Cresciuto dalla nonna mentre la madre era ancora in vita.

È successo che a Luca lo crescesse la nonna. E con una madre ancora in vita. No, per onestà, bisogna dire che la sua mamma era davvero meravigliosa – bella e gentile. Ma lavorava come cantante presso il teatro dell’opera, e quindi raramente era a casa. Si era separata dal marito, il legittimo padre di Luca, a causa dei frequenti viaggi. Così, esclusivamente la nonna si occupava del nipote.

Fin da quando Luca riusciva a ricordarsi, avvicinandosi al suo palazzo – uno di quegli edifici di edilizia popolare degli anni ’60 – alzava sempre la testa e vedeva subito, alla finestra del quarto piano, la sagoma della sua amata nonna, che attendeva con impazienza il suo ritorno. E quando la nonna salutava Luca quando usciva, si avvicinava alla finestra e gli faceva un cenno con la mano, e Luca rispondeva sempre allo stesso modo.

Ma quando Luca compì venticinque anni, la nonna se ne andò. Da allora, avvicinandosi al suo palazzo senza vedere più quella cara sagoma, il cuore gli si riempiva di un’incredibile tristezza e vuoto. Anche nell’appartamento, tutto sembrava vuoto. Anche quando la madre era in casa, Luca si sentiva comunque solo. Lui e sua madre avevano smesso da tempo di comunicare, di parlare con il cuore in mano. Non avevano né argomenti in comune né interessi condivisi. Neanche i problemi quotidiani venivano discussi, come se fossero estranei.

Qualche mese dopo la morte della nonna, Luca decise improvvisamente di trasferirsi in un’altra città. Del resto, la sua specializzazione era molto richiesta, gli informatici erano necessari ovunque. Tramite Internet, trovò subito un’ottima azienda che gli garantiva un buon stipendio e si impegnava a pagare l’affitto del suo appartamento.

Sua madre ne fu felice. In fin dei conti, il figlio era cresciuto e doveva farsi strada da solo, lontano dalla mamma.

Da casa portò via solo la tazza preferita della nonna – come ricordo – e qualche vestito per il primo periodo. Uscendo di casa con una borsa da viaggio sulla spalla, Luca alzò la testa per l’ultima volta, guardò la finestra della cucina e non vide nessuno lì. La madre non si era nemmeno avvicinata alla finestra per salutare il figlio.
Il taxi arrivò rapidamente alla stazione ferroviaria e presto Luca si trovò sdraiato sul letto superiore di un vagone cuccette.

La mattina dopo, il treno arrivò puntuale alla stazione, Luca trovò l’ufficio dove avrebbe lavorato, completò le pratiche e andò a scegliere un appartamento tra quelli che aveva precedentemente selezionato online. Mentre si spostava in questa nuova città, con l’aiuto del navigatore del suo telefono, notò una palazzina che gli sembrava molto simile alla sua. In teoria, quei palazzi si somigliano un po’ tutti, ma… A lui sembrò che potesse esserci qualcosa di familiare, forse perché i telai delle finestre erano dipinti dello stesso strano colore azzurro.

Luca deviò senza pensarci dal suo percorso e si avvicinò lentamente a quel palazzo. Sentì il desiderio di fermarsi lì, davanti, e ricordare la nonna. Avvicinandosi, alzò automaticamente la testa e guardò alla finestra dove si sarebbe dovuta trovare la cucina, e improvvisamente si bloccò… Gli girava la testa per quella visione. Al quarto piano del quarto portone, dietro la finestra della cucina, vide la sagoma della sua nonna. La riconobbe immediatamente, e per questo il suo cuore sembrava voler saltare fuori dal petto.

Luca era nel pieno delle sue facoltà mentali e sapeva che non poteva essere reale. Così chiuse gli occhi rapidamente, si girò e si allontanò lentamente dal palazzo. La ragione gli suggeriva che dietro quella finestra ci fosse un’altra nonna, ma il cuore, per qualche motivo, gridava: “Fermati! È lei!”
E, alla fine, si lasciò guidare dal cuore, si fermò, si girò di nuovo e alzò gli occhi verso l’alto.

La nonna era ancora lì, alla finestra. E lui non resistette. Con la borsa a tracolla, si precipitò verso il palazzo, verso il quarto portone. Proprio come a casa sua, la serratura del portone non funzionava, così salì rapidamente al suo piano e suonò il campanello. La porta fu aperta da una ragazza assonnata in accappatoio, che lo fissò con occhi confusi e chiese infastidita:
– Cerca qualcuno?
– Io? – Luca esitò. – Cerco la nonna…
– La nonna? – replicò la ragazza sorpresa. Poi si mise a ridere, e gridò verso l’interno dell’appartamento: – Mamma! C’è qualcuno per te!

Mentre la madre si avvicinava, la ragazza osservava con curiosità quel giovane ragazzo dall’aspetto strano.

A Luca ormai non girava solo la testa, gli sembrava che il cuore stesse per smettere di battere.
– Chi mi cerca? – Apparve sulla porta una donna ancora assonnata sulla cinquantina.
– Puoi crederci, ma lui ti ha chiamato nonna! – rise ancora la ragazza.
– Aspettate, – sussurrò Luca. – Non è questa la donna che cercavo… Io… Lì, alla vostra finestra… In cucina… C’era la mia nonna… L’ho vista chiaramente lì.

– Che stai dicendo, sei un tossico? – esclamò con disprezzo la ragazza. – Non abbiamo nessuna nonna in casa! Viviamo solo io e mia madre! Capito?
– Sì, capito… Scusate… Ho fatto confusione… – Luca sentì tutto girare, fece un passo indietro, posò la borsa a terra e per non cadere si appoggiò con la mano al muro. – Scusate… Sto qui un momento, e me ne vado…
La ragazza iniziò a chiudere la porta, ma la madre la fermò.
– Ehi, giovanotto, – gli disse la donna preoccupata, – come ti senti?
– Bene… – mentì a malapena udibile. – Non vi preoccupate…
– Mi sembra che tu abbia la pressione molto alta. Sei rosso come una barbabietola… Forza, vieni dentro. – Uscì nel corridoio, lo prese sotto braccio e con delicatezza lo portò in casa, ordinando alla figlia: – Vera, prendi la sua borsa e portala dentro! E portaci il misuratore di pressione! Fai presto!

La figlia, con gli occhi spalancati dalla paura, iniziò a eseguire gli ordini della madre.
La donna fece sedere Luca sul divano nel corridoio, e senza dire una parola iniziò a misurargli la pressione. Poi tornò a dare ordini alla figlia, che continuava a osservare gli avvenimenti con la bocca aperta.
– Porta la mia borsa. Ho delle iniezioni lì… – Poi si rivolse a Luca. – Ti farò un’iniezione, giusto per essere sicura, e chiamiamo un medico…

– Non serve il medico! – protestò Luca spaventato. – Sono appena arrivato in treno… Qui non conosco nessuno… Non ho ancora neppure trovato un appartamento…
– Ascolta mia madre! – intervenne Vera. – Lei è medico, chiaro?

– Sei di fuori città? – chiese la donna.
Lui annuì semplicemente. Poi chiese di nuovo:
– Per favore, non chiamate nessuno… Devo cominciare a lavorare domani. È il mio primo giorno… Ho appena ottenuto il lavoro…
– Sta’ zitto! – La donna già gli stava praticando l’iniezione. – Ci sono stati precedenti di questi episodi?
– Mai, – sussurrò lui.
– Quanti anni hai?
– Venticinque…
– Problemi di cuore?
– Giuro, sono perfettamente sano…
– Sano, dici? Perché allora hai la pressione così alta? Centottanta su cento non è uno scherzo…
– Forse è per l’emozione.
– Che tipo di emozione?
– Dico sul serio, ho visto mia nonna alla vostra finestra. Era lì, in cucina, e mi guardava…

– La nonna?
– Sì. Ma lei è morta. Due mesi fa. Non ci sono nonne nel vostro appartamento?
– Sei proprio strano… – sorrise Vera. – Ti ho detto che viviamo solo io e mia madre. Ma se ti fa stare tranquillo, vado a dare un’occhiata in cucina.
Vera andò davvero in cucina, e dopo qualche secondo gridò spaventata:
– Mamma! Cos’è?! – Tornò subito nel corridoio, con in mano una tazza sconosciuta.- Da dove viene, mamma?! Non abbiamo mai avuto tazze così in casa!
– Oh… – Luca sorrise con stupido sollievo. – È la tazza di mia nonna. L’ho presa… Ma dovrebbe essere nella mia borsa. L’ho portata da casa come ricordo. È una cosa strana…

– E dov’è la tua borsa? – La madre di Vera e la figlia lo guardarono con incredulità, senza capire.
– Come dov’è? È qui… – Fece cenno alla borsa da viaggio accanto alla porta. – La tazza dovrebbe essere lì dentro…
In tre controllarono il contenuto della borsa, ma non trovarono un’altra tazza dentro.

Questo episodio rimane ancora inspiegabile per quella famiglia. Soprattutto per la madre di Vera, che solo pochi mesi dopo divenne la suocera di Luca. Insomma, davvero una cosa strana…

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