Cuore Spezzato di Speranza: Il Cammino Verso una Nuova Felicità

“Cristina, tra noi è finita!” disse Luca con voce gelida. “Voglio una vera famiglia, dei figli. Tu non puoi darmeli. Ho presentato la domanda di divorzio. Hai tre giorni per raccogliere le tue cose. Se te ne vai, fammelo sapere. Io starò da mia madre finché non preparerò lappartamento per il bambino e per sua madre. Sì, non stupirti, la mia nuova ragazza è incinta! Tre giorni, Cristina!”

Cristina rimase in silenzio, sentendo la terra mancarle sotto i piedi. Cosa avrebbe potuto rispondergli? Cinque anni di tentativi per avere un figlio, e tre gravidanze finite in tragedia. I medici lavevano rassicurata: era sana, ma ogni volta qualcosa era andato storto. Cristina si prendeva cura di sé, e durante le gravidanze era ancora più attenta. Lultima volta, era svenuta al lavoro, e lambulanza non era arrivata in tempo

La porta sbatté alle spalle di Luca, e Cristina, esausta, si lasciò cadere sul divano. Non aveva la forza di raccogliere nulla. Dove poteva andare? Prima del matrimonio, aveva vissuto dalla zia, ma lei era morta, e suo cugino aveva venduto lappartamento. Tornare nel paese di Roccalba, nella casa della nonna? Affittare un posto? E il lavoro? Le domande le ronzavano in testa, ma il tempo passava.

La mattina dopo, la porta si aprì ed entrò la suocera, Elena Bianchi.

“Non dormi? Meglio così,” disse seccamente. “Sono venuta per assicurarmi che non prendi nulla che non ti appartenga.”

“Non ho intenzione di rubare i calzini sporchi di tuo figlio,” sbottò Cristina. “Vuoi contare le mie cose?”

“Che maleducata! Un tempo eri così gentile. Io stessa dissi a Luca dopo la prima gravidanza che non avresti mai potuto avere figli.”

“È per questo che sei venuta? Allora sta zitta e controlla pure.”

“Perché prendi il servizio da tè?” si allarmò la suocera.

“È mio, della zia. Un ricordo di lei.”

“Qui sarà vuoto senza!”

“Non è un mio problema. Almeno avrai un nipotino.”

“Prendi solo quello che è tuo!”

“Il computer, la macchinetta del caffè e il microonde sono regali dei colleghi. La macchina lho comprata prima del matrimonio. Tuo figlio ha la sua.”

“Hai tutto ciò che ti serve, ma figli non ne puoi fare!”

“Non sono affari tuoi. Forse era volontà di Dio.”

“Non ti dispiace? Magari lhai fatto apposta!”

“Stai dicendo sciocchezze. Non riesco nemmeno a pensarci senza sentire dolore.”

Cristina guardò intorno: le sue cose erano sparite. La spazzola, il trucco, le pantofole Aveva dimenticato qualcosa di importante. La presenza della suocera la infastidiva. Poi ricordò: la statuetta del gatto, un ricordo della nonna. Dentro cera un nascondiglio con orecchini e un anelloniente di prezioso, ma caro al cuore. Luca laveva sempre considerata uninezia. Forse laveva buttata? Cristina aprì la porta del balcone.

“Cosa stai cercando là fuori?” strillò la suocera. “Su, prendi le tue cose e vattene!”

Trovò la statuetta del gatto, intatta. Finalmente poteva andarsene.

“Ecco le chiavi, arrivederci. Spero di non rivederti mai più.”

Cristina andò in ufficio. Era in congedo per malattia, ma chiese un permesso.

“Siamo con te,” disse il capo. “Ma senza di te è difficile. Tre settimane bastano? Resta in…”

Cristina chiuse gli occhi e sentì la mano di Paolo stringere la sua con delicatezza, sapendo che, dopo tanto dolore, la sua nuova vita stava appena cominciando.

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