**GIULIA-LA CUGINA**
La mia cugina Giulia, da bambina, era per me un esempio da ammirare. Lei viveva a Milano, io a Venezia. D’estate, i nostri genitori ci mandavano sempre in campagna dai nonni. Lì, io e Giuliuccia passavamo giorni e notti inseparabili. Era un tempo felice.
Tutto di mia cugina mi affascinava: la sua figura, i capelli ricci e folti, gli abiti alla moda che portava. Ma ora, con gli anni, posso dire che Giulia non fosse affatto una bellezza. Guardando le sue foto di bambina, vedo una ragazzina piccola, paffuta, con lineamenti irregolari. E poi aveva quel difetto di pronuncia. Ma il suo charme e il suo ottimismo superavano ogni mancanza. I ragazzi le giravano intorno come api al miele.
Giulia avrebbe potuto essere una capobanda, comandare tutti senza sforzo. I bambini la ascoltavano senza fiatare. Era una di quelle ragazze vivaci e temerarie, con un carattere irrequieto. Spesso il suo comportamento mi metteva ansia. Io ero tranquilla e docile…
Una volta, Giulia si impossessò di un libro nuovo su Pinocchio. Lo aveva preso in prestito dalla biblioteca del paese e, alla fine dell’estate, lo portò via con sé a Milano. Io tremavo dalla paura. E se la verità fosse venuta a galla? Avevamo otto anni. Per me, quel gesto era incomprensibile. Eravamo brave bambine, oneste! Eppure, nel segreto del mio cuore, ammiravo e mi orgoglivo di una cugina così coraggiosa! Alla fine, il libro dovette essere restituito. Nostro nonno insistette e, per di più, ci fece un sermone interminabile. La nonna, con un rametto di sambuco, “confermò” la lezione sulle nostre parti posteriori. Quel giorno di vergogna fummo punite severamente e private delle caramelle. Io pagai per il silenzio, come disse la nonna, su un “crimine mai sentito prima”:
—Voi due, non lo sapete che in paese le pareti hanno le orecchie? Basta una parola e la notizia vola di bocca in bocca! Le nipoti dell’insegnante, ladre! Ma chi l’ha mai visto?
Insomma, fu uno scandalo di proporzioni familiari. Forse per questo lo ricordo ancora oggi.
Giulia sapeva nuotare come un pesce, saltare con il paracadute (frequentava un corso per giovani paracadutisti) e tirare di boxe meglio dei maschi. Insomma, i tre mesi estivi mi bastavano per nutrire i ricordi fino all’anno dopo. Io e Giulia eramo inseparabili, anche se così diverse. Lei, un uragano; io, l’acqua cheta…
Nostro nonno era un insegnante. Ogni estate ci “tormentava” con dettati e temi. Io, brava a scuola, scrivevo senza errori, con una calligrafia elegante; Giulia, invece, sbagliava tutto, con una grafia illeggibile. Ma a lei non importava. Nonno si indignava:
—Come fa una nipote d’insegnante a scrivere così male?
Giulia scrollava le spalle, come a dire: “Lasciatemi in pace”. La nonna la sgridava:
—Vedrai, la piccola Veronica diventerà dirigente, e tu, Giuliuccia, spazzerai i marciapiedi!
Ma chi lo sa…
Gli anni passarono, crescemmo. Aspettavamo l’estate per ritrovarci. D’inverno ci scrivevamo, confidandoci prima i segreti delle bambine, poi quelli delle ragazze. Si dice: tra sorelle (o cugine) non c’è bisogno di muri.
Arrivò il tempo di pensare al matrimonio. Per me venne troppo presto: mi sposai a 17 anni, scelta di cui non mi pento. A 18 ebbi una figlia e poi mi laureai al politecnico. Giulia a malapena finì le scuole con il minimo dei voti. Si iscrisse a un istituto magistrale. A me sembrava una scelta incomprensibile, con la sua pronuncia e quei voti bassi… Zia Maria, sua madre, dovette fare molti regali ai professori perché ottenesse il diploma.
Tuttavia, più tardi, Giulia avrebbe provato a scrivere una tesi. Ma la salute la tradì e dovette abbandonare l’idea. Non mi stupirei se, alla pensione, ci riprovasse… Che forza di carattere!
A vent’anni, ebbi la possibilità di visitare la capitale con un biglietto di un giorno. Andai soprattutto per rivedere Giulia. Non ci incontravamo da anni. Volevo anche conoscere suo marito, Vincenzo. Non ero potuta andare al loro matrimonio, ma mai avrei immaginato come sarebbe finita quella visita!
Prima feci visita a zia Maria, portando dei dolci. Subito si mise a piangere, parlando del genero:
—Veronica, eravamo tutti contro questo matrimonio affrettato. Avevo un bravo ragazzo pronto per Giulia. Tutto era pronto per le nozze! Poi spuntò questo Vincenzo! Un tiranno, un geloso, un donnaiolo! La pazza scappa e la savia se la sposa… Giulia lo seguì come un’agnellina! Oh, quante pene passerà con lui, vedrai! Sono sicura che alza anche le mani! A che serve ammonire gli stolti? Pazienza. Aspettiamo un nipotino. Non possiamo privarlo del padre.
Ascoltai i lamenti di zia Maria e, preparata dalle sue parole, andai a trovare Giulia. Era incinta, bellissima, ma negli occhi portava una tristezza infinita. Ci sono donne a cui piace fare le vittime…
Dopo aver parlato con Vincenzo, capii perfettamente il dispreEppure, nonostante tutto, mentre li guardavo ridere insieme sotto il sole del tramonto, capii che alla fine l’amore, per quanto complicato, aveva trovato il suo modo di fiorire.