Danzami Vicino

**Balla con me**

Giorgia era piaciuta subito a Luca. Una bionda slanciata con occhi castani. L’aveva notata appena entrata in ufficio.

Le colleghe l’avevano accolta con sospetto, divise in due fazioni. Alcune dicevano che i capelli non erano naturali. “Occhi castani con capelli biondi? Impossibile.” Altre giuravano che portasse lenti colorate. Col tempo, i capelli restavano sempre biondi. A volte, però, si metteva gli occhiali da vista. Ma perché, se aveva le lenti?

Anche Federico, il seduttore dell’ufficio, l’aveva notata. Ma diversamente da Luca, timido e impacciato, lui aveva subito cominciato a corteggiarla. Un caffè nella pausa pranzo, un passaggio in macchina a fine giornata. Ogni attenzione di Federico spezzava il cuore di Luca per la gelosia.

Come poteva competere con lui? Federico era bello, affascinante, capace di far sciogliere le ragazze con un complimento. Conosceva mille barzellette e le sapeva raccontare. Peccato che, una volta conquistata una donna, si stufasse e passasse alla successiva. Ora era il turno di Giorgia, e Silvia, abbandonata, piangeva in bagno e meditava vendetta.

Luca, invece, era robusto, paffuto, con le gote rosse e occhiali quadrati dalla montatura spessa. Vestiva sempre largo, come per nascondersi. E il cognome non aiutava: Bellucci. Timido e goffo, proprio come il personaggio del romanzo che portava lo stesso nome. Però con i computer era un genio. Qualsiasi problema, lui lo risolveva. O quasi.

“Luca, aiutami!”
“Il mio computer si è bloccato…”
“Luca, montami questo video…”

Si sedeva, le dita volavano sulla tastiera, e in pochi minuti tutto tornava a funzionare, la presentazione era pronta, il video montato.

“Grazie mille, Luca!” gli dicevano Sara o Giulia, dandogli un bacio sulla guancia che lo faceva arrossare.

“Bellucci, sei un genio! Io ci avrei perso la serata, tu hai sistemato tutto in mezz’ora. Ti offro un amaro!” promise uno dei colleghi, salvo poi dimenticarsene.

Luca non beveva. Preferiva di gran lunga i baci sulle guance.

In realtà si chiamava Lorenzo, ma ormai nessuno lo chiamava così. Si arrabbiava, ma era inutile.

“Dai, non fare lo sdegnato, ti sta bene”, gli diceva Federico, dandogli una pacca sulla spalla. E Lorenzo non capiva se fosse un complimento o una presa in giro.

Non era un ricco ereditiero come il suo omonimo letterario. Era cresciuto solo con la madre. Quando aveva chiesto del padre, lei non aveva mentito: l’aveva avuto per sé, negli ultimi anni della sua giovinezza. Era piccola, magra e non particolarmente bella.

Una volta, una collega aveva invitato Giulia a cena a casa sua. Tra le donne presenti, lei era l’unica single. Alla fine della serata, toccò a lui accompagnarla a casa. Giulia non perse tempo e lo invitò per un caffè. E poi… Non disse mai a nessuno chi fosse il padre. Il ragazzo era quasi vent’anni più giovane, perché rovinargli la vita? Quando nacque il bambino, lo chiamò Lorenzo, come suo padre.

Luca crebbe tranquillo, intelligente, senza dare problemi. A scuola si appassionò ai computer. Ma mentre gli altri ragazzi giocavano, lui studiava, smontava, imparava. Scoprì presto che poteva persino guadagnarci. Serviva solo un computer migliore. E Giulia fece un prestito per comprargli un processore veloce, un monitor grande. Cosa non si fa per un figlio unico?

Dopo il liceo, Luca si iscrisse all’università, facoltà di informatica. Iniziò a guadagnare bene, non più spiccioli come prima. La madre era fiera di lui. Non beveva, non andava in discoteca, non si buscava guai, restava a casa a lavorare.

Quando il suo stipendio divenne stabile, Giulia andò in pensione e si dedicò a lui. Cucinava tanto e bene, faceva dolci a volontà. Luca mangiava e ingrassava. Lo sport non era il suo forte, passava le giornate davanti al monitor, diventando sempre più sedentario.

Come ogni madre, Giulia sognava una brava moglie per lui, dei nipoti. Cercò di presentargli figlie di amiche e conoscenti. Ma le ragazze non lo interessavano. Fino a Giorgia. La prima che lo fece battere il cuore. Perse il sonno, l’appetito. Scaricò le sue foto dai social e passava ore a guardarla. Lei, però, non lo notava affatto.

Un giorno, Luca arrivò in ufficio presto e sabotò il computer di Giorgia. Senza il pc, il lavoro si bloccò, e il capo chiedeva un resoconto urgente.

“Aiutami!” gli disse Giorgia, correndo da lui.

Con aria grave, Luca fece finta di sistemare il problema che lui stesso aveva creato. Giorgia si mordeva il labbro nervosamente. Alla fine, stufo di metterla alla prova, cancellò il programma e si alzò.

“Non ce l’hai fatta?” chiese lei, delusa.

“Ora puoi lavorare. Ho risolto tutto”, rispose lui con tono distaccato.

“Davvero? Grazie mille! Chiedimi pure quello che vuoi”, disse Giorgia, senza pensarci.

“Quello che voglio?” La guardò con un’espressione strana.
Giorgia capì di aver esagerato.

“Sì… entro i limiti del ragionevole, ovvio”, aggiunse in fretta. “Vuoi andare al cinema? O a cena fuori?”

“Ho già visto tutti i film, anche quelli non ancora usciti. Tra poco è l’Epifania. Ci sarà il party aziendale. Mi prometti di ballare con me?”

“Con te? Ma tu sai ballare?” chiese Giorgia, sorpresa. “Va bene, te lo prometto”, rispose, meno convinta.

Una settimana dopo, al party, dopo cibo, vino e musica, tutti cominciarono a ballare. Luca si avvicinò a Giorgia, ma prima che aprisse bocca, Federico la prese e la trascinò in pista. Luca restò a guardarli, sgomento, mentre Giorgia ballava e si dimenticava della promessa. Se ne andò senza salutare.

Il giorno dopo, ultimo prima delle vacanze, Giorgia si avvicinò a lui.

“Perché sei scappato? Avrei ballato con te.”

Luca si sistemò gli occhiali.

“Lo capisco. Non sono bello come Federico. Credevo che tu fossi diversa, ma sei come tutte le altre.”

“Luca, sei dolce, intelligente”, rispose lei in fretta, “ma devi solo dimagrire un po’. Hai mai provato le lenti? Vestiti meglio. Anche le ragazze guardano l’aspetto, sai. Tu mi avresti notata se fossi stata brutta?”
Luca tacque.

A casa, si osservò a lungo nello specchio. Giorgia aveva ragione. Decise di iniziare rinunciando ai dolci della mamma. Quando lei vide i pasticcini intatti sul piatto, si preoccupò.

“Non ti piacciono? Sono venuti male?”

“No, sono buonissimi. Solo… non ne ho voglia. Li mangerò in ufficio.”

Il giorno dopo, regalò i dolci ai colleghi.

“Ora capisco perché sei così paffutello”, commentò Federico, ingoiando il terzo bignè.

Luca sospirò ma resse. La dieta non bastava, serviva fare sport, e lui non ne aveva mai pratico. Cercò online metodi facili per dimagrire. Ma tutti proponevano diete, corsa o palestra.

PDopo mesi di lezioni, con la sua nuova sicurezza e un sorriso sincero, Luca finalmente capì che la vera felicità era ballare con Laura sotto le luci soffuse della sala, dimenticandosi di tutto il resto.

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