Depredazione e Fuga: Come suocera e cognata hanno rovinato il futuro dei miei figli

**Derubata e abbandonata: come mia suocera e mia cognata hanno privato i miei figli del futuro**

Credevo che la famiglia fosse un sostegno, che i tuoi cari non ti avrebbero mai tradito, umiliato o sminuito. Ma la realtà si è rivelata più dura di qualsiasi paura. Mia suocera e sua figlia non solo ci hanno rovinato la vita, ma hanno rubato ai miei bambini la possibilità di un futuro sereno. E tutto questo con l’approvazione di mio marito.

Quando Luca aveva ancora un lavoro dignitoso, provvedeva diligentemente alla sua “adorabile” mamma e sorella:
— Mamma, abbiamo i debiti con le bollette…
— Piccolo, non abbiamo soldi per la spesa…
— Luca, non posso fare benzina…
— Io e Giulia vogliamo andare a teatro, compra i biglietti…

Correva da loro come un cane fedele, sempre con i soldi, con attenzioni, con un sorriso colpevole. All’inizio tacevo. Poi ho provato a parlare. E alla fine mi sono stancata. Soprattutto quando è arrivato il mio secondo congedo di maternità e lui… è stato licenziato.

Invece di darsi da fare, cercando un lavoro — magari meno pagato — Luca passava le giornate sul divano, lamentandosi dell’”ingiustizia” e rifiutando persino di pensare a un lavoretto temporaneo. Diceva che le sue qualifiche erano troppo “elevate” per le proposte che riceveva.

Io ho dovuto tornare al lavoro anticipatamente. Lasciato i bambini a mio marito. Passata una settimana, appena mi ero riabituata al ritmo, iniziarono le telefonate. Ma non a lui, bensì a me. Suocera e cognata avevano trovato un “nuovo indirizzo per i soldi”.

Non ce l’ho fatta più. Gli ho detto che se avevano bisogno, potevano lavorare. Il collo su cui si erano sempre comodamente sedute era stanco. Ovviamente si lamentarono con Luca. E lui invece di sostenermi, le fece entrare in casa nostra.

Esatto, così. Torno dal lavoro e trovo suocera e cognata con le valigie. Avevano affittato il loro appartamento — per avere un “reddito”, come disse mia suocera. E quindi sarebbero venute a vivere da noi. In tre. Con il mio stipendio. La mia opinione, ovviamente, non contava.

Appena entrata, ancora con le scarpe ai piedi, eccola:
— Oh, sei arrivata! E la cena dov’è?

Luca mi prende il cappotto e dice:
— Tesoro, non arrabbiarti. Mamma e Giulia sono in una situazione difficile, resteranno poco. Non possiamo abbandonarle, no?

Sì, poco. Vado in cucina e trovo il disastro. I bambini sporchi di cioccolato, piatti sporchi accatastati, pentole vuote. Al più piccolo, che ha solo un anno, hanno dato una tavoletta di cioccolato e nessuno si è preoccupato di pulirgli le mani. Ho perso le staffe.

Quella volta le feci lavorare tutte e due. Suocera a pelare patate, sua figlia a lavare i piatti. Se volevano vivere con me, benvenute nelle faccende domestiche. Io non ero la loro domestica né la cuoca.

Il tempo passava, ma quelle “ospiti” non avevano intenzione di andarsene. I soldi dell’affitto li spendevano in una settimana, poi iniziavano a chiedere a me. Se mi rifiutavo, scoppiavano litigi, urla, recriminazioni. La pace in casa era finita.

Per il mio compleanno, Giulia non si degnò nemmeno di farmi gli auguri, e suocera mormorò qualcosa per dovere. Andammo dai miei genitori. Lì trovai calore, affetto, un maglione lavorato a mano da mia mamma… e un gratta e vinci.

Sì, un biglietto come quelli che amavo da piccola. Mi siedo con mia figlia sulle ginocchia, accendo la TV e inizio a grattare. E all’improvviso… la vincita! Vera! Gridiamo, ridiamo. Luca è sbalordito, mentre suocera commenta:
— Beh, non esultate troppo, avrete sbagliato!

Controllo tutto più volte: no, abbiamo vinto. Non una fortuna, ma abbastanza per una scuola prestigiosa per la maggiore e un asilo privato per la piccola. Passai la notte sveglia, immaginando come sarebbe cambiata la nostra vita.

Ma al mattino… la casa era stranamente silenziosa. Troppo. Giro per le stanze: nessuna traccia di suocera o Giulia. Alcune cose mancavano, così come i documenti di Luca. E soprattutto… mancava il biglietto vincente.

Capii subito. Erano scappate. Con la vincita.

Sono passati anni. Io vivo con le mie figlie. Senza Luca. Ho saputo che ha sperperato tutto tra scommesse, alcol e vacanze. Suocera è in clinica per disintossicarsi dall’alcol. Giulia ha avuto un figlio con gravi problemi di salute. A Luca hanno diagnosticato una malattia al fegato.

E io? Sono nella mia casa. Con le mie bambine. Con il calore nel cuore. Senza tradimenti.

A volte penso: forse è andata così per il meglio. Hanno rubato i soldi, ma non mi hanno spezzata. Non mi hanno tolto l’essenziale: la dignità, la forza e l’amore per i miei figli.

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