Da anni siamo adulti, ma nostro padre resta il cuore della famiglia.

Io e mio fratello siamo ormai adulti da tempo, ma nostro padre rimane il cuore della nostra famiglia.

Nonostante entrambi abbiamo le nostre vite e le nostre famiglie, nostro padre, che ha settant’anni, occupa ancora un posto speciale nei nostri cuori. Vive da solo in una piccola casa alla periferia della città. Nostra madre non c’è più, e io e Sandro facciamo tutto il possibile perché papà non si senta solo e sia sempre circondato da affetto e attenzioni. Io mi chiamo Matteo, mio fratello si chiama Sandro. Nonostante gli impegni quotidiani, cerchiamo entrambi di andare a trovarlo regolarmente, anche se il lavoro a volte ci ruba tempo ed energie.

Io vado da lui ogni domenica. Gli preparo da mangiare per i giorni a venire: minestrone, polpette, verdure stufate e pasta al forno. Lui scherza sempre dicendo che cucino meglio di un ristorante, anche se so che è solo il suo modo per farmi piacere. Mentre il cibo cuoce, faccio ordine in casa e controllo che tutto sia a posto. Papà si chiama Antonio Rossi. Ama raccontare della sua gioventù, ripetendo le stesse storie che ho sentito decine di volte. Ma io lo ascolto comunque—in quei racconti c’è la sua vita, e adoro vedere i suoi occhi illuminarsi quando rivive i ricordi.

Sandro va a trovarlo il mercoledì. Abita un po’ più lontano, ma trova sempre il tempo. Si occupa delle faccende pratiche: sistema il rubinetto che perde, taglia l’erba in giardino e in inverno spala la neve. Papà cerca di aiutare, ma io e mio fratello lo convinciamo a riposarsi. “Voi non mi lasciate mai in pace!” ride. Sandro spesso porta con sé sua figlia, la piccola Giulia, di sette anni. Lei adora il nonno, e lui contraccambia quel sentimento: le racconta favole, le insegna a giocare a scacchi. Quei momenti sono pura felicità per lui.

Papà è ancora attivo, nonostante l’età. Ha un orto dove coltiva pomodori, zucchine ed erbe aromatiche. Dice che lavorare la terra lo tiene in forma. Ama leggere il giornale e guardare i vecchi film in TV. Qualche volta io e Sandro proviamo a convincerlo a uscire con noi, ma quasi sempre rifiuta: “Sto bene qui a casa.” Però sappiamo che le nostre visite per lui sono preziose. Non lo dirà mai apertamente, ma il suo sorriso dice tutto.

Io e mio fratello siamo molto diversi, ma su una cosa siamo d’accordo: nostro padre per noi è un tesoro. Non è solo un genitore, è un esempio. Ricordo come ci ha insegnato a lavorare sodo, a essere onesti e a rispettare gli altri. Anche adesso che siamo padri a nostra volta, lui rimane un punto di riferimento. Dopo la morte di mamma è cambiato, è diventato più silenzioso. Ma cerchiamo di colmare quel vuoto con il nostro affetto. A volte penso a quanto lei sarebbe felice di vedere come ci prendiamo cura di lui.

Anche mia moglie, Francesca, gli vuole bene. Spesso gli porta dolci fatti in casa o conserve. Lui la ringrazia sempre e scherza dicendo che lo stiamo “viziando troppo”. Io e Francesca abbiamo due figli, che adorano andare a trovare il nonno. Il maggiore, Luca, di dodici anni, lo aiuta nell’orto, mentre la piccola Elena, di nove, ascolta incantata le sue storie. Questi momenti tengono unita la famiglia.

A volte penso a quanto passa in fretta il tempo. Papà non è più energico come una volta, ma il suo spirito è forte come sempre. Io e Sandro abbiamo deciso che non lo lasceremo mai solo. Se necessario, lo porteremo a vivere con noi o gli faremo compagnia a turno. Ma finché vorrà restare nella sua casa, rispetteremo la sua scelta. L’importante è che sappia: siamo sempre qui per lui.

Le nostre visite della domenica e del mercoledì sono diventate una tradizione. Non si tratta solo di occuparci di lui, ma del nostro modo per dirgli quanto sia importante. E quando lo vedo sorridere, quando abbraccia Giulia o mi ringrazia per la cena, capisco che questi momenti non hanno prezzo. La vita mi ha insegnato a non dare per scontato la famiglia, e ringrazio il cielo per averci dato un padre che ancora oggi ci tiene uniti.

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