Cugina Misteriosa

**CARLA-CUGINA**

La mia cugina Carla è stata per me un modello da seguire fin da piccola. Lei viveva a Milano, io a Verona. Ogni estate, i nostri genitori ci mandavano in campagna dai nonni, e lì io e Carlina passavamo giorni e notti inseparabili. Erano momenti felici.

Adoravo tutto di mia cugina: la sua figura, i suoi capelli ricci e lucenti, i vestiti alla moda che portava. Ora, però, con gli anni alle spalle, posso dire che Carla non era proprio una bellezza.

Guardo le sue foto da bambina—bassa, paffutella, con lineamenti non proprio regolari. Ricordo anche che aveva un po’ di difficoltà a parlare chiaramente. Ma il suo fascino e l’ottimismo coprivano ogni imperfezione. Intorno a lei i ragazzi sempre ronzavano come api.

Carla avrebbe potuto comandare un esercito! Tutti i bambini la seguivano senza discutere. Era una di quelle ragazzine vivaci, coraggiose, con un carattere turbolento. A volte mi metteva ansia… Io invece ero tranquilla e remissiva.

Una volta, Carla si impossessò di un libro nuovo su Winnie-the-Pooh. Lo prese in prestito dalla biblioteca del paese e, a fine estate, se lo portò a Milano. Io tremavo come una foglia: e se qualcuno lo avesse scoperto? Avevamo otto anni allora. Non riuscivo a capire perché avesse fatto una cosa simile. Eravamo brave bambine! Eppure, in segreto, ammiravo quella mia cugina così spregiudicata! Alla fine, dovemmo restituire il libro. Nostro nonno insistette e ci fece una ramanzina infinita. E la nonna, con una sculacciata “a rinforzo”, ci ricordò che…

*”Non sapete che in campagna tutti sanno tutto? Le donne hanno la lingua lunga, e in un attimo la notizia vola da una casa all’altra! Le nipoti del maestro sono ladre! Ma vi pare possibile?”*

Fu uno scandalo da far tremare i muri. Forse è per questo che ancora me lo ricordo.

Carla sapeva nuotare benissimo, fare parachute (faceva parte di un club per giovani paracadutisti), e combattere come un maschiaccio. Insomma, ogni estate con lei era un’avventura, e i ricordi mi bastavano fino alla successiva. Eravamo legatissime, anche se opposte di carattere. Lei era una forza della natura, io… beh, diciamo che “nell’acqua cheta…”

Nostro nonno era un insegnante e ogni estate ci “torturava” con dettati e temi. Io ero precisa, calligrafica, senza errori… Carla invece sbagliava tutto, con una grafia illeggibile. Ma non le importava nulla. Nonno sbuffava:

*”Come fa la nipote di un maestro a scrivere così male?!”*

Lei scrollava le spalle, come per dire “lasciatemi in pace”. La nonna la prendeva in giro:

*”Vedi, Vero diventerà direttrice, e tu, Carlotta, spazzerai i marciapiedi!”*

Gli anni passarono, crescemmo. Aspettavamo l’estate con ansia per rivederci. D’inverno ci scrivevamo, condividendo prima segreti da bambine, poi da ragazze. *”Tra sorelle non ci sono segreti”*, dice il proverbio.

Arrivò il tempo di sposarsi. Io mi sposai a 17 anni—e non me ne pento mai. Ebbi mia figlia a 18, poi mi laureai in ingegneria. Carla invece a malapena finì le scuole con il minimo, entrò in un istituto magistrale. Non capivo la sua scelta, con quel modo di parlare e quei voti… Zia Maria (sua madre) dovette fare regali a destra e manca pur di farla diplomare.

Eppure, anni dopo, Carla iniziò una tesi. Ma la salute non la aiutò e dovette abbandonare. Non mi stupirei se, in pensione, ci riprovassi… Testarda come una mula!

A 20 anni, andai a Milano per un giorno, soprattutto per rivedere Carla. Non ci vedevamo da anni, e volevo conoscere suo marito, Beniamino. Non ero riuscita a essere al loro matrimonio. Ma non avrei mai immaginato come sarebbe andata quella visita…

Prima andai da zia Maria, che subito si mise a lamentarsi di Beniamino:

*”Vero, eravamo tutti contrari a questo matrimonio! Avevo un ottimo ragazzo per Carlotta, tutto pronto… Ma poi è spuntato questo Beniamino! Un tiranno, un geloso, un donnaiolo! Ma quando il diavolo ti tenta… E Carlotta lo seguì come un’agnellina. Ah, ne soffrirà, vedrai! Sono sicura che alza anche le mani! Ma cosa vuoi far? Pazienza. Ora aspettiamo un nipotino. Il bambino deve avere un padre…”*

Con questa introduzione, andai a trovare Carla. Era incinta, più bella che mai. Ma nei suoi occhi c’era una tristezza infinita. Ci sono donne a cui piace fare la vittima…

Dopo aver conosciuto Beniamino, capii le preoccupazioni di zia Maria. Ma Carla… la mia cugina orgogliosa e indomita era completamente sottomessa a quel “tiranno”! Lo guardava con adorazione, pendendo dalle sue labbra. E lui non era certo un poeta…

Mi sorprese quel cambiamento radicale. Ma come si dice, *”marito e moglie sono una cosa sola”*. Beniamino si credeva un re, con una moglie così devota. Si crogiolava nel suo amore.

Lui la amava davvero? Dubito. Va detto, però, che era un uomo bellissimo, statuario. Certo, faceva sognare le ragazzine. *”Bella faccia, poco di buono…”* Parlava solo per ordini. Mi dispiaceva per Carla, ma lei mi tagliò corto:

*”Non fare la mia mamma, Vera. Non ho bisogno della tua pietà! Sto benissimo, sono felice con mio marito!”*

E che dire? Ognuno ha la sua strada…

Quella sera brindammo al mio arrivo con dello spumante. Chiacchierammo, ridemmo dei vecchi tempi. Decidemmo di fare una passeggiata serale per Milano. Freddo, ma allegria pura. Tornati a casa, Beniamino *ordinò* a Carla:

*”Riposati, moglie. Vai a dormire. Io e Vera usciamo ancora un po’.”*

Ovviamente protestai, ma lui mi strinse il polso così forte che dovetti cedere. Carla obbedì senza fiatare.

Fuori, arrivammo in un parco e chiacchierammo di cose stupide. All’improvviso, Beniamino mi si avvicinò e cercò di baciarmi! Ma da dove salta fuori? Troppo vino? Mi venne da ridere! *Eh, Beniamino, zia Maria aveva ragione su di te!* E tradire Carla? Mai. Schivai quel bacio sconveniente.

*”Torniamo, Beniamino! Carla si annoierà da sola…”*

Il rifiuto non gli piacque. Non era abituato ai “no”. Cambiò faccia e si allontanò di colpo nel buio. Io dietro di lui… ma lui sparì. Mi ritrovai sola, al freddo, in un parco sconosciuto. *Che situazione…*

Città straniera, notte, freddo. Beniamino mi aveva abbandonata. Mi guardai attorno disorientata. Poi ricordai: Carla aveva un enorme vaso di ficus alla finestra. Fortuna che le luci erano ancora accese. Trovai la casa.

Carla, assonnata, mi aprì:

*”Ti ho preparato il letto in cucina. Dove sei stata? Buonanotte, cugina…”*

Beniamino forse russava già. La mattina dopo, Carla smise di parlarmi. Che cosa le aveva detto di me? Ma con il treno che partiva, dovetti correre alla stazione. Me neE solo vent’anni dopo, durante una festa di famiglia sotto gli ulivi in Toscana, mentre i nostri nipotini giocavano insieme, Carla mi passò un bicchiere di vino, sorridendo con quei suoi denti d’oro, e sussurrò: “Alla fine, le zie avevano ragione… ma ne è valsa la pena, no?” e finalmente capii che il tempo aveva cucito ogni strappo con pazienza.

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