Da oggi tutto cambierà. Lo prometto…

Ora tutto sarà diverso. Lo prometto…

La giornata lavorativa stava per finire. Mancavano venti minuti alla chiusura del negozio. A quell’ora i clienti erano rari. Non era un supermercato, dove potevi fare la spesa in cinque minuti. L’elettronica richiede tempo e attenzione, e costa un sacco di soldi.

Valeria scrutò il vasto magazzino di elettrodomestici. Deserto. Persino i commessi erano spariti nel retro. Solo la guardia all’ingresso, fissando lo schermo del suo portatile. Qualcosa le diceva che stesse giocando a solitario o leggendo le notizie.

Anche lei si avviò verso il retro per chiamare il marito, chiedergli di sbucciare le patate così avrebbe perso meno tempo a preparare la cena. Non era permesso usare il telefono in sala durante l’orario di lavoro. I superiori potevano controllare le telecamere e sanzionarli in qualsiasi momento.

Proprio allora entrò un uomo e si diresse verso gli espositori di tablet. Nessun commesso in vista. La guardia lasciò il suo posto vicino all’ingresso e si fermò all’inizio della sala, osservando il cliente. Non poteva allontanarsi troppo. Valeria sospirò e si avvicinò all’uomo.

“Posso aiutarla?” chiese con tono gentile.

L’uomo si voltò di scatto.

“Mi serve un tablet. Uno così,” puntò il dito su un modello in vetrina.

Valeria dimenticò di respirare. Era come vedere un fantasma, e in effetti lo era. Lui. L’amore perduto. Non poteva sbagliarsi. Ma come? Da dove spuntava?

Lui, non ricevendo risposta, le si girò completamente e la fissò.

“Valeria? Valeria! Sei davvero tu?” sorrise, felice dell’inaspettato incontro.

“Sì. Tu che ci fai qui? Il negozio chiude fra…” guardò l’orologio, “quindici minuti.”

“Non faccio in tempo a comprarlo?” Lanciò un’occhiata al negozio vuoto. “Che peccato.”

“Restiamo aperti fino all’ultimo cliente. Posso proporle questo modello. Costa poco di più, ma la qualità è migliore,” disse Valeria, passando in modalità commessa professionista.

“Va bene. Mi fido della tua esperienza,” annuì Marco.

Lei si chinò e prese sotto lo scaffale una scatola sigillata. “Venga con me, facciamo lo scontrino.”

Arrivata alla cassa, le dita le tremavano. Sbagliava tasti, commetteva errori. Lui la vedeva agitata, e questo la rendeva ancora più nervosa.

“Vada alla cassa, chiamo il cassiere.” Valeria si affrettò nel retro, ansiosa di sfuggire al suo sguardo.

I colleghi erano ammassati intorno a un tavolo, chiacchierando.

“Qualcuno torni in sala, c’è un cliente alla cassa,” disse.

Si dispersero subito, uno di loro corse al bancone. Valeria guardò l’orologio e andò nello spogliatoio. Era ora, aveva il diritto di andarsene.

Non aveva chiamato il marito. Anzi, se n’era completamente dimenticata. Un tremito nervoso la scuoteva. Perché? Perché dovevano rincontrarsi proprio ora? Aveva sperato di non vederlo mai più. Si cambiò in fretta e uscì dal retro, dove ricevevano le merci.

L’asfalto bagnato luccicava sotto i lampioni. La pioggia cadeva leggera, ma Valeria decise di tornare a piedi. Solo tre fermate, aveva bisogno di riordinare i pensieri e calmarsi…

***

Si era innamorata di Marco al primo sguardo. Sapeva che era all’ultimo anno, che si chiamava Marco Rossi, che tutte le ragazze impazzivano per lui. Ma non poteva farci nulla. Il cuore le batteva all’impazzata ogni volta che lo incrociava nei corridoi dell’università.

Un giorno in mensa si trovò accanto a lui. Era così emozionata da non capire nemmeno cosa stesse mettendo nel vassoio.

“Hai contanti? Ehi, mi senti?”

“Cosa?” Valeria realizzò che le stava parlando.

“Contanti, ti chiedo se ne hai. Il POS oggi non funziona. Paga tu, poi ti ridò i soldi.”

Lei annuì e frugò frenetica nella borsa.

Mentre si allontanava dalla cassa, lui la chiamò e le fece cenno di sedersi al suo tavolo. I posti liberi erano pochi, e Valeria, con le gambe molli, si avvicinò e si mise di fronte a lui. Marco divorava purè e cotoletta. Lei distolse lo sguardo e fissò il suo vassoio, incapace di ingoiare un solo boccone.

“Perché non mangi?” chiese lui, divertito. “Sei al primo anno?”

“Sì,” rispose, alzando gli occhi su di lui.

Era in trance, confusa ed emozionata, incredula di stare seduta con l’uomo dei suoi sogni e persino di parlargli.

“Sei strana. Come ti chiami?”

“Valeria.”

“Che nome strano. Valeria,” ripeté.

“Mi hanno chiamata come mia nonna,” mormorò.

Lui finì il pranzo, bevve il succo di frutta in un sorso, mentre lei non toccò nulla.

“Non preoccuparti, ti ridò i soldi.” Marco la osservò. “Vieni domani in mensa alla stessa ora, pranziamo insieme. Buon appetito,” sogghignò e se ne andò.

Valeria finalmente respirò. Era vero? L’aveva invitata a pranzo?

Il giorno dopo contò i minuti fino alla fine della lezione. In mensa, però, Marco non c’era. E cosa si aspettava? Che l’avrebbe aspettata? Delusa, stava per andarsene, ma decise di mangiare qualcosa. Prese un’insalata e un succo con una brioche. Alla cassa, mentre stava per pagare, Marco apparve e pagò per lei.

“Grazie,” borbottò. Lui prese il vassoio e lo portò a un tavolo, sedendosi di fronte.

“Tu non mangi?” chiese Valeria, facendosi coraggio.

“Già fatto. Hanno finito prima oggi.”

Marco la scrutava senza vergogna.

“Ascolta, stasera ci vediamo da Luca. I suoi genitori sono via per lavoro, casa libera. Vieni con me? Balliamo, ci divertiamo. Dove abiti?”

“A Porta Romana.”

“Davvicino! Che numero?” Lei glielo disse. “Ti aspetto alle sette davanti a casa. Buon appetito.”

Alle sette lui era lì, all’angolo. Al party c’era tantissima gente, molti sconosciuti. Valeria si sentiva fuori luogo. Nessuno la notava, nemmeno Marco. Ballava con altre ragazze, spariva e tornava. Stanca di vederlo circondato, si avviò verso l’ingresso. Domani aveva un esame, avrebbe potuto studiare. Erano arrivati per ultimi, la sua giacca era in cima alle altre.

“Te ne vai già? Ti accompagno,” disse Marco, apparendole accanto all’improvviso.

Uscirono insieme. Il vino bevuto la rese meno nervosa. Riusciva persino a parlare. Lui raccontava, le faceva domande, ma lei non ricordava nulla, troppo presa dalle emozioni. E quando lui la baciò, quasi svenne. Non studiò certo per l’esame, passò mezza notte a ripensare a quel momento, a sognare.

Iniziarono a uscire. Valeria volava sull’onda dell’amore, ignorando le amiche che le parlavano delle conquiste di Marco e i rimproveri della madre. Che le importava? Marco, il ragazzo più figo dell’università, la amValeria sorrise, stringendo la mano di suo marito, e finalmente capì che la felicità non era nel passato, ma nella vita che insieme avevano costruito.

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