Ah, senti questa storia… Sai, non sono solo le donne ad avere sfortuna in amore, ma anche gli uomini. Vittorio è uno di quelli. A trentotto anni si chiede ancora: “Cosa c’è che non va in me?”
—Ho avuto due matrimoni, uno ufficiale e uno senza sposarmi, e niente. Dove sta la mia felicità? Perché mi sfugge? Forse cerco le donne sbagliate, o nei posti sbagliati.
Vittorio è buono come il pane. Aiuta tutti, protegge chi può. Gli amici gli dicono:
—Vittò, dovresti fare il mago della bontà! Ma non puoi salvare il mondo da solo.
Lui però è fatto così. Vive con i genitori in un paesino in campagna, hanno una casa grande e tanto lavoro. È un tuttofare: salda, guida, costruisce mobili, aggiusta lavatrici, capisce di elettricità. In paese tutti lo cercano. Lavora anche su turni, guadagna bene. Ma appena torna a casa, i compaesani lo sommergono di richieste.
—Figlio mio, perché sei così servizievole? — si lamenta la madre. — Torni dal lavoro e ti metti subito a lavorare di nuovo!
—Mamma, la gente ha bisogno di aiuto.
—La gente è furba, Vittò. Tu non fai pagare nessuno, e loro approfittano.
—Dai, mamma, non mi costa niente.
A ventidue anni, Vittorio sposò Valeria. Lei aveva vent’anni, era carina e vivace. Alla madre non piaceva.
—Una moglie deve essere modesta e tranquilla, non come Valeria. Hai fretta di sposarti dopo un mese? Guarda invece la nostra vicina, Elena…
Vivevano con i genitori, ma avevano un ingresso separato. Quando Vittorio partiva per lavoro, Valeria iniziava la bella vita. Se la luce dei suoceri si spegneva, lei usciva di nascosto, andava a ballare, e qualche ragazzo del paese la riaccompagnava.
Una notte, la suocera si sentì male. Il padre di Vittorio andò a cercare Valeria, ma non c’era. Scoprò tutto.
—Dove vai di notte? Se mio figlio non c’è, ti diverti eh?
—Ero a casa!
—Mentita! Sono venuto all’una e non c’eri!
—E cosa volevi da me all’una di notte? Lo dirò a Vittorio!
—Tua suocera stava male, ho dovuto chiamare la vicina!
—E io ero da mia madre, stava male anche lei!
I genitori non dissero nulla a Vittorio, ma un giorno lui tornò prima dal lavoro. Bussò alla finestra, ma Valeria tardò ad aprire. Sentì rumori, e vide un uomo scendere dalla finestra della cucina.
—Chi è quell’uomo?
—Nessuno. Che ti importa?
—Ah, ecco com’è. Io via, e tu a divertirti.
Il giorno dopo, Valeria se ne andò. Poco dopo, chiese il divorzio.
—Vedi, figlio? Te l’avevo detto.
—Lascia stare, mamma.
Poi Valeria tornò: —Devo abortire o tenere il bambino? È tuo.
—Se è mio, tienilo. Ti aiuterò.
Da nove anni Vittorio paga gli alimenti. La madre brontola:
—Ma sei sicuro che sia tuo? Non gli somigli per niente!
—Valeria dice che è mio. Non lo abbandonerò.
Dopo Valeria, conobbe Anna, una donna di un paese vicino con una figlia piccola. Non si sposarono, ma vissero insieme. Anna andava d’accordo con i genitori di Vittorio.
—Anna è brava, aiuta in casa — diceva la madre.
Un giorno, Anna annunciò: —Mia madre è malata, devo andare da lei.
—Vengo con te.
—No, se avrò bisogno, ti chiamo.
Partì con la figlia. Vittorio la visitava, le portava soldi. Ma un amico gli rivelò:
—Vittò, Anna ti tradisce. Ha un altro uomo.
—Non è possibile!
Andò a controllare e trovò l’amante di Anna in casa. La madre di lei, sana come un pesce, lo accolse sulla porta.
—Che fesso che sei! — gli disse sua madre. — Fidati, ma controlla!
Alla fine, la madre lo convinse a dare un’occhiata a Elena, la vicina. Non era una bellezza, ma era modesta, brava in casa.
Si avvicinarono. Elena gli portò dei dolci fatti in casa, e Vittorio se ne innamorò. Scoprì che era la donna giusta: laboriosa, fedele.
Si sposarono. Elena gli confessò: —Ti amavo fin da ragazza.
—E perché non me l’hai detto prima? Avremmo avuto più tempo!
Lei sorrise: —Abbiamo ancora tempo, Vittò. Ho solo trentadue anni…
Ora la madre di Vittorio e la vicina Zita sono felici come non mai. Finalmente, una bella famiglia.