola di bianco appesa alla porta dell’armadio. Un abito troppo lungo, lasciato fuori per non stropicciarlo. I ricordi arrivarono come una valanga, schiacciandole il petto.
Quando lo aveva provato in negozio, per un attimo le era sembrato di fare la cosa giusta. Davide non c’era più. Ma Filippo era lì, vivo e premuroso, affascinante, di successo. Non c’era più nulla da cambiare. Tra poche ore, avrebbe indossato quel vestito e sarebbe salita in macchina per andare in comune.
Giorgia rabbrividì al pensiero. Distolse lo sguardo dall’abito, simbolo del suo tradimento.
Il giorno prima lo aveva confessato alla madre. Pallida, sfiancata dalle chemio e dagli interventi, la donna l’aveva fissata con occhi infossati.
«Lo capisco, tesoro. Ma Davide non tornerà.»
«È disperso, non morto!» aveva ribattuto Giorgia. «Potrebbe essere prigioniero. Scambiano i prigionieri, no?»
«Giorgina, e se tornasse distrutto? Non guardi le notizie? Anche se fosse illeso, la mente… Perché vuoi farti questo? Hai solo ventiquattro anni. La vita è appena iniziata. E poi, voi eravate insieme da poco.»
«Mamma, gli ho promesso di aspettarlo. Se mi sposo, lo tradisco. E se tornasse? Come potrei guardarlo negli occhi?» Giorgia aveva alzato la voce, soffocando un singhiozzo.
«Zitta, non gridare. Anche lui ha promesso di tornare. La guerra è la guerra. Promettere è facile, mantenere no. Se fosse vivo, non avrebbe mandato un messaggio?» La madre l’aveva abbracciata.
Giorgia aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, sentendole il respiro affannoso, come carta che fruscia nei polmoni.
*Mamma ha ragione. Filippo ha fatto tanto per noi. L’ha ricoverata nella migliore clinica di Milano, ha pagato le cure. L’ha salvata, letteralmente. Ha ancora bisogno della chemio, ma c’è speranza. E se sta male di nuovo? Non abbiamo soldi, lui è l’unica speranza. Non posso dire di no… È mia madre, sogna dei nipoti… E io sono solo un’egoista…*
Si asciugò le lacrime.
«Andrà tutto bene, mamma. Non preoccuparti.»
La madre sospirò, lanciando sguardi furtivi a Giorgia, facendole il segno della croce di nascosto.
«Non fare la stupida. Un uomo come Filippo te lo devi tenere stretto,» le aveva sibilato all’orecchio l’amica Michela, senza nascondere l’invidia.
«Allora tienitelo tu. Sei più bella di me.» Michela aveva scosso la testa, indicandole la tempia con un dito. «Gli devo tutto, capisci?» si era infiammata Giorgia. «E gliene dovrò sempre. È come una prigione volontaria. Lui può fare ciò che vuole, io non potrò nemmeno lamentarmi. Perché gli devo tutto.»
«Sciocchina. Vivrai un po’ con lui, poi, se non ti piace, divorzierai. Niente di complicato,» aveva detto Michela con nonchalance.
Quelle parole l’avevano decisa. Ma più si avvicinava il matrimonio, più il cuore di Giorgia si faceva pesante. *Ma certo, lui mi lascerà andare. Dopo tutti i soldi spesi per me e mamma*, pensava con amarezza. *E dove scappo? Non posso abbandonare mamma. La ucciderebbe. Sta appena riprendendo peso, mangia poco. È una trappola. Se solo Davide mandasse un messaggio, “sono vivo”, cancellerei tutto…*
Filippo diceva di amarla, non insisteva troppo sull’intimità, anche se qualche volta Giorgia aveva dovuto scansare la sua impazienza. Il ristorante era prenotato, gli ospiti importanti invitati. Ci sarebbe stato persino il vicesindaco. Non voleva umiliare Filippo, farlo sembrare uno stupido lasciato all’altare. Non aveva fatto nulla di male, aveva aiutato sua madre…
La madre sbirciò nella stanza.
«Non ti sei ancora alzata? Tra dieci minuti arriva la parrucchiera per pettinarti e truccarti. Vai sotto la doccia. La colazione è pronta.»
Giorgia saltò giù dal letto e corse in bagno. La domanda *”Cosa faccio?”* rimase senza risposta, sospesa nell’aria come una brezza.
Si lavò in fretta e si sedette a tavola con i capelli ancora bagnati. Per non ferire la madre, bevve un sorso di caffè e addentò un panino. Il boccone le rimase in gola.
«Basta, mamma, non ce la faccio. Mi sento male.» Spostò la tazza.
«Anch’io, prima di sposare tuo padre, non mangiai nulla. Poi bevvi dello spumante e temetti di fare una figuraccia.» La madre rise, ma si contorse.
«Cosa c’è?»
«Mi tirano i punti.»
In quel momento suonò il campanello.
«Vado io,» disse la madre, dirigendosi verso l’ingresso. Il cuore di Giorgia batteva come un uccello in gabbia.
Seguì il caos della parrucchiera e del trucco. Giorgia non si curava del suo aspetto, ma quando si vide allo specchio, sussultò. Davanti a lei c’era una diva del cinema, come Monica Bellucci.
Aveva chiesto un look naturale, senza acconciature esagerate, e non si era sbagliata. La madre si strinse le mani al petto, gli occhi lucidi.
Dopo che la parrucchiera se ne fu andata, Michela la aiutò a indossare l’abito.
«È troppo presto,» si oppose Giorgia.
«Niente affatto. Potrebbe servire qualche sistemazione. Tua madre dice che non mangi.»
«E tu ci credi?» sospirò rassegnata.
Il campanello suonò di nuovo.
«Tua madre risponde?» chiese Michela, allacciandole il vestito da dietro.
Giorgia scrollò le spalle.
«Non muoverti!» la rimproverò Michela.
Il campanello suonò ancora, e Michela corse ad aprire, lasciando Giorgia con la schiena scoperta. Lei ascoltò. Odiò un trambusto e la voce di Michela:
«Non puoi, porta sfortuna.»
«Sono venuto prima per controllare. È il mio giorno, voglio che la mia sposa sia perfetta,» insistette la voce di Filippo.
«Perfettissima, credimi. Non ti faccio entrare.» Michela blocca la porta con la schiena.
L’abito di seta e nailon scivolava dalle spalle. Giorgia si sistemò le sottili bretelle. A un tratto, silenzio.
Attese un attimo, sollevò la gonna per non inciampare e socchiuse la porta. Non c’era nessuno. Scalza, uscì silenziosamente nel corridoio. Solo il frusciare del vestito la accompagnava. Sbirciò in cucina e si immobilizzò. Michela le voltava le spalle, i riccioli biondi sparsi sulle spalle. Le mani eleganti di Filippo erano posate sulla sua schiena, come ali.
Perché aveva pensato alle mani di Filippo? Si baciavano, ondeggiando. Un’ondata di calore le salì al viso. Giorgia indietreggiò, tornò in camera. La porta si apriva verso l’interno.Giorgia chiuse gli occhi, respirò profondamente e decise che, per quella volta, avrebbe seguito il suo cuore senza rimpianti.