Sono sposata da dieci anni con Luca e nutro un affetto sincero per mia suocera, Maria Rosaria. È dolce, premurosa, sempre pronta ad aiutare con i bambini o a deliziarci con le sue famose crostate. Ma c’è un’abitudine sua a cui non mi sono mai abituata: lascia sempre il cucchiaio nell’insalata! E non lo appoggia, no, lo pianta dritto come una bandiera sulla vetta di una montagna. A Pasqua ci ritroviamo tutti attorno al suo tavolo, e già mentalmente mi preparo a questo rituale culinario. Ma, a dirla tutta, sono proprio questi piccoli dettagli che rendono speciali i nostri ritrovi di famiglia, e non riesco a immaginare la nostra vita senza questi momenti così calorosi.
Maria Rosaria è una donna che è impossibile non rispettare. Quando mi sono sposata con Luca, avevo un po’ di timore, come ogni giovane nuora alle prime armi. Avevo sentito storie di amiche che parlavano di “mostri in gonnella” sempre pronti a criticare. Ma Maria Rosaria si è rivelata completamente diversa. Mi ha accolto con un sorriso, mi ha insegnato a fare la sua mitica torta di mele e non ha mai dato consigli non richiesti. Quando sono nati i nostri figli, Sofia e Matteo, è diventata la nonna perfetta: gioca con loro, legge fiabe e le caramelle che nasconde nel suo “tesoro segreto” sono ormai leggendarie. Ringrazio davvero il cielo per avermi dato una suocera così. Ma quel maledetto cucchiaio nell’insalata… È il mio incubo personale.
Tutto è cominciato durante la prima cena di famiglia a cui abbiamo partecipato io e Luca, ancora fidanzati. Maria Rosaria aveva preparato un banchetto degno di un re: insalata russa, pasta al tonno, vitello tonnato, arrosto di maiale… tutto perfetto. Cercando di fare la brava ospite, ho lodato i piatti e mi sono servita. Ed ecco che, nel mezzo dell’insalata russa, spuntava un enorme cucchiaio piantato dritto come l’antenna di un grattacielo. Pensavo fosse un caso, l’ho tolto con delicatezza e l’ho posato accanto. Ma cinque minuti dopo Maria Rosaria, passando, lo ha infilato di nuovo dentro! “Così è più comodo, Giulia, servi pure senza vergognarti!” mi ha detto sorridendo. Ho annuito, ma dentro ero sconvolta.
Da quel giorno, quel cucchiaio è diventato la mia maledizione. A ogni festa—Natale, Pasqua, compleanni—ricompare nelle insalate come un ospite fisso. A volte nella russa, a volte nella caprese, e una volta addirittura nella greca, dove spiccava come un corpo estraneo tra la feta e le olive. Ho provato a combatterlo: lo estraevo, lo mettevo su un tovagliolo, proponevo di preparare già i piatti. Ma Maria Rosaria è irremovibile. “Giulia, è tradizione—dice—in famiglia nostra si è sempre fatto così!” Luca si limita a ridere: “Mamma, chi mette ancora i cucchiai nell’insalata?” E lei ribatte: “Voi giovani non capite niente dei veri pranzi in famiglia!”
Ora che penso alla Pasqua che verrà, mi immagino già quella scena. Maria Rosaria, come sempre, sarà a capotavola col suo grembiule delle feste e un sorriso radioso. Sulla tavola, colombe, uova dipinte, affettati e, ovviamente, le sue insalate con l’immancabile cucchiaio. Scherzo con Luca dicendogli che dovremmo regalarle un portacucchiai dedicato, così smette di infilarli dappertutto. Ma, a dirla tutta, questa abitudine è ormai diventata parte del nostro folklore familiare. Sofia, nostra figlia, una volta ha persino disegnato la nonna con un cucchiaio gigante in una ciotola—e ce ne siamo risi tutti, compresa Maria Rosaria.
Le feste pasquali da mia suocera sono sempre un evento. Riunisce tutta la famiglia: noi con Luca e i bambini, sua sorella col marito, i cugini, persino i vicini. La tavola è così piena che non si vede neanche la tovaglia, e il cibo basterebbe per una settimana. Maria Rosaria si dà da fare, rifila porzioni abbondanti a tutti e racconta storie della sua giovinezza. La guardo e mi chiedo: dove trova tutta quell’energia? Riesce a preparare colombe, colorare le uova e persino giocare a “battitura delle uova” con Matteo. Io, dopo un giorno in cucina, sogno solo il divano e una serie TV.
L’anno scorso a Pasqua ho cercato di aiutarla, sperando forse di controllare la situazione del cucchiaio. Ma niente da fare. Mentre tagliavo le verdure, Maria Rosaria ha già sistemato le insalate e, naturalmente, ha piantato un cucchiaio in ognuna. “Che bella presentazione!” ha detto ammirando il suo lavoro. Ho sospirato e mi sono rassegnata: va bene, sia così. Dopotutto, casa sua, regole sue. Io mi godo i suoi manicaretti e cerco di ignorare quei “segnali” culinari.
A volte mi chiedo: forse quel cucchiaio non è solo un’abitudine, ma un simbolo? Forse per Maria Rosaria è un modo per dire che si preoccupa, che vuole che tutti mangino con gusto. Ho persino chiesto a Luca da dove viene questa cosa. Ha scrollato le spalle: “Per mamma è un modo per far sentire i benvenuti. Vuole che nessuno si trattenga.” E infatti, da lei è impossibile alzarsi da tavola affamati. Persino Matteo, che di solito è schizzinoso, divora le sue polpette con gusto.
Ora che mi preparo alla Pasqua, non cerco più di combattere il cucchiaio. È diventato una tradizione senza cui la festa sarebbe incompleta. Immagino già la scena: seduti a tavola, Maria Rosaria che racconta come ha colorato le uova con le bucce di cipolla, Sofia e Matteo che litigano su chi ha l’uovo più resistente, e Luca che mi strizza l’occhio quando estraggo il cucchiaio dall’insalata. E sai cosa? Mi scalda il cuore. Sì, Maria Rosaria ha le sue stranezze, ma è l’anima della famiglia. E sono felice che i miei figli crescano con una nonna così, che insegna loro non solo a mangiare l’insalata con il cucchiaio dentro, ma anche ad amare la vita.
Tra qualche anno, chissà, forse inizierò anch’io a piantare cucchiai nelle insalate—in onore di Maria Rosaria. Per ora mi limito a portare con me il buonumore a Pasqua e mi preparo a un’altra grande abbuffata. E, naturalmente, a quel famoso cucchiaio che, come un faro, svetterà nella ciotola, ricordandomi che a casa di mia suocera si sta sempre al caldo, si mangia benissimo e si ride un sacco.